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ALBERTO DELLAMORA - E non è solo un caffè...

2020-03-06 16:22:27

ALBERTO un amico e un coetaneo Ticinese che merita di essere condiviso. Da quando è andato in pensione si diletta a scrivere testi e poesie. Son talmente tante le poesie e i testi che ha scritto che ho pensato di creare il canale - IL MIO AMICO ALBERT -

https://www.cam.tv/ilmioamicoalbert

E quante ce ne sono state di sere vissute in solitudine.Sere da giovane studente con i libri a farla da padrone.Oppure le altre, quelle sere vissute in rientri tardivi con le spalle cariche di quella stanchezza strana che sembra appesantirti ancor più le ossa sentendoti incolpare i residui di carnevali sguaiati o semplicemente i lunghi aperitivi nelle bettole.Poi le altre, quelle sere spese in attesa di chi sapevi già che non ti avrebbe raggiunto. Una sera come questa in cui rientri e sai che sarai solo ma che comunque riesci a percepirla come sera fortunata rendendoti conto che in fondo, non hai nemmeno voglia di parlare. Hai solo bisogno di spazi tuoi e di silenzi forti.Senti la necessità di avere pensieri lievi e di restare un poco con la tua anima.Così l’aprire la porta di casa sembra darti forza aggiunta e ti par quasi di udire la voce di questo familiare uscio che ti incita entrare, che sembra a dirti:" Ecco casa".

All’interno senti ogni stanza amica e leggera.È casa tua il tuo luogo più caro così davvero diverso e lontano dal fragore esterno. Un luogo ancor più lontano da alcune sere affette da falsa allegria in cui persino l` aria risultava pesante al respiro e che quando pareva opprimerti la gola avresti voluto avere un coltello squarciarla. Amo questa casa con le sue pareti immobili che raccolgono in loro stesse il concetto di solidità.Sono mattoni così silenti ma sempre pronti ad attenderti ed accoglierti. In silenzio queste mura sembrano osservarti, sembrano voler scrutarti l’anima cercando di carpirti i pensieri. Queste mura sanno renderti conscio di quanto siano rifugio, portatrici di tranquillità, compagne nella solitudine ma pronte anche al senso e ad aprirsi verso la vita in comune. Mura che davvero, senza neppure un filo di voce, riescono a ricordarti che é casa tua. Accendo la luce e apprezzo la sua pacatezza che non violenta gli occhi. Davvero la solitudine di stasera sa farmi bene calibrando i tempi mentre sono solo io che decido ogni mio ritmo. Arrivo in cucina e la voglia di un caffè diviene vivace.Osservo lo strumento con cui, premendo un semplice interruttore potrei ottenere in un attimo un estratto scuro e magico, la agognata bevanda. Ma stasera la sento ostica e lontana la modernità di questa macchina.Nei pensieri sento la sua tecnologica freddezza e poi non voglio rompere questo ovattato silenzio con del rumore. Stasera ho solo bisogno di qualche oggetto che sappia raccontarmi tracce di storia, di amore parlandomi attraverso sapori e profumi antichi.

Cosi mi arrabatto a ricercare la vecchia caffettiera. La trovo in un armadio della cucina, li quasi sul fondo solitaria e dispersa.Un breve attimo ed é fra le mie mani, permettendomi di sentire intatta la magia della sua strana bellezza. Ora appoggiata sulla tavola, sembra una splendida ballerina, con il suo vestito a pieghe ed il coperchio con uno chignon.La apro e dopo l’acqua eccomi posare con maniacale cura la magica polvere nel suo filtro.

Ci vuole arte in questo lavoro sapendo che il gusto dipenderà anche da pochi semplici dettagli. La mia attesa é breve, il calore in poco tempo esegue il suo miracolo e la moka inizia il suo gorgogliare diffondendo un profumo, un aroma che va diritto al cuore impregnando impregnare e invadendo la cucina. Il suo borbottio racconta una lunga storia e che riconosco un poco anche mia. Una storia che sembra ripristinare rumori ormai lasciati in quelle cucine dei miei anni giovanili, così distanti dalla modernità che ora le ha invase.Ed é vero, un semplice oggetto sembra saper avvolgere il nastro del tempo rimandandoti a ritroso, facendoti ricordare di quando il suo borbottio lo assimilavi a quello del vecchio treno a vapore che sbuffando, con calma usciva dalla stazione.Lascio riposare il tutto nella mia mente, mentre lo gusto davvero questo caffè un poco nuovo.La osservo ancora questa caffettiera dei tempi andati e lei sembra ringraziarmi per aver dimenticato stasera quella che chiamano modernità.Lei è li ancora sulla tavola e anche stasera, assieme alle pareti sembra volerti fornire risposte.Credo che questo semplice oggetto abbia il potere di aiutarti forse a capire quanto si perda, quanto cambi la vita, il mondo stesso, con lo scorrere del tempo. Resta ancora un goccio di questo liquido scuro e ora lascerò che sia il gusto a trionfare. Quasi con religiosa attenzione inizio nuovamente a travasare quanto prodotto da questo magico strumento. Penso ancora a questa caffettiera e alla rivoluzione che rappresentò. Dal pentolino sul camino in bollore continuo, alla vecchia Napoletana, ci vollero decenni. L’avvento di questa caffettiera fu un avanzare di millenni, per semplicità e per il gusto finale che si prova sul palato. Una rivoluzione un po` dimenticata ma con i giusti rapporti simile al passaggio dal dirigibile, alla aviazione recente. Ecco, in sere come queste capita a volte di ritrovare un pezzo storia, una traccia della vita famigliare, le gioie con gli amici, i ricordi. Stasera ho ritrovato tè una amica di acciaio, che non sarà più una semplice caffettiera.E sappi che non è stato solo un caffè.Albert.