Sarah Geslot

Founder Senior

LE MALATTIE COME LINGUAGGIO DEL CORPO - parte 3 - L'INTESTINO E IL SUO LINGUAGGIO

2019-05-04 22:12:02

Una delle prime immagini che ci viene alla mente pensando all'intestino è un labirinto buio e tortuoso, un disordine apparente...ma che ha da dirci? Scoprilo continuando a leggere

Una delle prime immagini che ci viene alla mente pensando alle anse intestinali è un labirinto, un luogo  buio e tortuoso, fatto di meandri che sfuggono alla coscienza, dove il disordine, però, è quasi sempre solo apparente.


L’intestino, spazio ben delimitato nel corpo, ma che per la sua forma lo rende un luogo legato allo smarrimento, al disorientamento, dove nulla è semplice e lineare, proprio come lo possono essere i nostri pensieri a volte inaccettabili per la coscienza-cervello.


Ma l’intestino è anche quel luogo dove gli istinti vengono nascosti ed i pensieri che non ci piacciono o ci fanno male trovano un labirinto in cui dileguarsi. L’intestino diventa così il “rappresentante” dei nostri contenuti psichici "sporchi"

 L’intestino diventa così il “rappresentante” dei nostri pensieri sporchi.


L’intestino si può considerare come un cervello “in basso”, un organo cioè che esprime non solo le funzioni viscerali, ma anche gli istinti e le pulsioni che sono alla base del nostro essere.Il mondo “basso” è legato per analogia anche agli aspetti dell’essere umano giudicati “inferiori”: tutti siamo portati a considerare l’intestino e la funzione che esercita come sporchi. 


L’intestino diventa quindi il luogo-simbolo in cui si svolge l’elaborazione di quei contenuti psichici inaccettabili alla coscienza: inadeguati, trasgressivi, da censurare, oppure sono stati rimossi perché non corrispondenti all’immagine “pulita” che la persona ha di se stessa.


La nostra parte bassa, l’intestino, si fa carico di esprimere ed allontanare, ciò che la nostra parte alta, il cervello, il nostro cielo, non riesce ad accettare e di cui non può farsi carico:

DISEQUILIBRI DEL CERVELLO ENTERICO – SIMBOLOGIA

L’irritabilità dell’intestino è espressione di  insicurezza e di una bassa autostima: in parte manifesta la rabbia per il non riuscire a trovare un atteggiamento stabile e risultati costanti, in parte segnala l’ipersensibilità tipica di chi si fa influenzare da situazioni e giudizi di ogni tipo. E l’ondeggiamento da un sintomo all’altro (dalla stipsi alla diarrea) esprime la ricerca continua e automatica, poiché inconsapevole, di un baricentro sicuro che permetta di affrontare le cose.

COLITE 

L’urgenza di lasciar andare, espellere, allontanare ciò che non si riesce a contenere, ma anche la paura e ogni liquido è simbolo di quella flessibilità che sarebbe necessaria per superarla. La diarrea risponde al bisogno impellente di liberarsi da un contenuto  disturbante e ritenuto “sporco”

I dolorosi crampi intestinali sono la voce di una lotta interna

Il sentimento che caratterizza maggiormente questa sindrome un’aggressività repressa che non viene sfogata e che il soggetto rivolta contro se stesso. Ciò che viene bloccata non è solo la rabbia ma anche l’aggressività intesa come spinta alla realizzazione di sé. Chi soffre di colite non accetta determinati contenuti che interpreta come “sporchi”quali fantasie sessuali, aggressività e impulsi, ovvero i cosiddetti “bassi istinti”. 

 STIPSI

La difficoltà a “liberarsi”, pensieri e rimuginazioni creano un “ingorgo”, tendenza a trattenere, scarsa capacità di donare. 

Essere stitici diventa un modo per non “dare al mondo” parti di sé, che si ritiene non possano essere comprese creando così una rinuncia alla propria creatività.

