Seppur ammaliata dalla tua innegabile bellezza, dalla tua sabbia nera che non esitavo a calpestare a piedi nudi nonostante la calura, ti detestavo.
A causa della tua esistenza, nella mia mente da bambina, non potevo vivere le mie vacanze con i compagni di gioco di sempre.
Quando l'estate si avvicinava ed arrivava il momento di raggiungerti, io piangevo.
Paradiso per tanti, inferno per me. Questo eri.
E lo sei stata per anni.Forse troppi.
Non ti sentivo mia, non mi sentivo tua.
Ho iniziato ad amarti continuando ad odiarti:
quel mare che mi regalava gioia quando mi ci tuffavo,
era lo stesso che mi separava dal mio adorato paesello.
Fare di te la mia dimora stabile non ha migliorato il nostro complicato legame:
sedotta dai tuoi meravigliosi tramonti, mi sentivo respinta dalle albe poco promettenti che spesso altro non erano che il preludio di giornate sempre uguali a se stesse.
Viverti anche quando la tempesta rende le tue acque innavigabili
ci avvicinava proprio quanto ci allontava: anch'io mi sentivo un'isola.
Con la differenza che io volevo essere raggiunta e volevo raggiungere quel mondo da cui mi tenevi lontano.
Quell'infantile rancore, quel forte risentimento nato molto tempo addietro, mi ha reso talmente cieca da non capire che tu, splendida isoletta, sei CASA MIA...
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