Stefania Simeoni

Lo ammetto, proclamo, certifico, affermo e ribadisco, qui ed ora, se mai, per caso, per distrazione, disattenzione o altro, qualcuno non l'avesse capito, sono un'utopista, nel senso pieno del termine. Credo fino al midollo dell'anima e con tutta me stessa nella reale, concretissima, necessarissima possibilità di edificare "luoghi buoni" e credo anche che mai come ora sia urgente e assolutamente fattibile. Credo che questi luoghi non siano più astratti disegni a matita lasciati a riposare sui banchi di scuola o delle chiese, ma mattoni già tra le mani di corpi trasfigurati ed innamorati, sempre più liberi ed in grado di spezzare insieme catene e secolari dipendenze. Eu-topos. Luogo buono. Sono un'utopista e credo con tutta me stessa nell'ormai irrinunciabile vitale esigenza di costruire luoghi buoni e se ci credo è soprattutto per un evidenza chiara, inconfutabile da chiunque osasse anche solo a tornare a sgretolare la mia radicatissima fede. Ci credo soprattutto perchè io stessa, qui lo dico e mai più lo negherò, sono luogo buono e reale e lo sono insieme a me altri. Altri che sono luoghi ancora e di nuovo salvi, belli, saldi e liberati da infestazioni alla speranza viva, tangibile, reale. Ebbene sì. Sono già in me stessa un'utopia vivente e se non ci credete, entrate a casa mia, infilateci la testa, il cuore, le parole atte a sminuire e poi se proprio volete, tornate pure a screditare, perchè io non cesserò di costruire e di coabitare altri luoghi buoni. Ne ho già visitati tanti. Anime dalle facce ancora belle, dagli sguardi aperti, dalle risate grandi e dai passi consapevolmente bianchi. Si sta diffondendo, aldilà del male diffuso, un utopico intreccio di luoghi buoni e questi luoghi esistono, riesistono già. Sono carni che palpitano l'amore e la vita. Ed a partire da questi, ogni altro luogo si fa audacia mai come ora possibile. (Stefania Magnani Simeoni)

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Stefania Simeoni

Credo e lo credo con tutta me stessa e da quando sono venuta al mondo che ogni creatura, ogni essere umano, animale, vegetale, sia dotato di un’innata sacralità e credo, che se solo tornassimo ad intuire in modo corale questa sacralità, questa assoluta congenita bellezza, ci salveremmo. Non io, non tu, ma insieme. So che questa mia asserzione può sembrare ingenua, ridicola, assurda, di fronte al male che imperversa nel mondo, dove l’individualismo sfrenato, l’egoismo reiterato, la malattia fisica morale animica e psicologica, la sete di sangue fraterno altro non fanno che ripetere quella che ci è stata insegnata essere “la grande storia”. Ma quale storia e storia? Quella dei trattati di guerra, delle separazioni mortificanti e mortifere, stato-chiesa, uomo-donna, eroe-eretico, ricco-povero, regina-puttana, selvaggi-civilizzati? Quella del giudizio universale posto tra le mani e tra i denti dei pefretti prefetti indotti al potere e al civile massacro dei più? Non ci sarà, non c’è, per caso, un’altra storia? Una storia con cui si potrebbe, se davvero si volesse, scrivere altri libri? Libri non da studiare a memoria, ma da gustare, da respirare, da leggere, per rinverdire la più antica memoria? Libri in grado di riportare a galla il sotterrato sotterraneo, il buono, il resistente, il semplice, l’azzardante paradossale perseverante perdono che qualcuno è stato ed è ancora in grado di essere? Libri di legami, di incontri benedetti da terra e cielo, di intrecci insospettabili ai più ostinati, ai fagocitati dall’altrui, disincarnante, vecchia “grande storia”? Libri di madri dai grandi ventri, di padri dai grembi possenti e presenti e di figlie e figli riconoscenti? Credo e lo ripeto ribadendolo con tutto il fiato che ho in corpo nella sacralità di ognuno, anche se ahimè non chiunque ha memoria della propria infinita bellezza, della propria origine creaturalmente divina, una trina e perché no, anche quadrina. Ma sì, tacciatemi pure di pazzia, perché nonostante questo io ho speranza, la speranza viva di una donna che ha fede perché sperimenta, perché sa, perché vede. Cosa sperimento? Cosa so? Cosa vedo? Vedo, so e quotidianamente sperimento il sacro, il bello, il gravido, il divino, nell’umano. Tocco con mano, scavo dopo scavo, dragatura dopo dragatura, il sano, l’umile, il semplice, l’eroismo di chi osa una nudità davvero sincera, davvero complice. La tocco nelle anime e nei corpi di chi aldilà della “grande storia” osa la ben più antica memoria. La tocco ogni volta che avvicinandomi a un volto chino sul mondo e non solo su se stesso scorgo armonia, poesia, calore e infinita umanità. Tocco tutto questo e sono senza pretesto, senza scuse per cui poter celare la mano, il passo e la mia intera esistenza ad una ancora possibile e quanto mai credibile contaminazione buona. *Stefania Magnani Simeoni*

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Stefania Simeoni

Se dopo tutto se nonostante il fatto se aldilà della ferita che per paura hai lasciato aperta tu trovi lo spazio, il modo, un senso, per vincere con un sol gesto d'amore la fretta, il chiacchiericcio e le corse, tu hai vinto. Hai battuto a suon di ritmo e con scatto da rapace capace e procace il tempo facendo di te stesso un umano accadimento divino. *Stefania Magnani Simeoni* (La Bruja del Viento)

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