✅ Vito♻️ Chiancone♥️
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Siamo fortunati e non lo sappiamo
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Rider, c’è anche chi è favorevole al cottimo: “È meritocratico, io guadagno bene”. Il gruppo Deliverance: “Sono manovrati dalle aziende” Le norme a tutela dei lavoratori del settore sono contenute nel decreto Salva-imprese, appena giunto al Senato. Paolo Bowary con una petizione online chiede a Governo e Parlamento di tornare indietro: "Le aziende temono di perdere efficienza e hanno ragione". Il collettivo milanese e le altre reti sindacali replicano: "Montatura per sabotare diritti dei lavoratori" C’è chi chiede più diritti e chi ne farebbe volentieri a meno, al grido di “lasciateci guadagnare”. Chi critica tutele troppo blande e chi invita, senza mezzi termini, la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo a “farsi gli affari propri” di fronte alla promessa di aumentarle. Le norme a favore dei rider contenute nel decreto Salva-imprese del 6 agosto scorso – appena giunto al Senato per la conversione in legge – scontentano tutti, sia pure per motivi opposti. Sindacati e reti della gig economy contestano i mancati divieti di retribuzione a cottimo e assegnazione delle consegne in base a ranking “reputazionali”. Dall’altra parte, però, si fa largo una frangia che vede le restrizioni imposte dal decreto alle piattaforme (obbligo di copertura Inail per tutti i lavoratori e retribuzione oraria fissa prevalente) come una minaccia ai propri più che soddisfacenti guadagni. Ottenuti, sfruttando certe condizioni, proprio grazie al cottimo. Così una petizione online, “Lettera dei rider alla politica”, lanciata dal 28enne milanese Paolo Bowary, chiede a Governo e Parlamento di tornare indietro, nonostante la ministra Catalfo abbia appena annunciato di voler venire incontro alle richieste dei sindacati in sede di conversione. Secondo i promotori le firme sarebbero oltre 800, ma non c’è modo di verificarlo: sta di fatto che hanno già incontrato politici di tutti gli schieramenti, venendo convocati a palazzo Madama il primo ottobre – insieme alle rappresentanze autonome dei rider, con cui ci sono stati attimi di tensione – per il primo giorno di audizioni davanti alle commissioni Industria e Lavoro. E in cinquanta, il giorno prima, si sono riuniti in presidio sotto il ministero di via Veneto ottenendo un dialogo con alcuni funzionari. Il cottimo? “Meritocratico” – “Cottimo non è una parolaccia – sostengono – ma una delle forme di retribuzione previste dal codice civile e, per un lavoro come il nostro, la forma più meritocratica che ci sia”. Ma i collettivi storici, quelli che condotto i tavoli con il Governo, li accusano di giocare il ruolo del “sindacato giallo”, cioè manovrato dall’azienda. La raccolta firme sarebbe “un fake, iniziativa di un gruppo di crumiri che difende gli interessi delle piattaforme in cambio di trattamenti di favore”, scrive il gruppo Deliverance, che riunisce i fattorini di Milano. Accuse che Bowary rigetta deciso: “Non siamo organici alle aziende, ci limitiamo a non puntare il dito contro a prescindere”, spiega a ilfattoquotidiano.it. “Il pagamento a consegna ci permette di guadagnare bene e di veder premiato il nostro lavoro. Siamo favorevoli al salario fisso orario, ma non dev’esserci l’obbligo di prevalenza rispetto al cottimo: altrimenti finiremo per guadagnare di meno”. Uno screenshot dal suo account Deliveroo mostra come, negli ultimi mesi, abbia portato a casa cifre lorde quasi sempre superiori ai 2mila euro: 2.400 ad aprile, 2.900 a marzo, addirittura 3.500 a febbraio, numeri da lavoro qualificato. Come ci riesce? Tutto merito suo, del cottimo: “Lavoro da due anni 50 ore alla settimana, il massimo possibile. Uso soprattutto lo scooter, così riesco a fare più consegne e quando piove anche la macchina. Il primo mese consegnavo poco, poi con pazienza ho aumentato il ranking e adesso sono al massimo. Nessuna ansia da prestazione, vivo il lavoro con tranquillità”. Deliverance: “Una montatura” – E a pensarla come lui, dice, sarebbero centinaia di ciclofattorini, anche meno fortunati dal punto di vista economico.
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