✳️Romana Prostamo✳️

Founder Senior

Autismo emozionale.

2019-09-06 10:40:28

Stiamo entrando nell’era dell’autismo. E’ davvero in questo mondo che vogliamo vivere?

La cronaca della domanda.


Oggi, mentre facevo colazione mi imbatto in una notizia sconvolgente.

Non mi riferisco ai danni dell’uragano Dorian, per quanto spaventoso è un fatto naturale su cui possiamo poco.

La mia desolazione va per un avvenimento più ridotto ma per me ancora più impressionante.

La morte di un ragazzo di 20 anni travolto da un treno mentre stava attraversando i binari .

Ora, permettimi una riflessione; in tanti anni che faccio incontri di sensibilizzazione, nel vedere l’andamento della società mi vengono in mente gli autistici.


Che nesso c’è, ti chiederai.

Ebbene, nel mio lavoro mi succede di avere a che fare con persone autistiche, meravigliose creature con le quali noi facciamo enorme fatica a interagire.

Sai, la loro condizione li porta ad avere enormi difficoltà a relazionarsi con l’ambiente esterno, troppo pieno di contenuti a cui rispondere, oberato di “fare”, “dire” ed “essere”.

Un entourage, quello esterno, che richiede un over-response a cui queste persone non riescono e forse neanche vogliono far fronte.



Per riuscire ad abbassare il distress emotivo degli autistici così che non vedano il mondo come “troppo grande e minaccioso” glielo faccio vedere attraverso una macchina fotografica o una telecamera.


Così facendo, quando camminano per la strada l’ambiente esterno si riduce alle sole inquadrature visibili dalla fotocamera.

Ora, mi riallaccio alle righe iniziali. Scusami se ti faccio fare un salto di qua e di là dell’articolo, vedrai che capirai.


Ci si può aspettare di avere la riduzione del campo visivo, di conseguenza emozionale dagli autistici, ma da noi?


Quali scuse abbiamo noi, secondo te, per decidere di ridurre l’immensità della vita al solo campo di un black mirror?

Un’abitudine che ha trovato campo fertile sulla nostra indole egoica.




Eppure tu non ti senti di poter dare molto di più e di meglio?

L’individualismo riduce solo a noi stessi l’ambito da nutrire, spazio ridotto ai bisogni primari



Ora questo ragazzo di 20 anni morto sui binari del treno alla stazione di Castelfiorentino ha lasciato la sua giovane vita accompagnata dalle risate, lo scherno e i commenti da troll dei suoi coetanei testimoni dell’accaduto.

Incidente, suicidio? Non lo so, ma si può ridere della morte di un essere umano?


Questo è un segnale inequivocabile di un’anestesia emozionale che ci sta facendo fare un salto di “qualità” dall’indifferenza al cinismo e da quello a evolversi in crudeltà il passo è breve.


Ci stiamo così abituando alla morte degli altri da non provare neanche un moto di compassione e di tristezza?



Come dice Massimo Gravellini “Non resta che confidare nell’intelligenza artificiale. Forse i robot non piangono davanti alla morte, ma di sicuro non ridono

Tu come ognuno di noi hai la facoltà di scegliere quello che vuoi essere.

Sinceramente, dimmi, vuoi davvero vivere in un mondo così?


Io No!