Impianti intelligenti per un pianeta mig
Dove finiscono le acque reflue provenienti dalle nostre abitazioni?
Quanti sistemi di fognatura esistono? Qual è la destinazione finale? Quali sono le prescrizioni minime per allacciarsi alla fognatura?
In un precedente articolo ho parlato delle acque reflue domestiche, cioè tutte le acque in qualche modo contaminate dalle nostre attività, che vengono allontanate dalle nostre abitazioni attraverso l’impianto di scarico. Abbiamo anche visto che le acque reflue domestiche si distinguono in 3 categorie: Tutti noi abbiamo già in mente la risposta… ovviamente nella fognatura comunale! E allora proviamo a rendere più complicata la risposta: In questo caso la risposta, perlomeno per i non addetti ai lavori, è un po' più complicata. Dipende dalla tipologia di fognatura, perché esistono due sistemi differenti: Tutti dovremmo essere d’accordo che le acque meteoriche (chiamate anche acque bianche) non necessitano di particolari trattamenti (se non quelle che dilavano superfici particolari, come ad esempio parcheggi, aree di rifornimento carburanti, ecc…, che obbligatoriamente passano attraverso speciali pozzetti disoleatori o altre vasche particolari, prima di finire nella fognatura). Pertanto le acque meteoriche, una volta convogliate in una fognatura separata e specifica per “acque bianche”, possono essere indirizzate direttamente verso il corpo ricettore più vicino: terreno, mare, fiumi, laghi. Viceversa le acque nere e le acque grigie dovrebbero sempre subire un trattamento di depurazione prima di essere indirizzate ad un corpo ricettore. Uso il condizionale perché nella realtà si possono verificare molteplici situazioni. Analizzo le due ipotesi migliori, lasciando alla vostra immaginazione ciò che accade nelle situazioni peggiori: SITUAZIONE 1 L’agglomerato urbano è dotato di un impianto di depurazione con capacità depurative perfettamente rispondenti ai limiti imposti dalla Comunità Europea, che provvede a “depurare” le acque reflue (tutte le acque reflue con una fognatura a sistema unitario, oppure, come sarebbe auspicabile, le sole acque nere e grigie con una fognatura a sistema separato), prima di indirizzarle verso il vicino corpo ricettore (nell’immagine, il fiume adiacente). In casi come questo, tutti i nuovi allacciamenti alla fognatura vengono autorizzati con alcune prescrizioni minime: solitamente viene prescritto solo un pozzetto di condensa grassi per le acque reflue provenienti dal lavello cucina, dalla lavatrice e dalla lavastoviglie: L’ente che stabilisce le prescrizioni minime per potersi allacciare alla fognatura comunale, tramite il cosiddetto “Regolamento di fognatura”, è l’Ente gestore dei Servizi Idrici Integrati, che corrisponde all’Ente che poi ci invia le bollette dell’acqua e del servizio di depurazione. Pertanto, se stiamo costruendo casa e dobbiamo realizzare l’impianto di scarico acque reflue per allacciarci alla fognatura, la prima cosa da fare è andare sul sito internet dell’Ente S.I.I. (Servizi Idrici Integrati) e scaricare il Regolamento di fognatura. Solo in questa maniera sapremo se la fognatura che passa in adiacenza alla nostra abitazione è a sistema unico o separato, nonché le indicazioni minime e le prescrizioni per realizzare l’impianto di scarico acque reflue per la nostra abitazione. Nelle immagini soprastanti (esempio di regolamento di fognatura) si può constatare che: A cosa serve il pozzetto di condensa grassi (CG)? Le acque reflue provenienti dai lavelli cucina, dalle lavastoviglie e dalle lavatrici, contengono un quantitativo considerevole di grassi, oli e tensioattivi (questi ultimi sono presenti soprattutto nei detersivi in polvere!) che generano grandi quantità di schiume. Queste sostanze, combinate insieme, sono particolarmente dannose per gli impianti di scarico per due ragioni: Il pozzetto degrassatore (sempre obbligatorio per attività come ristoranti, cucine professionali, mense, rosticcerie, ecc…) serve proprio a trattenere queste sostanze “fastidiose”: la sua forma favorisce un rallentamento e un accumulo delle acque di scarico, in maniera da far sedimentare sul fondo i residui più pesanti e far galleggiare le sostanze leggere (oli, grassi e schiume). Con il tempo le sostanze