Sensualitè

Sensualità come eleganza non è da tutti

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Sensualità come eleganza non è da tutti

La Concubina chi era e come era nell'antica Asia

2022-06-26 08:18:00

Descrivere oggi il ruolo della Concubina è come descrivere ...

"Le sue vesti di seta s’increspano e ondeggiano

I fiori di loto son racchiusi in scarpette strettissime,

Quasi ella potesse camminare su acque autunnali!

Le punte delle scarpe non spuntano di sotto le vesti,

Per paura che i leggiadri ricami siano visti.”

Chia Shen

prima che TU cominci a leggere devi sapere che OGGI avrebbe avuto la sigla di ESCORT  di Berlusca& co.  ma devi sapere che nella Cina  Mongolia e Giappone  da Millenni A.C. fino al 1700D.C. era tutto molto tanto diverso , Cultura  Arte ne parlano molto diversamente e cancella l'idea di " PUTTANA " 

Per moltissime ragazzine poverissime era l'unica via d'uscita anche nel perderci la Vita come leggerai se ci arriverai a leggere tutto 


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Cosa significa concubinato?

Il termine concubinato deriva dal latino “con/cum”, ovvero insieme, e “cùmbere/cubare”, giacere a letto, e descrive la situazione in cui una donna conviveva ed era economicamente mantenuta da un uomo.

Quest’ultimo poteva essere libero, ma molto spesso era coniugato con un’altra donna. Ovvero le concubine soddisfavano l'uomo ma solo se l'uomo era in grado di mantenerle economicamente , si potrebbe parlare di " prostituzione " ma non lo era  e il perchè lo spieghero' piu' avanti .

La concubina era infatti una sorta di amante, con la quale un uomo facoltoso poteva instaurare una relazione con una donna di ceto sociale inferiore.

Senza le complicazioni che un matrimonio di questo tipo

avrebbe presentato.

Nella maggior parte dei casi le donne che erano scelte come concubine erano serve nelle case nobiliari, pertanto avevano rapporti con il padrone, non diventando mai però la moglie ufficiale. Questo ruolo era assunto da altre donne, a conoscenza del concubinato del marito, ma che a loro volta non potevano fare nulla.

Nella storia infatti, come vedremo, la legge ha sempre preferito garantire il concubinato rispetto a matrimoni tra strati sociali diversi, che creavano scandalo, così come gravidanze esterne al matrimonio.

Si tratta quindi di un genere di relazione di estrema imparità e sfruttamento, che però è proseguita fino  inizi del ‘900. Avere una concubina per un uomo di alto rango era ritenuto addirittura simbolo di potere.

All’apparenza, l’uomo trattava bene la concubina, o concubine dal momento che se ne potevano avere più di una, ed eleggeva anche la sua preferita. Questo non era il caso reale, di una condizione che era sostanzialmente schiavitù. ( Leggi Harem ) 


Concubinato e concubine nella storia


Durante la storia il concubinato è stato una presenza pressoché costante. La convivenza del concubinato si fa risalire già all'antica Mongolia / Cina  e poi Antica Grecia, quando la concubina era scelta e non come in Gracia che era straniera schiava e veniva chiamata chiamata pallakè.


Il suo ruolo non era distante da quello della moglie, aveva infatti gli stessi doveri in casa e nessun diritto. I figli nati dalla concubina erano esclusi dall’eredità. Nel mondo greco esisteva anche la figura dell’etera, intesa però come  cortigiana, che poteva comunque intrattenere lunghe relazioni con gli uomini, ma che si differenziava dalla concubina.


L'Antica Grecia lo copio' da Estremo oriente modificandolo e L’Antica Roma accolse immediatamente il concubinato. Il popolo romano aveva infatti una legge che ne regolava il rapporto, la Lex Iulia de adulteriis. Questa legge garantiva l’adulterio all’uomo, che poteva tradire la moglie e avere amanti, prostitute e concubine a piacimento. Mentre per la donna il tradimento era considerato peccato, anche mortale. Le concubine in particolare ebbero grande successo tra il popolo Romano: a un certo punto, a loro venne affidato il compito di diventare madri e fare figli, riconosciuti dal padre, per sgravare le mogli da questo compito. Figli che però diventavano dell’uomo e di sua moglie agli occhi della legge e del popolo.


La storia del concubinato continua più o meno allo stesso modo attraverso i secoli, senza grandi modifiche. L’uomo ha mantenuto quasi fino ad oggi la possibilità e la libertà di possedere di fatto una donna, al di fuori del matrimonio, con cui condivideva la casa. Anche nell’ambito ecclesiastico non sono mancati periodi di concubinato.


