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Parole alla Poesia.

Sym-Ballein, a spasso col diavolo

2019-10-23 08:29:32

Noi creiamo continuamente. Creiamo SIMBOLI, raccogliendo frammenti e resti sparsi. Questo il nostro cammino al passo con il dia-volo, questo il nostro cammino, tramite il dia-volo. Verso il Destino a cui, simbolicamente, ci uniremo necessariamente.

Sym-ballein, gettare unità!


Tanto tempo fa scrissi una lettera al ritorno da Fudenji, monastero Zen sulle colline parmensi, un luogo del cuore per me.

Una bella poesia di Roberta Ghedini sui frammenti che incontriamo per via (questa la poesia, nel suo canale Riflessi di Luna qui in Cam TV), mi ha fatto ricordare  quello scritto, da cui qui estraggo quanto segue.

Altre considerazioni mi vengono in mente, sul sentimento di errare-errore, ma le rinvio ad articoli successivi


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Ecco alcune note di viaggio, trascritte da Marco Konin Boscarato, pellegrino solitario per la via Francigena; partito da Fudenji il 18 gennaio, arrivato a Roma il 13 febbraio 2007.

Queste note raccontano di un viaggio simbolico.

"Simbolo" deriva dal greco "symbállein" (riunire): si dice di una tavoletta incisa con un cartiglio, spezzata in due parti per essere divisa tra amici che la conservassero; affinché, in un lontano futuro, dopo aver seguito ciascuno le proprie esperienze, potessero ritrovarsi, ricomporre il cartiglio, riconoscersi come parti di una stessa interezza.

Due pezzi di coccio, due uomini; si allontanano, viaggiano; si avvicinano, coincidono; scoprono, perdendosi, di essere una sola vita, una sola esperienza.

Dyabállein è il contrario di symbállein: diaballo è il diavolo, la divisione, i due cocci rotti, separati.

Diavolo è pensare che due uomini possano essere tra loro un’altra cosa, diversa.

Ma spezzare l’intero è anche il nostro mondo, ci serve; non potremmo conoscerci e riconoscerci, se non nell’erranza e nell’errore. Il diavolo è buono, in fondo, sa di non poter essere maligno fino in fondo; e appena ci fa consapevoli di questo, sparisce.

Pessoa ce lo fa dire proprio da lui ne “L’ora del diavolo”: il maligno si presenta come un essere affascinante, che se-duce, ci porta a sé, per insegnarci la sua limitatezza; per dirci che, in fondo, non può aggiungere nulla alla realtà compiuta di Dio, proprio nulla; solo curiosità, fantasia, gioco del sogno e dell’illusione. E senza l’opera sacra di Giuda, che tradendo ci trasmette (trade) l’insegnamento di Cristo, non conosceremmo neppure la rivelazione cristiana."

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Mi viene da dire, ora, in aggiunta:

il gesto del Simbolo è lo stesso gesto della Poesia!

Si crea significato, si fondano mondi e templi, attraverso l'unione di figure spezzate, di frammenti, che continuamente incrociamo nel cammino e che raccogliamo nella nostra consapevolezza, trasformandoli.

Poesia è questo, poiesis, creare dal nulla, creativamente, secondo la definizione aristotelica.

Mettere in moto quella forza dell'anima che non ci rende automi, risponditori istintuali, ma produttori di senso, artefici di significato delle cose del mondi, dei frammenti.

E contemporaneamente di NOI, che quei frammenti incrociamo, come fossimo un pianeta vivente in uno sciame di asteroidi.

Tutti NOI, nessuno escluso, nella stessa nostra facoltà di parola.

Fino a quando arriverà la notte; allora nella notte capiremo diversamente quel che accadrà.