leggere in sospensione tendono a combinarsi tra loro e a formare una vera e propria “crosta superficiale”. Va da sé che il pozzetto deve essere periodicamente (almeno una volta all’anno od ogni 2 anni, in base alla quantità di reflui scaricati) pulito da un’azienda di “idrospurgo” che provveda a rimuovere la crosta superficiale e i sedimenti di fondo, nonché a rimuovere eventuali “pellicole” incollate alle superfici perimetrali. SITUAZIONE 2 L’agglomerato urbano è dotato di un impianto di depurazione con capacità depurative non proprio eccellenti. In un caso come questo, tutti i nuovi allacciamenti alla fognatura vengono autorizzati a condizione che il cittadino privato provveda a realizzare dentro la propria proprietà, nel tratto di allacciamento, alcuni “primi sistemi depurativi” che vengono pertanto resi obbligatori (fosse biologiche, pozzetti di condensa grassi, pozzetti deschiumatori, ecc…): Come si può vedere nell’immagine soprastante (esempio di regolamento di fognatura), oltre al pozzetto di condensa grassi per i reflui provenienti dalla cucina (lavello e lavastoviglie) e dalla lavanderia (lavatoio e lavatrice), viene prescritta anche una fossa biologica per le acque nere e grigie provenienti dal bagno. Come nel caso precedente, nell’eventualità di una fognatura unitaria, avremmo 2 pozzetti fiscali e un unico allaccio finale. A cosa serve la fossa biologica (FB)? La fossa biologica serve a ridurre la carica inquinante delle acque nere, attraverso un loro rallentamento ed accumulo con parziale fermentazione e digestione dei sedimenti (ad opera di batteri anaerobici). Le acque reflue in uscita, avendo subito una prima “chiarificazione”, possono essere convogliate verso la fognatura e l’impianto di depurazione finale. Avendo quest’ultimo delle capacità depurative non ottimali, si troverà a dover completare un lavoro già parzialmente svolto a monte. Naturalmente anche la fossa biologica necessita di manutenzione e pulizia periodica. A cosa serve il pozzetto fiscale o pozzetto d’interfaccia (PI)? Il pozzetto fiscale, o pozzetto di interfaccia, è chiamato anche “pozzetto di ispezione”. Infatti, l’Ente gestore del Servizio Idrico Integrato ne prescrive la realizzazione su suolo pubblico o su suolo privato adiacente in maniera da rendere possibili eventuali ispezioni e controlli. Per tali ragioni il pozzetto deve essere obbligatoriamente dotato di chiusino lasciato a vista ed accessibile in qualunque momento. L’eventuale ispezione è finalizzata al prelievo di un campione di acque reflue per la successiva analisi: il tutto per accertare che non si tratti di un allacciamento abusivo (allacciamento industriale fatto passare per domestico) o che non vengano scaricate sostanze vietate (sostanze infiammabili, sostanze che possono produrre gas tossici, rifiuti solidi, ecc…). In un mondo ideale ogni agglomerato urbano dovrebbe essere dotato di un impianto di depurazione efficiente e con ottime capacità depurative. P.S. In questo articolo ho affrontato la questione dell’allacciamento alla fognatura nei casi di esistenza di quest’ultima e di esistenza di un impianto di depurazione più o meno efficiente. Naturalmente ci sono tantissime situazioni che non rientrano in questa casistica: piccoli agglomerati urbani, case sparse, zone d’alta montagna, insediamenti isolati, ecc… Per questi casi esiste tutta un’altra serie di prescrizioni a cui attenersi per il trattamento e la depurazione delle acque reflue. Ma questo è un argomento a parte… che magari affronterò in un prossimo articolo. N.B. Fonte delle immagini: web Dove vengono convogliate queste acque reflue?
Anche le acque meteoriche finiscono nella fognatura comunale insieme alle acque nere e grigie? Essendo acque relativamente “pulite”… non è forse il caso di trattarle in maniera differenziata?
Quale dovrebbe essere la situazione ideale?
Tutti noi cittadini, quando costruiamo la nostra abitazione, prima di effettuare dei tagli sul costo dell’impianto di scarico acque reflue, escogitando soluzioni alternative… chiudendo un occhio… disinteressandoci di ciò che avviene al di là del confine di proprietà, dovremmo riflettere bene su quale è la destinazione finale dei nostri liquami!
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