Chiamato anche clerogamia, era l’usanza del clero di sposarsi o avere relazioni di tipo sessuale con donne. Già a partire dal Medioevo però fu imposto al clero il celibato, che condannava di fatto anche il concubinato, attraverso un sinodo lateranense del 1059 indetto dal papa Niccolò II.


Diritti e doveri di una concubina


Le concubine avevano degli specifici doveri, e sostanzialmente nessun diritto, così come la maggior parte delle donne nei secoli della storia. Talvolta gli uomini instauravano relazioni di concubinato con donne serve che incontravano o che lavoravano già per loro. Altre volte invece le concubine erano assunte appositamente, anche dalla famiglia del signore. Per compiere lavori di servizio, nei cui compiti specifici c’era anche quello di intrattenere una relazione sessuale con il padrone di casa.


Una volta scelta come concubina, la donna non aveva più opportunità di crearsi una vita propria, come accadeva in realtà anche alle mogli, era obbligata a vivere tutto il giorno nella casa del padrone, senza poter uscire, e aveva il dovere primario di soddisfare il padrone. Spesso si ritiene infatti che il concubinato fosse basato su una sorta di consensualità e che, al contrario dei matrimoni combinati, ci fosse una reale relazione sentimentale tra la concubina e il padrone.


In realtà, proprio il termine di padrone e il fatto che le concubine fossero serve, o donne di ceto inferiore, mettono in luce la situazione di disparità e asimmetria del rapporto. Il partner maschile era dominante, sia socialmente che economicamente, e la donna ne era del tutto dipendente.


Si comprende bene questo aspetto anche dal fatto che non sia mai esistito il termine concubino coniugato al maschile. Una figura quindi esclusivamente femminile.





Il concubinato oggi


In Italia il Codice Penale citava il concubinato, in relazione al delitto di adulterio, riferito al tradimento effettuato da parte di un uomo. L’articolo relativo, il 560, è stato successivamente dichiarato costituzionalmente illegittimo dalla Corte Costituzionale con sent. 3 dicembre 1969, n. 147.



L’Harem dell’Imperatore in Cina

poteva ospitare fino a 20.000 Donne

e 100.000 Eunuchi 



L’imperatrice, le consorti ufficiali e le concubine


Gerarchia nell’Harem

Al vertice della gerarchia dell’harem cinese c’era l’imperatrice, la “moglie ufficiale” dell’imperatore, che frequentava il talamo con il sovrano non più di una volta l’anno. L’imperatrice era la figura maggiormente venerata fra le donne cinesi, in quanto considerata la “madre del mondo”.


Nell’harem, solo l’imperatore e la madre dell’imperatore erano al di sopra dell’imperatrice, mentre tutte le altre migliaia di persone dovevano obbedire ai suoi ordini. Oltre all’imperatrice, all’interno dell’harem erano presenti anche le imperatrici vedove, sopravvissute alla morte dei loro mariti. Alcune vedove famose inclusero Wu Zetian della dinastia Tang (che divenne la prima imperatrice donna della Cina) e Cixi della dinastia Qing, che regnò come reggente per 47 anni durante il XIX secolo.



Le consorti dell’imperatore

Sotto l’imperatrice si trovavano le consorti, con un numero variabile in base alle dinastie che si susseguirono a capo della Cina nel corso dei millenni. Durante la prima dinastia Qing, ad esempio, un harem aveva una Nobile Consorte Imperiale, Due Consorti Imperiali e Quattro Consorti. Sotto di queste si trovavano le concubine, con un numero che poteva variare di molto in base all’imperatore.



Come raccontato nel libro del II secolo avanti cristo “I Riti di Zhou”, un imperatore poteva avere sino a 9 concubine di alto rango, 27 di livello medio e 81 di livello inferiore. Durante la dinastia Han (206 aC – 220 dC) si assistette a un’esplosione del numero di concubine, con gli imperatori Huan e Ling che ebbero oltre 20.000 donne ospitate nel palazzo Reale.




Selezione delle concubine

Durante la dinastia Ming (1368-1644 dC) venne adottato un sistema ufficiale per la scelta delle concubine. Il processo di selezione aveva luogo all’interno della Città Proibita ogni tre anni. Le candidate avevano fra i 14 e i 16 anni, e venivano scelte per le loro virtù, carattere, aspetto e condizione fisica. Inutile dire che in moltissime si presentavano come candidate, speranzose di fuggire dalla condizione di povertà agricola cui versava la maggior parte della popolazione cinese dell’epoca.


