Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Friuli in rivolta

2018-11-06 00:06:07

Il Friuli Venezia Giulia è da sempre una regione di confine, quindi i suoi abitanti ne hanno passate tante nel corso dei secoli. Ma nel Cinquecento qualcuno ne ha avuto abbastanza...

Attenzione: questa è storia, non attualità

Agli inizi del Cinquecento il Friuli era sotto il dominio veneziano. La popolazione rurale era sottoposta da secoli al controllo delle famiglie nobiliari, le quali facevano valere ogni minuscolo privilegio di cui godevano per sopravvivere, ciò era dovuto a Venezia che aveva rimosso gran parte dei poteri e privilegi dei nobili friulani. Ovviamente a fare le spese della situazione erano i poveri contadini, che dopo secoli di obbedienza cominciavano ad averne le scatole piene. 

Nel 1509 i plebei infuriati attaccarono e incendiarono il castello di Sterpo, mentre l'anno successivo un gruppo di nobili subì un'imboscata nei pressi di Codroipo.

Infine nel 1511 scoppiò una vera e propria insurrezione contadina, appoggiata dalla famiglia nobiliare dei Savorgnan di Udine, alleati del dominatore veneziano.

I Savorgnan, guidati dal capofamiglia Antonio, fomentarono la rivolta che coinvolse Udine e provocò la morte violenta di molti altri nobili, rivali politici della suddetta famiglia. Le case dei morti furono saccheggiate e gli insorti si divertirono a indossare i vestiti delle loro vittime, mettendo in scena una specie di mascherata. La rivolta in seguito si espanse nelle campagne di tutta la regione: i contadini armati assaltarono i castelli e uccisero parecchie persone altolocate.

In opposizione ai Savorgnan però si era formata un'alleanza di nobili friulani anti-veneziani, guidati dagli storici rivali della famiglia udinese: i della Torre.

Lo scontro finale tra le forze di Savorgnan e quelle dei rivali avvenne presso il fiume Cellina in provincia di Pordenone: grazie al supporto (incredibile) dei veneziani alla coalizione guidata dai della Torre, i Savorgnan persero lo scontro e Antonio scappò oltre confine, a Villach. Lui fu ucciso l'anno seguente, mentre la sua famiglia perse molto: il loro castello fu demolito e le ricchezze confiscate da Venezia.

Per quanto riguarda i contadini, essi furono bastonati severamente e tornarono alla vita di sempre, tuttavia ottennero da Venezia un organo istituzionale, la Contadinanza, con cui controllare le proposte del Parlamento Friulano.

Infine c'è da considerare che nello stesso anno della rivolta il Friuli fu flagellato da una serie di disgrazie (terremoto, carestia e pestilenza) che convinsero il popolino a starsene buono per gli anni a seguire, in quanto esse vennero viste come un segno della collera divina.

A causa della data d'inizio dell'insurrezione (27 febbraio) l'evento è noto come "Rivolta del giovedì grasso".

Fonte: HistoRick