Trattenere dentro è anche un modo per esprimere la paura del nuovo che va a sostituire il vecchio.

 La stitichezza al giorno d’oggi è un sintomo molto diffuso fra le persone: mostra chiaramente un attaccamento troppo forte alle cose materiali e l’incapacità di donare.

 Stitichezza è la paura di far venire alla luce i sentimenti inconsci. 

“Il nostro intestino digerisce, oltre al cibo, anche le emozioni ed entrambi, quando non riescono ad essere digeriti, creano tossine, che a loro volta danneggiano, in modo più o meno importante l’organo. Lasciare andare ciò che tratteniamo è la cura per la nostra anima e per il nostro corpo.”

 

 

INTESTINO E PERSONALITA’

Si tratta di personalità ossessive, scrupolosamente pulite, ordinate, puntuali, coscienziose e ostinate. Sono soggetti che controllano e si trattengono nell’esprimere emozioni ma presentano forti richieste d’affetto e di dipendenza, sensibili e introverse.Tendono a idealizzare i rapporti amorosi e a rifiutarne gli aspetti erotici. 

Moralmente rigidi, hanno scarsa capacità di adattamento e paura dei cambiamenti, indecisi e timorosi di fronte alle scelte, spesso presentano tratti depressivi che non si manifestano apertamente.

 l disturbi dell’intestino potrebbero trovare radici nelle prime relazioni all’interno della famiglia.

Un elemento determinante potrebbe la presenza di una figura parentale forte ed estremamente rigida, dominante, severa e repressiva soprattutto nei confronti delle espressioni di aggressività del bambino che si trova bloccato nei suoi tentativi di indipendenza portandolo alla paura dell’abbandono. 

L’eccessiva dipendenza da una figura familiare si tramuta in difficoltà a sviluppare spontaneamente l’ affermazione di sé.


ESPRESSIONE SINTOMATICA

I sintomi dei disequilibri intestinali negli adulti coincide quasi sempre con eventi particolarmente spiacevoli , il più delle volte conflitti nell’ambito delle relazioni affettive o sociali, come separazioni, divorzi, rotture di legami o licenziamenti, ma più in generale nelle situazioni di cambiamento che l’individuo non riesce ad accettare.

I primi sintomi appaiono frequentemente quando i soggetti sensibili si trovano ad affrontare determinate situazioni della vita che richiedono un’attività particolarmente impegnativa verso cui  si sentono impreparati

 IL MESSAGGIO DELL'ALTERNANZA DI  STIPSI  E  DIARREA

Nei periodi di STITICHEZZA si mette in atto un tentativo di “farcela a tutti i costi” contando solo sulle proprie forze, come uno “stringere i denti e tener duro ” per andare avanti, cercando di non buttare via nulla  di sè. “Trattenere” per la difficoltà nel far fronte alle circostanze, ma in cui è ancora viva la speranza di potercela fare e la determinazione a riuscirci. In questa fase sarebbero più presenti gli elementi ossessivi, la cocciutaggine, la chiusura e la diffidenza verso gli altri, la tendenza al controllo e l’avarizia.

Il passaggio agli episodi di DIARREA rappresenta la condizione di  ‘resa’ completa di fronte all’impossibilità dell’impresa, una  sorta di rassegnazione in cui prende il sopravvento la  depressione mascherata e il desiderio di venire soccorsi. Questa fase esprime anche l’ aggressività troppo a lungo trattenuta, che ora si manifesta nel liberarsi violentemente attraverso le feci.

Interpretiamo questi sintomi tenendo presente che il vissuto di chi soffre di disturbi intestinali è quello di essere eccessivamente pressato dalle richieste esterne e di fare molta fatica a soddisfarle, con una costante oscillazione tra tentativi eroici e rabbie represse, sforzi esasperati e sconfitte umilianti, speranze e disperazioni.