"Se hai il ferro basso, mangia la carne"
Ancora oggi molti medici di base consigliano un aumento del consumo di carne ai pazienti le cui analisi del sangue evidenziano livelli di ferro inferiori ai limiti.
"Se hai il ferro basso, mangia la carne"
Ancora oggi molti medici di base consigliano un aumento del consumo di carne ai pazienti le cui analisi del sangue evidenziano livelli di ferro inferiori ai limiti.
Altri consigliano una dieta più varia, integrando cibi vegetali ricchi di ferro, altri ancora mirano diretti all'integrazione orale, soprattutto in gravidanza.
Ebbene, nessuna delle tre opzioni è corretta, perchè il livello plasmatico di ferro non corrisponde mai alla quantità totale di ferro presente in tutto il corpo.
Già, il ferro non si trova solo nel sangue e fortunatamente l'organismo ha sviluppato nei suoi milioni di anni di evoluzione la capacità di regolare il suo livello plasmatico grazie ad una proteina prodotta dal fegato: l'epcidina; maggiore è l'epcidina, minore è il livello di ferro nel sangue; se il ferro nel sangue diminuisce, non vuol dire che viene eliminato; la diminuzione avviene come conseguenza diretta del suo trasporto in altri tessuti!
Questo sistema di regolazione è importante perchè il ferro è un metallo pesante e come tale ha la caratteristica di ossidare. I processi ossidativi non devono mai prevalere sui processi antiossidativi, altrimenti si verificherebbe un aumento considerevole di radicali liberi con invecchiamento cellulare precoce e danni al DNA.
L'organismo contiene in media 4-5 gr. di ferro, di cui solo 1,8 gr sono legati ai globuli rossi per mezzo dell'emoglobina. I globuli rossi che giungono a fine vita vengono poi smantellati dai macrofagi nel primo tratto intestinale così da permettere il riutilizzo del ferro per la produzione di nuova emoglobina, reimmettendolo nel sangue.
In questo ciclo piuttosto complesso, sapete quanto ferro viene perso? Appena lo 0,05%!
Se, come è opinione diffusa, il ferro dipendesse dall'introito alimentare, i medici dovrebbero spiegare perchè allora l'incidenza di bassi livelli ematici di ferro è del 3% nei maschi e del 35% nelle femmine.
Possibile che questa enorme differenza sia dovuta semplicemente ad un differente regime alimentare?
Già, 'ma le donne hanno il ciclo...' e allora perchè in gravidanza la percentuale sale addirittura al 50%?
La risposta è 'infiammazione intestinale'.
I livelli ematici di ferro vengono utilizzati da molti ricercatori come indicazione della presenza o meno di infiammazione intestinale; infatti in presenza di infiammazione la quantità di epcidina aumenta e di conseguenza diminuisce il ferro nel sangue.
L'infiammazione intestinale durante la gravidanza è ovvia e necessaria, dato che il processo infiammatorio realizza i tessuti del feto grazie all'opera delle citochine anti-infiammatorie. In 9 mesi la donna costruisce dal nulla 3 - 4 kg di tessuti e il livello del ferro nel sangue cala inevitabilmente.
Il paradosso dell'integrazione orale è che assumere il ferro per bocca aumenta l'infiammazione, riducendo di conseguenza ancora di più il ferro plasmatico, con il rischio di far cadere la donna in una infiammazione cronica di basso grado.
Un'infiammazione di questo tipo genera una pericolosa anomalia nella produzione di citochine diverse da quelle abili. Questo significa che i tessuti realizzati da una donna in gravidanza caduta in infiammazione cronica, saranno difettati in quanto costruiti da citochine incapaci.
Tutto questo genera, per fortuna raramente, malformazioni fetali (2 dita attaccate o ancora peggio), ma più frequentemente si ha la formazione di organi i cui tessuti possono presentare difetti anche invisibili, ma sedi di future vulnerabilità.
Un modo semplice ed efficace per aumentare i livelli di ferro nel sangue, se bassi? Disinfiammare, così si riduce l'epcidina e più ferro sarà rimesso in circolo, ferro che non ci ha mai abbandonato.
Disinfiammare l'intestino significa evitare alimenti di origine animale, il contrario di ciò che viene suggerito; ci sono migliaia di casi di persone con bassi livelli plasmatici di ferro che hanno risolto la carenza semplicemente adottando una dieta vegana equilibrata, grazie all'abbondanza di fibre vegetali purchè crude, determinanti per favorire la peristalsi intestinale e per la corretta strutturazione del microbiota intestinale; la presenza di fibra vegetale permette al microbiota di produrre il prezioso acido butirrico, la principale fonte di energia delle cellule intestinali.
Vincenzo Canoro - Consulenze Alimentari e Vibrazionali