Paola Petrazzo

Top Founder Executive

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IL DESERTO DEI TARTARI

2019-09-07 12:32:35

Questo articolo non parlerà di letteratura, nè di cinematografia, nè di geografia....

Quando in una casa arriva un nuovo nato, i primi giorni sono cadenzati dall'avvicendarsi di persone che vogliono fare la conoscenza del nuovo venuto, la povera madre che anelerebbe solo un po' di riposo si trova quindi a dover far fronte ad un impegno del quale farebbe volentieri a meno per potersi dedicare completamente a creare un nuovo equilibrio familiare e a fare conoscenza con il suo bambino

Il quadro idilliaco vorrebbe ora una madre perfettamente acconciata e leggermente truccata che premurosamente si prende cura di un fagottino d'amore che se ne sta buono buono nella sua culletta e che ogni tanto chiede di essere allattato.

La realtà è molto distante da questa bella fantasia.

I primi tre mesi, in particolare, sono per la madre un momento di forte stress, dove, per riuscire a far fronte alle esigenze del suo bambino deve annullare se stessa e i suoi bisogni per mettersi a completa disposizione del piccolo.

I ritmi giornalieri ruotano attorno a poppate, ruttino, cambio pannolino e si ricomincia: poppata, ruttino, cambio pannolino; in tutto questo la mamma è sola e peggio ancora deve badare anche a qualche figlio più grande, il papà è già tornato al lavoro e di tutte le persone che in maniera così immediata si sono proposte per venire a far visita a mamma e neonato...neanche l'ombra.

Chi si prende cura della madre?

In realtà il processo di allontanamento dal mondo "reale" comincia un po' prima per le donne che lavorano, ovvero  con l'inizio dell'astensione obbligatoria dal lavoro, solo che la madre è talmente presa dalla creazione del nido e dal raccogliere le energie per affrontare travaglio e parto che (fortunatamente) non si accorge nemmeno del baratro che la circonda.


Ad un certo punto nessuno chiama più, nessuno si presenta a casa, e la sensazione di solitudine comincia ad impossessarsi della puerpera, soprattutto perchè in questa prima fase ha estrema necessità che qualcuno si prenda cura anche di lei, ricordale che esiste e che è importante, che deve nutrirsi ed idratarsi, prendersi cura di se stessa.

Eccolo il deserto dei Tartari, quel vuoto che ti si crea attorno e del quale non sai come liberarti. Le persone che circondano la madre il più delle volte si limitano ad essere dispensatrici di consigli non richiesti o di sentenze taglienti che tolgono potere alla donna e la fanno sentire inadeguata, insicura e incompetente nel suo ruolo di madre.


Come far fiorire questo deserto?

I nuclei monofamiliari hanno purtroppo portato a questo isolamento dove ciascuno vive rintanato nelle proprie mura domestiche senza nemmeno chiedersi di che cosa possa avere bisogno il nostro vicino/a.

Questo paradigma può essere cambiato, è sufficiente che la prossima volta che una nostra parente, amica o conoscente partorisce si metta in atto comportamenti completamente diversi dalle abitudini portate avanti finora.

Lasciamo trascorrere i primi giorni, servono ai neo genitori per ricreare un equilibrio all'interno del nucleo familiare, passato questo tempo andiamo a trovare la neomamma, portiamole la colazione oppure qualcosa di pronto da consumare insieme, proponiamole di buttare un occhio sul bimbo se lei ha bisogno di fare qualcosa, anche solo di sgranchirsi un momento le gambe (dipende dal grado di confidenza e magari vi dirà che non riesce ad andare a fare pipì da ore), porgiamole un bicchiere di acqua fresca o proponiamole di mettere su una tisana in base alla stagione, offriamoci per fare qualche commissione ( andare in posta o al supermercato etc) o semplicemente di portare fuori i bambini più grandi se in famiglia ci sono. Rimaniamo aperti a ciò di cui lei avrà bisogno e facciamola sentire amata e coccolata, da lei si è prodotta una nuova vita e ci sono culture che venerano la madre "solo" per questo.


Ricordiamoci inoltre quando ENTRIAMO IN CASA di qualcuno, specialmente in una casa in cui ci sono dei figli piccoli FINGIAMOCI CIECHI e quando usciamo da quella casa FINGIAMOCI MUTI. Ciascuno a la propria pena da portare avanti non serve aggiungere ulteriori pettegolezzi e chiacchere.

Non volevo fare questa parte, perchè so già che ischio di dimenticare qualcuno, spero che nessuna me ne voglia (diamo la colpa agli ormoni dell'allattamento) ma vorrei ringraziare in ordine sparso alcune persone che mi sono state vicine in questa ultima gravidanza/puerperio e che quando c'era bisogno mi hanno fatto sentire la loro presenza amorevole, Dio (o chi per lui) ve ne renda merito in eterno.

Grazie a 

Karin, Elisa, Elena, Stefania, Paola, Chiara, Alessandra, Federica, le mamme di giugno 2019 e giuro che se ho dimenticato qualcuno è perchè Giovanni reclama la tetta e Giacomo richiede attenzioni e in questo momento non c'è nessuno ad aiutarmi.


GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE