Cristiana Lenoci

Blogger, redattrice web

Cristiana Lenoci

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Ecologisti si nasce o si diventa?

2020-04-18 10:07:20

Tutti i bambini hanno un rapporto istintivo con la natura: amano giocare sull’erba, saltare nelle pozzanghere, accarezzare gli animali. Coloro che fin da piccoli hanno la possibilità di giocare all’aperto sviluppano una maggiore propensione a prendersi cura dell’ambiente anche da adulti.

I pedagogisti sono concordi sul fatto che, per crescere bene, i bambini hanno bisogno di un’interazione costante con la natura, basata sull’apprendimento attraverso il gioco. Non bastano, quindi, alcuni pomeriggi sporadici al parco o le occasionali gite fuori porta.


L’educazione è fondamentale per far emergere lo spirito ambientalista potenzialmente presente in ogni individuo. Chi cresce in un contesto familiare e sociale che attribuisce valore all’ambiente e lo riconosce come bene comune, sarà decisamente più motivato a preservarlo adottando uno stile di vita sostenibile.

Essere “ecologisti” è perciò questione di indole o di educazione? Cerchiamo di capirlo insieme.


I nativi ambientali


Secondo gli antropologi, in passato i migliori custodi dell’ecosistema erano coloro che vivevano dei frutti della loro terra o che riconoscevano in essa un fattore di identità etnica. Oggi, i più ecologisti sono i cosiddetti “nativi ambientali”, ossia la “generazione Z”, che comprende i nati tra il 1995 e il 2012. Consapevoli fin da piccoli delle minacce che gravano sul loro futuro e, quindi, più sensibili alle tematiche ambientali, sono naturalmente propensi ad adottare abitudini green, come fare la raccolta differenziata o seguire una dieta veg.


Il Forest- Bathing: che cos'è e quali sono i benefici


Quella che ci aspetta sarà un’estate atipica, nella quale ci toccherà rivedere alcune cose. Mettete in programma di provare la “forest bathing”, una pratica giapponese basata sul potere terapeutico della “balneazione forestale”. Prevede una vera e propria “immersione totale” nella natura incontaminata per 2-3 giorni, durante i quali si rinuncia alla tecnologia e ai contatti con la civiltà per abbandonarsi agli stimoli sensoriali provenienti dall’ambiente circostante e poter respirare gli oli essenziali emanati dalle diverse specie di piante. Questi svolgono diverse funzioni positive anche sull’organismo umano: stimolano il sistema immunitario, riducono lo stress e al tempo stesso svolgono un’azione energizzante.


Non fa bene crescere senza verde


Educare attraverso il contatto diretto con la natura è utile anche per prevenire la cosiddetta “sindrome da deficit di natura”, una sorta di “analfabetismo ecologico”, tipico soprattutto nei bambini che nascono e crescono in città senza alcun contatto con spazi verdi. I sintomi sono stress, apatia, maggiore rischio di incorrere in carenza di vitamina D o di sviluppare obesità, malattie respiratorie, iperattività e deficit di concentrazione.


La terza intelligenza


Secondo lo studioso americano Daniel Goleman, quella ecologica sarebbe una “terza forma di intelligenza” (dopo quella emotiva e sociale), che fonde capacità cognitive ed empatia e le applica alla natura. Con questo approccio, essere ecologisti significa portare rispetto verso tutte le forme di vita ed essere consapevoli che tutte le azioni umane hanno comunque un impatto, positivo o negativo, sull’ambiente, e che per questo devono essere decise in maniera responsabile.