Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Una vita sfortunata

2019-08-27 23:32:31

A volte al peggio non sembra esserci fine...

Nella Roma del secondo Cinquecento visse un nobiluomo che di nobile aveva solo il titolo: il conte Francesco Cenci.


Figlio legittimato del tesoriere papale Cristoforo Cenci, Francesco fu uno dei peggiori uomini dell'epoca: era autoritario, violento, dissoluto e molto altro ancora (niente di positivo, ovviamente). Queste caratteristiche lo portarono più volte dietro le sbarre per una sfilza di reati, dalle risse agli omicidi alla sodomia, tuttavia il rango nobiliare e il patrimonio di famiglia lo salvarono spesso da morte certa.


La brutalità dell'uomo si manifestò soprattutto nei confronti della sua famiglia, in particolare delle donne: il conte maltrattò e umiliò per tutta la vita sia la moglie che le figlie Antonia e Beatrice.


Dopo ben 21 anni di matrimonio e 12 figli la povera moglie del conte morì e lui non perse tempo a risposarsi, continuando nel mentre a maltrattare le figlie e sperperare il patrimonio, ritrovandosi sommerso dai debiti e inseguito dai creditori. La tortura andò avanti fino al 1595, quando la figlia maggiore del conte, Antonia, riuscì a liberarsi dalla tirannide paterna grazie all'intervento del papa, a cui aveva scritto una lettera. Fu l'unica volta in cui il conte non la spuntò e fu costretto dal papa a versare una cospicua dote per le nozze della figlia con un nobile umbro.


Ma se Antonia riuscì a liberarsi, la sorella minore Beatrice non ebbe la stessa fortuna: il padre in seguito alla partenza della figlia maggiore diventò sempre più tirannico e violento. Di conseguenza l'orco continuò i suoi orribili abusi finché nel 1598 l'intera famiglia ne ebbe abbastanza di lui: Beatrice, i fratelli, la matrigna e i servi del loro castello cercarono di uccidere il conte e alla fine ci riuscirono al terzo tentativo, solo dopo averlo drogato.


I problemi per i Cenci tuttavia non finirono con la morte dell'orco: le autorità iniziarono a indagare sulla fine del conte e arrestarono poco dopo i congiurati, inclusa Beatrice. Tutti loro furono torturati e confessarono, finendo così alla sbarra: il risultato fu un maxi-processo, fortemente sbilanciato a favore dell'accusa, che decretò punizioni esemplari, come se gli abusi di una vita ad opera del malvagio conte non fossero stati abbastanza da sopportare. In particolare la povera Beatrice fu decapitata con una spada davanti a Castel Sant'Angelo a Roma, mentre il fratello Giacomo fu squartato.

Come sfregio finale, la tomba di Beatrice Cenci fu profanata e saccheggiata dalle truppe francesi nel 1798, quasi 200 anni dopo la sua morte.

Tuttavia la figura della nobildonna rimase nei secoli fino a diventare un'eroina del popolo. Anche il mondo della cultura si è occupato dl lei dedicandole innumerevoli opere, una su tutte il romanzo ottocentesco "Beatrice Cenci" di Francesco Guerrazzi.


Fonte: HistoRick