Gli Eunuchi erano gli unici uomini ammessi

Per garantire che ogni bambino nato dalle mogli fosse un diretto erede dell’imperatore, gli uomini non potevano servire le donne dell’harem. Le sole eccezioni a questa regola erano gli eunuchi, uomini che erano stati evirati e che erano quindi impotenti. Durante tutta la storia della Cina Imperiale, gli eunuchi furono largamente presenti in incarichi di rilievo, come ad esempio il navigatore Zheng He, ma anche con ruoli di prestigio che consentivano una scalata sociale spesso più rapida rispetto alle persone non castrate. Durante la florida dinastia Ming (1368-1644), si arrivò all’esorbitante cifra di 100.000 eunuchi che servivano l’imperatore nell’harem.


Sotto, dipinto raffigurante eunuchi trovato nella tomba del principe Zhanghuai:

Le Rivalità nell’Harem

Le rivalità, naturalmente, erano all’ordine del giorno. Le donne facevano di tutto per accaparrarsi l’attenzione dell’imperatore, e la posizione più ambita era certamente quella di divenire madre del futuro erede, che avrebbe consentito alla donna una maturità prospera. Spesso le donne stringevano dei patti con gli eunuchi e, nel caso in cui un intrigo portasse al successo, questi ultimi venivano premiati con incarichi di prestigio.

Il destino delle concubine

Per quanto riguarda gli Harem più recenti, nella maggior parte dei casi, quando un imperatore moriva le mogli e le concubine lo seguivano nella tomba, sovente sepolte vive, per unirsi al loro imperatore nell’aldilà.

Storia della donna più famosa d’Oriente: Yang Guifei, la femme fatale della Cina imperiale

Yang Guifei è una delle figure femminili più enigmatiche e controverse della Cina imperiale. Vissuta in un periodo di grave crisi politica e militare, questa giovane donna ha da sempre ammaliato i suoi compatrioti e i sinologi di ogni nazionalità, diventando la protagonista di canti, ballate e, in tempi più recenti, di serie televisive. Una vera femme fatale che grazie al proprio carisma e alla seducente bellezza giocò un ruolo cruciale nel destino delle dinastia Tang (618-907).



“Un suo sguardo, un suo sorriso valevano cento incantesimi.

Impallidirono di fronte a lei i belletti e le ciprie delle dame.

Alla fresca brezza di primavera si bagnò nel Laghetto Fiorito

e le sorgenti termali soffusero di rosa le sue candide membra.

Come nuvole erano i suoi capelli, come un fiore il suo viso,

il suo incedere flessuoso era comparabile allo sfavillio dell’oro”.



Così Bai Juyi (722-846), poeta di epoca Tang, nel suo componimento Changhen ge (Il canto del perenne rimorso) descrive la giovane concubina Yang Guifei (719-756).


Yang Yuhuan nacque nel giugno del 719 nell’odierna regione del Sichuan. Dopo la morte del padre, avvenuta quando era poco più che un’infante, Yang Yuhuan venne cresciuta dallo zio, finché a sedici anni sposò Li Mao 720/721-775), il diciottesimo figlio dell’imperatore Xuanzong (712-756).


All’età di diciannove anni, la giovane concubina conobbe l’imperatore Xuanzong, il quale rimase così profondamente colpito dalla bellezza della fanciulla da desiderare che diventasse sua moglie. L’imperatore spinse quindi la donna ad abbandonare il marito, entrando a palazzo in veste di monaca taoista. Tra i due ebbe inizio una relazione segreta, perdurata sette anni, che si consumò nelle stanze da letto del palazzo imperiale della capitale Chang’an.






Nel 745, Yang Yuhuan venne finalmente scelta dall’imperatore come concubina, non solo per la sua straordinaria bellezza, ma anche per le sue doti canore, la sua predisposizione verso la danza e la sua maestria nel suonare il pipa –  strumento musicale a quattro corde appartenente alla famiglia dei liuti – venendo promossa al rango di guifei, il rango più elevato assegnato alle concubine imperiali. Divenuta la favorita dell’imperatore, Yang Guifei iniziò a condurre una vita all’insegna dell’agio e della stravaganza. La tradizione vuole che la giovane amasse i litchi a tal punto che l’imperatore, ogni notte, inviava dei messi nel sud della Cina affinché acquistassero questi frutti per appagare le richieste della sua amata. Tuttavia, fin dagli albori di questa relazione amorosa ella ebbe un’influenza nefasta sull’imperatore e sulla sua corte: in pochi anni molti dei suoi parenti acquisirono grande peso nella scena politica cinese.


