Sarah Geslot

Founder Senior

MULTITASKING: cos'è e cosa comporta comporta

2019-09-12 13:32:23

Cosa si nasconde dietro questo fenomeno? È un bene o un male? Tra definizioni errate e conseguenze mentali analizzo i pro e i contro.

Senso del dovere, mito, necessità o bisogno emotivo?


Analizzo una delle conseguenze dell'attuale contesto socio-culturale, partendo da un'opinione puramente personale, per poi riportare ricerche e studi.


A me questo "mito" del multitasking non piace molto, anzi, sono sempre più convinta che inizi a rappresentare un male.




Ma cos'è il MULTITASKING?

Intanto definiamolo. 

Erroneamente si definisce multitasking chi è in grado di fare più cose insieme.


Non è questa la definizione corretta del termine (e con questo ti invito ad approfondire sempre, in modo da non costruire ed adattare intorno e dentro di te modi di essere e dimensioni illusorie).


Multitasking è la capacità informatica di eseguire più processi o programmi contemporaneamente, ma SEMPRE E SOLO UNO ALLA VOLTA, con un cambio di contesto talmente veloce che non ci accorgiamo di questo passaggio.


Un Computer chiamato Uomo

L'uomo, non essendo tanto diverso da un computer, riesce a livello cognitivo a passare in continuazione da un processo ad un altro, ma farà SEMPRE E SOLO UNA COSA PER VOLTA.


La differenza tra noi e le "macchine" è che nell'essere umano si sviluppano pessime abitudini e il cervello si trasforma in un GENERATORE DI ERRORI dovuti a mancanza didi attenzione.


L'uomo ha risorse attentive limitate, per cui svolgere due o più compiti temporaneamente può compromettere la qualità della sua prestazione.


Il multitasking, per come viene inteso oggigiorno, è un fenomeno complesso e molto diffuso. Da qui il bisogno di approfondire e studiare il tema e le ripercussioni sulle funzioni cognitive, per poterne valutare le conseguenze positive e/o negative sull'apprendimento e sulla qualità delle azioni svolte.

Gli effetti del multitasking sul funzionamento cerebrale

Ricerche e studi scientifici si dividono tra chi ritiene che il multitasking abbia effetti negativi, anche a livello cerebrale, e chi invece ne riconosce vantaggi e benefici.


Effetti negativi


Riconosciuto che le risorse attentive del nostro sistema cognitivo sono limitate, un carico eccessivo di materiale da elaborare può condurre a un decremento nella performance di più compiti eseguiti simultaneamente.


Lo svolgimento di un'azione comporta un controllo cognitivo che è già soggetto a interferenze ambientali, quindi presuppone già la capacità di rimanere concentrati su degli stimoli escludendone altri per creare la condizione necessaria ad una corretta esecuzione.


Sandra Bond Chapman riporta tra gli  effetti del multitasking sul nostro cervello un significativo aumento dei livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. 

La neuroscienziata spiega che il nostro cervello sa far bene una cosa alla volta: i neuroni, se devono sorvegliare molte attività contemporaneamente, non riescono a spartirsi i compiti e li tengono tutti sotto controllo, commutando il proprio impegno dall’uno all’altro.






Psicologia sperimentale e test

La procedura sperimentale chiamata "Paradigma del doppio compito” consiste nel richiedere ai partecipanti di svolgere due compiti simultaneamente: se la prestazione ai due compiti è inferiore a quella che si otterrebbe svolgendo uno solo di essi, significa che i due compiti interferiscono tra loro, andando in competizione e conflitto all’interno del sistema cognitivo.

Se al contrario, i due compiti vengono svolti altrettanto bene simultaneamente, significa che fanno affidamento su risorse cognitive differenti.


Riporto un esempio per spiegare meglio il concetto sopra esposto: cantare una canzone e guidare l’automobile sono due attività che possono essere svolte contemporaneamente in modo efficace, mentre cantare una canzone e leggere sono compiti che interferiscono tra loro in termini di risorse e funzioni cognitive abbassando la qualità della prestazione. 


Questo si intende per risorse cognitive limitate. 

Un eccessivo impiego di risorse in situazioni di dual-tasks o multi-taks possono sfociare in  una condizione overload, ossia sovraccarico cognitivo.

Multitasking come supporto positivo

La letteratura scientifica ci presenta anche un filone positivo, dopo aver preso in considerazione gli effetti della combinazione di compiti motori e compiti cognitivi, ovvero un multitasking che coinvolga due tipologie differenti di attività (per l’appunto motorie e cognitive).


