La più alta e la più bassa forma di critica sono entrambe una maniera di autobiografia. (Oscar Wilde)
Aforisma inserito in apertura della mia tesi di Master in Scritture per il Cinema (Sceneggiatura e Critica), ultima frase ad essere scritta, per esser letta per prima.
Calzava bene sulla mia sceneggiatura, massima esperienza autobiografica, che osservo anche come critica cinematografica. Citazione "caleidoscopica", un gioco multiforme di specchi e di riflessi. Sintonia e sincronicità perfette!
Ogni lavoro porta sempre dentro di sé le energie e le emozioni che lo hanno determinato e il suo epilogo, conduce la mente a dove tutto ha avuto inizio.
Ho rielaborato questo percorso nel progetto personale del Master, sì una raccolta paziente di centinaia di appunti, spunti e riflessioni su un film a lungo pensato e poi realizzato, ma non solo.
Un'esigenza fisica, una digestione lenta e paziente, per aver trangugiato sogni ed essermi strafogata di emozioni.
Libertà, imprudenza, contese, frustrazioni. Ripercorro tutte le tappe di questa avventura.
Ma prima, un vero e proprio flash-back, per scoprire quel seme da cui è germogliata la mia passione per il Cinema.
Riavvolgo il nastro della mia vita e rivivo suggestioni intense che partono da lontano, dai contorni indefiniti e dalle immagini sbiadite della mia infanzia, quando nei cinema estivi la luce della grande “macchina dei sogni” mi attraeva come una falena, più che quella sullo schermo.
In tutti i miei anni scolastici, provo un'autentica avversione per i componimenti scritti.
Devo vincere una riservatezza cronica che per me è come un bavaglio.
Sono poi esigente, sempre in cerca della parola perfetta che renda bene un concetto, un'idea o un'emozione.
Al cinema, scopro che la parola diventa sublime quando la accompagna un gesto, uno sguardo o una musica.
Arrivo alla Sceneggiatura solo con la maturità.
Nelle mie "vite precedenti" (le mie esperienze lontane che sembrano appartenere ad un'altra esistenza), sempre seguendo le mie passioni, studio Storia dell'Arte, Restauro, Fotografia e Grafica.
Nel mio presente, lavoro con Artemedia, la mia società, con la quale, assieme al mio socio Enrique Bartels, organizzo eventi, proiezioni cinematografiche e produzioni video.
Artemedia è la mia casa, qui abitano tutte le mie passioni passate e presenti, che gestisco come meglio credo. Ed è qui che coniugo l'amore per il Cinema e la passione per la parola scritta.
Si fa presto strada nella mente una curiosità... come si gira un film?
Ci diamo la risposta.
Scrivo soggetto e sceneggiatura, organizziamo il set, le riprese, monto il mio primo lungometraggio.
Ho fatto tutto questo per la voglia di cimentarmi in cose sempre diverse e per voler alzare la fatidica "asticella".
Come ogni autore, sono attanagliata dai dubbi sulla mia opera, tuttavia l’amo, come una “madre” ama la sua creatura, anche se imperfetta e sfortunata.
Con il Master voglio consolidare la sceneggiatrice autodidatta e prestare soccorso alla mia sceneggiatura "degente"!
Studio, mi documento e riaffronto il film con serenità riconquistata, sguardo critico acuito e distaccato, creatività rinvigorita.
La sceneggiatura finale scompagina completamente quella scritta per le riprese: spezza le scene, varia le sequenze, aumenta i collegamenti fra loro.
Il montaggio, come in un puzzle pazientissimo, raccorda le riprese e crea ben 20 scene sequenza che danno forte propulsione alla storia e tessono un ordito più compatto.
Ci sono tutti gli elementi di una buona storia: l'estrema varietà delle situazioni e delle ambientazioni, l'uso di contrasti, i leit-motif, i "preannunci" e le "gratificazioni"... danno unità e tensione alla storia.
Una sfida ardita e consapevole, o incosciente e colpevole?
Me lo sono domandata spesso. E le risposte non sono tardate!