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LAVORO & SPORT
Dopo l'esilarante gita nel mondo degli entomologi informatici, con questo nuovo post preparatevi ad un'escursione nel mondo dello sport. Come dite? Non ci sono affinità tra lavoro e sport???Sbagliato!!! Non c'è nulla di più falso. Continuate a leggere per scoprirlo...
GRUPPO != SQUADRA
Che tu sia un manager o un operaio, avrai sicuramente a che fare con un'infinità di persone: colleghi, clienti, fornitori, commercialisti e via dicendo. Con quanti vai d'accordo? Sì, potresti andarci a bere una birra al venerdì ma a quanti chiederesti di farti da testimone di nozze? Ecco, nello sport è uguale. Ti devi saper relazionare con: compagni di squadra, allenatori, dirigenti e anche con i direttori di gara ahimè (sia chiaro, lo dico con simpatia e me lo posso permettere visto che ne ho fatto orgogliosamente parte!)
In sintesi la squadra (intesa in senso sportivo o lavorativo) è costituita da un gruppo eterogeneo di persone con un obiettivo comune. Ogni componente pur con il proprio carattere, il proprio modo di fare, i propri interessi e i propri obiettivi personali, lavora assieme agli altri per il raggiungimento di un obiettivo più generale. E' pertanto importante saper collaborare in modo proficuo con tutti.
Piccola digressione: non si deve assolutamente pensare che il paragone sia meno calzante per gli sport percepiti come individuali (atletica o tennis, ne nomino solo un paio ma ovviamente l'elenco potrebbe continuare 😉 ). Anche se nel momento della gara sei in pista da solo, una tua buona prestazione potrebbe tramutarsi in punti importanti per la tua società. Sì, avete capito bene! Anche se non si arriva primi, un buon piazzamento potrebbe valere comunque una medaglia per la squadra.
OBIETTIVI
Come detto si deve lavorare tutti assieme per il raggiungimento di un obiettivo, non importa se è correre una maratona sotto le 4 ore oppure aumentare il fatturato del 20% rispetto allo scorso anno. Per fare ciò servono impegno, costanza e metodo (che può essere un programma personalizzato di allenamento o esplorare nuovi mercati). Di solito gli obiettivi vengono individuati dal board aziendale o dall'allenatore e quindi calati dall'alto ma è possibile poterne conseguire di propri come migliorare la conoscenza di una lingua straniera o la padronanza di uno specifico software, imparare la moderazione, tenendo sempre bene a mente che il bene comune è al di sopra del bene del singolo. Si deve quindi saper integrare le aspirazioni individuali con le necessità del team.
RUOLO
Per poter raggiungere la meta prefissata è assolutamente necessario che ogni componente della squadra sappia esattamente qual è il ruolo che gli viene richiesto di ricoprire, con i relativi compiti e mansioni. Non oso infatti immaginare cosa potrebbe capitare se per un attimo il portiere della mia squadra preferita si mettesse in testa di essere il numero 10 di turno! Chi rimarrebbe a guardia della porta??? Analogamente anche nel mondo del lavoro è importante che ognuno sappia bene quali sono i propri incarichi. Se tutti gli agenti decidessero improvvisamente unilateralmente che la loro area di competenza diventa la bassa friulana per andare a trovare dopo il lavoro quei simpaticoni degli Smanettoni?? Chi coprirebbe le altre aree?? Ecco l'importanza della condivisione. Un piccolo aneddoto dal mondo della pallavolo per capire meglio di cosa stiamo parlando.
Quando Zorro, Andrea Zorzi all'anagrafe, iniziò a giocare in nazionale, la famosa nazionale della generazione dei fenomeni, Julio Velasco (l’allenatore) lo chiamò nel suo ufficio e chiese: “Cosa devi fare per diventare il migliore schiacciatore del mondo?” Ovviamente chiunque inizierebbe a parlare di impegno, tattica, crescita personale e così fece anche Zorro. Al che Velasco gli disse: "Che ruolo giochi?" "Schiacciatore" Zorro prontamente rispose (questa era una domanda facile al confronto!) “E quindi cosa devi fare? Impegnati a schiacciare meglio”. Banale ma estremamente efficace.
APPARTENENZA
Dopo aver accennato ai ruoli, passiamo a parlare del concetto di appartenenza. Solitamente è molto facile da riconoscere nello sport: siamo noi contro loro, gli avversari, quelli con la divisa diversa! Ma non è sufficiente! In momenti di particolare pathos, un derby per esempio, la squadra si compatta, tutti percepiscono la tensione e si parla al plurale: vinciamo, giochiamo, mettiamocela tutta... In questo modo non solo le persone si sentono parte di una squadra, ma vale anche la relazione inversa: la squadra entra a far parte del singolo individuo.
L’appartenenza deve necessariamente essere bidirezionale, cioè ogni componente della squadra fa parte del gruppo e allo stesso tempo il gruppo fa parte di ogni componente. In questo modo si può creare realmente quel “circolo virtuoso” che potrebbe portare al raggiungimento degli obiettivi (il condizionale è d'obbligo, fra un attimo vedremo perché). Io porto il mio contributo e ricevo dai miei compagni il loro sostegno. Il gruppo è in me, sono io, e agirò sempre nella direzione del bene comune. Il successo di una attività quindi, a mio modo di vedere, dipende molto dalla condivisione di valori che siano importanti per tutti.
SEMPLIFICAZIONE
Dopo tutti questi punti in comune tra lavoro e sport, una piccola riflessione sulla principale differenza. Spesso si sente parlare dello sport come maestro di vita o come metafora di vita.
E’ vero lo sport ti insegna a porsi degli obiettivi, a non demordere nel cercare di raggiungerli, a cercare una strategia vincente e ad essere costante e a non tirarsi indietro di fronte ai sacrifici necessari.
Dobbiamo ricordarci anche come invece lo sport sia un mondo semplificato, dove esistono solo il bianco e il nero mentre il lavoro è fatto di un sacco di sfumature di grigio. Nello sport ci si ricorda principalmente di chi è arrivato primo, il secondo o il terzo non se li ricorda nessuno. Nel mondo del lavoro una filosofia del genere non è sostenibile a lungo andare. Ok, non sei riuscito ad accaparrarti quella commessa che ti avrebbe permesso un paio di mesi di tranquillità finanziaria? Devi subito rimboccarti le maniche e cercare un’alternativa che ti permetta di rimanere a galla. Certo, non è facile e ci saranno sicuramente dei momenti di tensione. Se invece non sei riuscito a fare il tempo che ti eri prefissato, poco male, andrà meglio la prossima volta.
CONCLUSIONI
Piccola chiusa a sostegno delle numerose affinità che esistono tra il lavoro e lo sport: un sacco di grandi allenatori e manager vengono spesso chiamati ad intervenire e portare la propria esperienza direttamente nelle aziende.
Julio Velasco
è un allenatore di pallavolo e dirigente sportivo
Flavio Briatore
uno dei maggiori e più conosciuti imprenditori italiani è stato anche un vincente team manager nella Formula 1
sotto la sua guida è cresciuto uno dei più grandi piloti di sempre, ovvero Michael Schumacher, e Fernando Alonso entrambi questi piloti non sono propriamente rinomati per aver un carattere accondiscendente, ma grazie alla sua leadership Briatore è riuscito a far emergere tutto il potenziale che aveva il suo team in quel momento ed è stato ripagato con molte vittorie.
Luca Cordero di Montezemolo
presidente di Fiat, Confindustria, Alitalia e responsabile della squadra corse della Ferrari