Three the Movie

Non c'è verità, c'è solo percezione

Three the Movie

Non c'è verità, c'è solo percezione

Le recensioni della Critica

2021-01-16 15:38:46

Il bagno di realtà per ogni regista, un “battesimo“ necessario. La Critica: se il giudizio fosse stato negativo, avrei abbandonato il film una volta per tutte; se positivo, avrei ripreso il montaggio

(foto: Redazione del NewYork Times,1920)




Il ruolo dei Media nella società è da sempre importante.
Nel tempo, la carta stampata è stata affiancata dalla televisone e da internet, e l'informazione ha mantenuto alta l'attenzione al mondo del cinema e dello spettacolo.
Il parere della Critica è sempre stato molto influente, al punto tale da condizionare il successo o l'insuccesso di una pellicola o di qualunque altra espressione artistica.




Ben consapevole di questa "cruda" realtà, giunta a un punto della produzione in cui alcuni ostacoli mi impedivano di raggiungere le soluzioni tecniche e registiche anelate, decisi di chiudere il film e testare il parere della Critica: se questo fosse stato negativo, avrei abbandonato una volta per tutte la strada impervia..., se fosse stato positivo avrei ripreso l'opera.
Un po' a caso (!), scelsi le redazioni di Cinemalia.biz, Cinemio.it, Cinefile.biz, alle quali sottoposi il mio first cut dal titolo originario Trê - Sé - Shalosh (Tre nelle lingue friulana, farsi ed ebraica dei tre protagonisti).



Pubblico, una fra tutte, la recensione di Dario Carta su Cinemalia.biz:
Il cinema si fa subito spazio, nello splendido soffio di immagini in apertura di un film che celebra l'uomo. E lo celebra sul palcoscenico della vita, l'esistenza concreta, reale e sofferta che è teatro di vicende tanto sottili e segrete quanto proclamate nel vibrante inno allo spettacolo di una Comèdie Humaine di ogni tempo e luogo.
Tre persone sembrano prepararsi per l'ingresso sul palco, pronti per una narrazione che li unirà in un intenso canto umano composto dalle note simboliche che ne orchestrano la melodia, terzine e sonorità di suggestioni e messaggi.
Le tre figure entrano in scena e oltre il sipario che si apre sulla storia i tre personaggi iniziano a raccontarsi, intrecciandosi sullo sfondo di Udine, città prossima ai confini, tre anch'essi ed è subito fotografia umana e indagine interiore. Irene è cristiana, di origine carnica.
In Monsignor Angelo trova il consiglio per il suo spirito in ricerca e in Pavel,ebreo ucraino provvisorio in una città che non fa sua, un amore insoddisfatto e deluso. Mehdi, musulmano dell'Iran, condivide con Pavel irrequietezza e alloggio ai margini e si carica di un'angoscia esistenziale che lo disarma alle porte di ogni iniziativa sociale, dalla comunicazione ai fallimentari rapporti di lavoro.

Tre fili intrecciano una trama che si fa tessuto sociale. Udine,città protagonista e sentita ostile, raccoglie i dialoghi di tre storie e ne fa un monologo di emozioni di uomini e vite. I registi, Elisabetta Minen e Yassine Marco Maroccu, entrano in punta di piedi in una fiaba reale e costruiscono con pazienza l'incredibile fecondità dell'ordinario quotidiano.
E come in un'opera di teatro, si materializzano in scena le comparse, comprimari sostanziali di protagonisti sospesi.
Un vecchio cieco, figura onnipresente, è arbiter super partes di vicende in preda al vento. I suoi occhi non vedono, ma chi vive nel buio vede meglio di chi guarda il sole. Un angelo del silenzio vigila senza verbo e la figura opposta è lo spirito del cattivo consiglio, il Male che integra il dualismo.

La simbologia è ovunque numerica ("... l'Uno ha generato il Due, il Due ha generato il Tre, il Tre tutte le creature... Ieri, oggi, domani... Essere, Conoscenza, Beatitudine... Padre, Figlio, Spirito Santo..."), nell'ossessività del Tre - tre i protagonisti, tre le religioni monoteistiche come riprese in una piccola Gerusalemme - e concettuale - la dualità, la scelta, la contraddizione.
Di Irene e Pavel, il cieco parla in termini di "grandezza e misericordia,orgoglio e umiltà, come facce di una stessa medaglia", come un cammino scandito dalla sofferenza e dalla speranza, un itinerario lacerato da lampi di luce e oscurità, come l'eterna domanda dell'uomo sulla verità e su dove questa possa essere trovata, dentro o fuori di un Credo che è sempre in stato di veglia.

Il vecchio, cieco negli occhi ma veggente delle sorti, non è attento a quanto prossimo sia ad un'oscurità ben peggiore di una vista malata e il suo sguardo sulla Speranza e Fede è preda di una sofferta controversia.
Mehdi si tormenta con fantasmi lontani e ostili ("... libera il tuo senso di colpa" - gli intima il vecchio - "... che ti imprigiona in una struttura arcaica, riscattati da un destino che non ti appartiene..."). Pavel cade nella trappola tesa fra egoismo e presunzione di amore,ferendo Irene e la sua fiducia in lui ("...tu rendi infelice la sua anima e non hai il diritto di farlo!", "...che ne sai tu dell'amore?").