Nel 752, Yang Guozhong (700-756), un suo secondo cugino, divenne Grande Consigliere, in un momento storico di grave crisi politica e militare. A partire dalla seconda metà degli anni Quaranta del 700, quando tale carica era detenuta da Li Linfu (683-753), le frontiere dell’impero vennero divise in zone di comando sotto il controllo di alcuni governatori militari, tra i quali vi era il generale di origine turco-sogdiana An Lushan (703-757), di stanza a Fanyang – una contea fondata nel 226 a.C. nei pressi dell’attuale Pechino – che godeva della protezione di Yang Guifei, da lei adottato come figlio.


L’anno precedente, l’esercito cinese acquartierato a Talas, città situata nell’odierno Kyrgyzstan, aveva subito una disastrosa sconfitta a opera degli Arabi che, spintisi verso Oriente, si erano impadroniti dei territori cinesi in Asia Centrale: la dinastia Tang aveva perso il controllo militare nel bacino del Tarim e quello commerciale di alcuni avamposti situati lungo la Via carovaniera della Seta. A nord-est, i Qidan, popolazione di etnia mongola, ebbero la meglio su un esercito condotto da An Lushan, mentre nel sud-ovest le milizie di stanza nelle regioni meridionali subirono una gravosa sconfitta ad opera delle truppe del regno di Nanzhao, un piccolo potentato sorto con il consenso imperiale per contrastare la potenza dei Tibetani.






Yang Guifei, la più famosa concubina della storia imperiale cinese, è spesso dipinta dalla storiografia del paese estremo orientale come la causa principale del declino politico e militare della dinastia Tang. La sua fama e la sua bellezza decantate nell’806 dal poeta Bai Juyi sono conosciute anche al di fuori della Cina: la sua vita è stata fonte di ispirazione per la storia giapponese Il racconto di Genji, un’operetta dell’XI secolo della scrittrice Murasaki Shikibu, che narra della storia d’amore tra un principe nipponico e una sua concubina.

Ma in molti e' amcora vista come :

Signora dai piedi piccoli, di chi sei figlia?

Sotto le sue vesti, scarpe ricurve di otto centimetri.

“Ella vacilla al soffiar del vento,

Perché salda è in alto, ma incerta in basso.

Muovere un passo è per lei difficoltoso,

Quasi come percorrere mille miglia.

S’appoggia a sinistra alla balia,

A destra s’aggrappa a una serva;

Se per caso le calpesti un piede,

Atroce è il dolore che prova.

Quando hai iniziato la fasciatura?

Perché mai tolleri questa pena senza fine?

Non so il perché: è la sua risposta.

A cinque anni, quando il tronco è ancora arbusto,

La mamma preparò le scarpe.

E m’ingiunse d’iniziare la pratica.

Le mie dita vennero piegate, il collo del piede curvato;

E per quanto io invocassi e Cielo e Terra,

Mia madre m’ignorava, quasi fosse sorda.

Le mie notti erano tutte un lamento,

L’alba passava tra i pianti.

Invocavo dal letto la mamma:

Quanto ti preoccupi se io sto male,

Come ti spaventa ogni mia caduta!

Ora l’agonia è salita dai piedi

E ne sono pregne le mie ossa;

Sono caduta in disperazione, ma tu,

Tu non ti curi di me.

La madre si volgeva a consolare la fragile piccola:

Quand’ero bambina anch’io soffrivo, come te,

Ma voglio che i tuoi piedi siano così piccoli

Da guadagnarti un posto in società.

Ecco perché voglio dedicare

Questo tempo alla fasciatura.

E, fatto inaudito, per ridurre i piedi

La carne e le ossa vengono così martoriate

Ch’ella perde il desiderio del cibo.

Tanta parte della sua profumata giovinezza

Passa in lacrime, vicino ai fiori che muoiono;

Ode il canto degli uccelli,

Ma il suo piede ricurvo è come una piccola tomba.”



E concludo ....

Da come sicuramente hai letto le concubine dovevano avere i " piedi perfetti " ( questo avere il piede perfetto erano vere atrocita' )

ma colei che le sceglieva perchè  erano un numero limitato era la REGINA Tutto cio era fatto ogni 3 anni ,perche' lei gestiva il tutto e sceglieva normalmente quelle con piu' grazia , piu' dolcezza piu' fascino piu' salute più curate ( per quel che era ) e le candidate avevano fra i 14 e i 16 anni eta' massima .

Tra queste ( se una spiccava per altezza seno pancia sedere piedi viso snello e verginita' ) veniva portata in alta corte .

Li seguiva la scuola delle concubine , su come comportarsi e come quanto piu' piaceri sapessero DONARE , avrebbero ricevuto una situazione economica e " vista diversamente "

oltre al RE doveva saper soddisfare anche colei

che l'aveva scelta...  LA REGINA 

💞Sensualitè💞