Una ricerca condotta su persone anziane che dovevano completare compiti cognitivi mentre pedalavano su una cyclette, ha evidenziato un rilevante miglioramento nella velocità della pedalata senza che ciò andasse a discapito della prestazione ai compiti cognitivi. 

Lo studio si è svolto in questa maniera: 

28 persone con malattia di Parkinson e 20 anziani in salute  hanno dovuto completare 12 compiti cognitivi in due diverse situazioni: mentre erano seduti in una stanza tranquilla e mentre pedalavano. 

I compiti che dovevano svolgere andava dalla semplice richiesta di pronunciare la parola “go” nel momento in cui era presentata una stella blu fino al compito più difficile in cui dovevano ripetere una lista sempre più lunga di numeri in ordine inverso rispetto a quello in cui erano stati presentati. 


È stato osservato che la velocità di pedalata dei partecipanti aumentava all’incirca del 25 percento mentre eseguivano semplici compiti cognitivi, con il miglior aumento durante i primi 6 compiti più semplici, mentre poi rallentava man mano che i compiti diventavano più difficili. 


In conclusione, dunque, gli studi e le ricerche sul multitasking ci lasciano aperti a diverse interpretazioni di questo fenomeno.


Nonostante sia largamente dimostrato dalla ricerca scientifica che occuparsi di due o più compiti simultaneamente può compromettere la qualità della prestazione, il multitasking può essere considerato un modo efficace di approcciarsi ai molteplici compiti a cui l’individuo viene sottoposto quotidianamente.

La mia opinione

Non sono una neuroscienziata o una psicologa, ciò che segue sono riflessioni di carattere personale, nate dall'osservazione del mondo intorno a me e dagli anni dimie consulenza psicosomatica. 


Vedo ogni giorno, nel mio lavoro, lo stress che deriva da situazioni di multitasking, e lo vedo anche nella mia vita quotidiana.


Io, per esempio, ogni volta che provo a fare più cose insieme finisco con la fastidiosa sensazione di non essere riuscita a fare nulla di concreto e sono assolutamente stizzita, frustrata, stanca e insoddisfatta. 


Per questo ti porto a riflettere sulla possibilità di scrollarti di dosso tutta l'“ansia del fare” e riprendere con dei ritmi che ti rappresentino un pò di più.


Come fare ti chiederai? Provo a scriverti due suggerimenti che uso sia nella mia vita che nel mio lavoro.

La mia prima riflessione riguarda il focalizzarti sul tuo presente

Se segui il mio blog sai quanto rimarco l’importanza di questa consapevolezza.


Ogni volta che insegui i tuoi pensieri o insegui mille cose da fare, il tuo corpo e la tua mente si stancano, creando ansia, stress e paure che ti sembrano più o meno insormontabili.


Quando ti trovi con la sensazione spiacevolissima di “acqua alla gola”, la prima cosa che ti devi chiedere è se quella situazione che ti sta preoccupando è reale o lo stai semplicemente immaginando.


La seconda riflessione riguarda l’importanza che devi dare ai tuoi momenti di pausa.


Riprendere fiato è fondamentale, non è pigrizia o lassismo: dopo un certo periodo di concentrazione (che può variare da persona a persona) la mente non regge più il , e il corpo fisico segue.

 

È totalmente inutile che per terminare uno o più compiti non prevedi nessun tipo di pausa o di distrazione.


Prova a fare così: dopo un tempo prefissato che sei al lavoro, mettiti un avviso sul cellulare e prenditi 10 minuti per rigenerarti, sospendi quello che stavi portando avanti e dedicati a qualcosa che ti piace fare o tino rilassa, o semplicemente non fare nulla.


Puoi ad esempio ascoltare una canzone che ti piace, puoi sgranchirti le gambe nella stanza, oppure puoi guardare il cielo e fermarti sui colori che vedi alla finestra; rigenerati e poi vedrai che puoi riprendere il tuo lavoro con una maggiore energia e magari con qualche spunto creativo in più.


Prova a prenderti questa abitudine giorno dopo giorno, iniziando da questi piccoli accorgimenti.

“Il respiro è il ponte che collega

 la vita alla coscienza, 

che unisce il corpo ai nostri pensieri. 

Ogni volta che la vostra mente si disperde, utilizzate il respiro come mezzo per prendere di nuovo in mano la vostra mente”.


 Nguyễn Xuân Bảo, monaco buddhista, poeta e attivista vietnamita per la pace. 

E se non riesci a fermarti, ci penserà il mondo intorno a te.

Nel mio caso, ecco cosa succede al mio lavoro se non concedo a tutto il giusto tempo: