Sandro Virgili

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Napul'è Pino Daniele un amico da ricordare

2019-03-19 18:45:25

Napoli in musica

La Voce della Napoli poetica e vera


 

Ho conosciuto Pino Daniele nel 1977, avevo 19 anni, subito dopo  aver registrato il suo primo album Terra mia, disco che diede la svolta alla sua carriera. 

A quel tempo era nella stessa Agenzia artistica di Roma in cui lavoravo.

MI ricordo che Pino era un ragazzone ben piazzato e molto timido, parlava poco, la sua indivisibile compagna era la chitarra, era bravissimo, stava ore intere a suonare , infatti anche le prove dei suoi spettacoli duravano ore infinite perchè lui si perdeva nel suono, tra l'altro era un grande perfezionista.

Dato che il vile denaro non si scorda mai, mi ricordo che il suo compenso era di 500 mila lire a serata, quando io, suo Datore luci,  ne percepivo 150 mila lire al mese.



 La sua prima tournèe fu allestita in una vecchia sala, la scenografia, orrenda per altro, consisteva in un tetto di una casa stile Mary Poppins e gli strumenti erano montati  e coperti per non farli vedere tra finte tegole e dei finti camini.



Il disco Terra mia conteneva canzoni che sono cantate ancora oggi, tra l’altro suonate da musicicisti che nel tempo diventarono famosi: Fabio Forte, Tullio de Piscopo, James Senese, Rino Zurzolo.

Dopo Terra mia segui un'altra  grande tourneè, quella del disco Nero a metà.

 

Nero a metà è un disco che ha canzoni con testi meravigliosi per questo fu’ la vera esplosione artistica di Pino Daniele.

Portammo lo spettacolo in tantissimi teatri e arene, faceva il tutto esaurito, sempre e la gente si commuoveva ogni volta.

Provate a immaginare migliaia di lucine che la gente accendeva mentre ascoltava le sue canzoni, era uno spettacolo incredibile.

Come Disegnatore Luci Il mio lavoro con Pino fu diverso che con altri cantanti, lui era molto malato alle coronarie per cui aveva difficoltà con il calore delle luci e si stancava presto.

A questo se ne aggiungevaun altro non indifferente, quello della vista.

Malgrado fosse giovane aveva delle cataratte importati agli occhi che gli abbassarono la vista fino a farlo diventare quasi cieco.

Fare lo spettacolo luci a Pino non fu semplice, non potevi usare il seguipersona o qualsiasi luce diretta sul viso, le sue pupille reggevano solo il controluce o l'illuminazione laterale. Lo stesso problema, tra l'altro, lo aveva il suo amico con cui ho lavorato Massimo Troisi.

 

Come ogni artista, anche lui aveva le sue fisse e i suoi riti.

 

Mago della chitarra non iniziava Mai la sua serata se non aveva a fianco dei suoi strumenti 2 asciugamani neri e la bottiglia appena stappata di rosso di Montalcino.

Ho maturato una certezza:  la stoffa non e acqua,  quando uno e grande lo rimane per sempre, e Pino Daniele era un grande .