Fiducia tradita, errore, contraddizione, incoerenza, ovunque dualismi e significazioni ambigue spiccano fra le righe di dialoghi sottili e citazioni sornione che animano il racconto (il cane che accompagne il vecchio cieco è un biblico Tobi, divenuto cieco in seguito ad un atto di carità). Angeli e demoni,luci e ombre, Fede e sospetto danzano come sogni eleganti e trasposizioni surreali nelle suggestive immagini di un film delicato e generoso che privilegia il respiro aperto della ricerca interiore e si fa cinema silenzioso e indagatore sull'individuo, la società che lo accoglie e la realtà da cui è nutrito.
In chiusura, tre personaggi restano seduti sulle poltrone di una sala,sono vicine e nel buio assistono allo spettacolo della vita.


Esortata da questo e da altri analoghi riscontri, nei tre anni successivi ho ripreso il montaggio del film fino all'attuale final cut dal titolo definitivo di "Three the Movie".



(in foto: i registi Yassine Marco Marroccu, Elisabetta Minen e il d.o.p. Luca Coassin)


Estratti delle recensioni di "Three the Movie"



Giancarlo Zappoli, Mymovies.it
Sono sempre meno i registi italiani disposti a realizzare un film veramente e sentitamente sperimentale. Alcuni si limitano a cercare di riprodurre il già visto mentre altri balbettano tentativi di decostruzione della narrazione classica.
Elisabetta Minen è invece consapevole in modo quasi geometrico dell'obiettivo che vuole perseguire [...]. Chi ama la sperimentazione nel cinema si vede offrire un'occasione da non perdere. 

Weach Illuminati, Mymovies.it
Un volo sonoro e visivo sospeso fra percezione, desiderio, sogno, vibrazione. Un progetto che cerca in sé di attingere dalla totalità. 

Antonella Molinaro, Cinemio.it
Un film dove tutto, numeri, note, fotografia, parole, nasconde un simbolo o un significato da scoprire.

Anna Piazza, giornalista freelance
Un film che celebra la vita, e la celebra in modo sottile, toccando le corde più intime […]. Tutto è esperienza sensoriale, codice, rivelazione.

Stefano Coccia, Cineclandestino.it
Singolare esempio di un cinema di ricerca che si affida a un ritmo fluido e magnetico, per veicolare con leggerezza concetti importanti. 

Stefano Labbia, Myreviews.it
Il dramma puro ed intenso si fonde con sentimento, misticismo e religione [...] e ci accompagna in un viaggio onirico, intenso e vibrante. 

Catello Masullo, Ilpareredellingegnere.altervista.org
Con stile personale, le storie si sfiorano, si incrociano, si intersecano, si danno il testimone. [...] Un film raffinato, ricercato, colto. E di pettinata eleganza

Giulia Sterrantino, Opereprime.org
Questo film può dirsi forte di una minore ma importante conquista: quella di essere se stesso, di possedere una grammatica della narrazione originale, al limite tra sogno e realtà. 

Alessandra Piccinelli, movies.gamesource.it
L’architettura registica regge simmetrica e aulica il capo di luoghi che riescono ad esser sobri e all’occorrenza maestosi, che abbandona il palpabile per sfociare nel surreale. E’ proprio quest’ultimo che la fa da padrone svettando purpureo quando più onirico, esaltato dalle impeccabili interpretazioni attoriali degli antagonisti e sottolineato magistralmente dalle musiche.

Silvia Natella, Recensito.net
L’approccio filosofico è l’essenza di questo lungometraggio definito in più occasioni un “disincanto poetico”. Un lavoro che si presta a più livelli di lettura come sono tanti gli ambiti di riflessione (filosofico, religioso, sociale e culturale). Spicca la colonna sonora originale, la cura della fotografia e la forza recitativa degli attori. 

Dario Carta, Cinemalia.it
Il cinema si fa subito spazio, nello splendido soffio di immagini in apertura di un film che celebra l'uomo. E lo celebra sul palcoscenico della vita, l'esistenza concreta, reale e sofferta che è teatro di vicende tanto sottili e segrete quanto proclamate nel vibrante inno allo spettacolo di una Comèdie Humaine di ogni tempo e luogo.
[...] Angeli e demoni, luci e ombre, Fede e sospetto danzano come sogni eleganti e trasposizioni surreali nelle suggestive immagini di un film delicato e generoso che privilegia il respiro aperto della ricerca interiore e si fa cinema silenzioso e indagatore sull'individuo, la società che lo accoglie e la realtà da cui è nutrito.

Alberto Cassani, Cinefile.biz
In una Udine mostrata sempre con discrezione va in scena un gruppo di clandestini, di «creature del destino, esseri immaginari», che ci guidano in un discorso sull’interpretazione che gli uomini danno della religione che risulta molto interessante e totalmente inedito nel nostro cinema.


Marcello De Stefano, regista
Il film recupera una visione spirituale della vita, stagliandosi pertanto nella coraggiosa cifra di uno spettacolo “controcorrente”.

Gloria Corradi, sommelier d'arte
Un film ricco e fine nei particolari, nei colori, che mi lascia dentro la luce delle scene, della gente e dei luoghi e un intreccio di sensazioni... 

Simon Bertrand, Oaxaca Film Festival
Un film narrativo unico e molto estetico costruito attorno al numero tre.

Gabriele Nunziato, Cinemaitaliano.info
Three the Movie: un'opera dalla forte valenza emblematica.

Bellezze e contraddizioni di Udine: le racconta “Three the movie“ storia tra reale e surreale
Recensione di Martina Delpiccolo sul Messaggero Veneto (14.01.2021)