Alberto Malesani

Founder Junior

L'Osservazione all'ottava bassa e all'ottava alta

2019-06-13 10:35:07

Lo strumento base per il Lavoro su di sé è l'auto-osservazione, ma a volte viene equivocata e diventa l'ennesimo tentativo della mente di far andare le cose come vuole la personalità e di non accettazione della realtà così come è. Può celare una forma di giudizio più sottile e di repressione.

L'Osservazione distaccata (ottava alta) come Testimonianza conscia

DUBBIO

“Intuisco il significato dell'osservare e l'inganno di credere "mio" il dolore o la resistenza, come dici...ma è un gran casino poi metterlo realmente in atto, diventa quasi impraticabile e la mente si incasina: come si fa? sto osservando? ma sto osservando nel modo giusto?? perché c'è ancora??...e la sensazione - qualsiasi - aumenta ed insieme il disagio


E quando un pò diminuisce in realtà circola ancora all'interno del corpo e me ne accorgo perché se qualcuno mi pesta un piede urlo di rabbia, o piango a seconda di quale era l'emozione che mi dava disagio...Mi aiuta di più invece muovere il corpo, per scaricare un pò la tensione che lo imbriglia.. poi ci provo anche ad "osservare"..ma ci provo, mi riesce 2 su 10. Provo a osservare le mie sensazioni ma mi riesce 2 volte su 10!"


RISPOSTA

"Non provare a osservare: il fatto stesso che sai che quella sensazione è presente significa che la stai già testimoniando. Questa è la confusione. si pensa che testimoniare sia osservare e invece la prima è la nostra natura e la seconda è mente. 


Quando c'è osservazione c'è intenzione, vuoi capire quella sensazione sgradevole oppure vuoi che vada via.. e questo la mantiene in realtà perché tutto ciò su cui tu Consapevolezza posi la tua attenzione viene nutrito da essa. 


Quando invece questa Testimonianza che sei diviene conscia di Sè quella sensazione è ancora presente ma non ricerchi più la tua identità all'interno di essa. Lasci solo che sia


Se cerchi di osservare per mandare via stai ancora solo reprimendo, e alla prima provocazione (ad esempio qualcuno che inavvertitamente dice una parola di troppo o ti pesta un piede) sbotti, vomiti fuori quello che non puoi più contenere. 


Ovviamente anche questo accade da sè: accade il reprimere e accade l'esprimere forzato. Ed è vero che hai un sollievo esprimendo, ma quel sollievo è temporaneo... non appena finito ritrovi quel disagio presente... e sei di nuovo apparentemente prigioniero di te stesso... solo la testimonianza conscia che è vera meditazione dissolve quel disagio! 


La mente resta un problema quando non lo è affatto, essa è solo un oggetto. Riconoscere questo significa "uscire" dalla mente, ovvero non essere identificati con essa.


A meno che l'attenzione non torni a riposare in se stessa, ovvero che ci sia la realizzazione da parte della Consapevolezza di Sè non c'è speranza, o esprimerai compulsivamente o reprimerai


Quando cessa il tentativo della mente stessa di fare qualcosa di quella sensazione di contrazione (perché la si rifiuta) ecco che resta SOLO la sensazione ed essa raggiunge un suo picco e si dissolve


Restano ovviamente tutte le emozioni umane in tutte le loro sfumature. Rabbia, tristezza, dolore, fanno parte del vivere. Ma il soffrire queste cose cade, perché non c'è più quell'immaginario abitante al centro di esse


Quell'immaginario abitante, il me, era un pensiero che diceva di essere "dentro" quelle sensazioni e che dovevano andare via... Se possibile nel restare solo presenti al fatto che quella contrazione egoica appare essa si esaurirà da sola e la mente sarà scordata come "una lampada in pieno sole" diceva Osho.


Combattere la mente... quel combattere è mente stessa

Vedi dove sei rispetto a quel conflitto e riposa lì se puoi."


Shakti Caterina Maggi