Nicola Ars

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Ecco come trovare la mia passione mi ha salvato la vita!

2019-07-03 14:43:23

Sono Nicola Ars e nasco come artista 6 anni fa, quando ho deciso di ascoltare la mia voce interiore che continuava in modo sempre più insistente a urlarmi che la vita che stavo vivendo non era quella che volevo.

Lavoravo nel campo dell’ospitalità con ottimi risultati e da quando ho deciso di accantonare quell’attività, ho realizzato oltre cinquanta opere su commissione, e già nei primi nove mesi ho realizzato anche la mia prima mostra personale.


Certo, anche io in passato ho pensato che un artista nasce con tavolozza e pennelli in mano e fin dalla più tenera età sa che da grande vorrà essere il Raffaello contemporaneo.


L’ho creduto davvero per molti anni e ho superato diverse resistenze per poter associare a me il termine “artista”, figurati che anche dopo aver scelto di reinventare la mia vita, erano le persone intorno a me ad essere molto più convinte di me del mio essere artista.


Poi, un giorno ho scelto di prendere per buona l’insistenza di una persona nel definirmi “artista” e di mettermi in gioco, più perché cercavo delle risposte e non avevo niente da perdere, sapevo per certo solo che la convinzione di questa persona nell’affermare con incrollabile fermezza che io sono un’artista, mi ha fatto letteralmente camminare a tre metri da terra.


Così nei miei primi esperimenti, ho vissuto esperienze molto particolari e strane: la mia mano impugnava pennelli e comandava forme di china in modalità totalmente autonoma mentre la mia testa, distaccata osservatrice, continuava a ripetermi “tanto non sei capace”.


Il mio primo dipinto è nato così, nel bel mezzo della notte!

Per una serie di coincidenze, avevo deciso che volevo utilizzare la china, per me da sempre affascinante.

Ho chiesto ad una persona fidata di cosa avevo bisogno, perché non l’avevo mai utilizzata prima nella mia vita e ignoravo completamente quali erano gli strumenti necessari.

Questa persona mi ha quindi gentilmente acquistato pennelli, china e carta appropriata e me le ha consegnate.

Quella sera sono rientrata a casa tardi ma era talmente grande la frenesia di provare e testare la mia manualità che, nonostante fosse ormai mezzanotte, mi sono seduta ed ho iniziato.

Forse l’orario mi ha aiutata a vivere la mia prima esperienza di canalizzazione, la stanchezza della giornata ha intontito a sufficienza la mia voce interiore da permettermi di non esserne assillata.

Comunque il mio obiettivo razionale era semplice, volevo comprendere come mi trovavo con quegli elementi sconosciuti, nell’ottica di poter realizzare successivamente un’opera piuttosto dettagliata che avevo abbozzato con carta e tratto-pen.

Ricordo solo che la mia mano fluiva regolarmente, senza sforzo o intoppo e che è andata avanti a creare forme che sembravano dettate da una consapevolezza ben superiore.

È stata la prima volta che ho trovato un senso più profondo nelle parole di Michelangelo, quando sosteneva che i massi di marmo già contenevano l’opera, lui si preoccupava solo di togliere l’eccesso.

Qualcosa mi suggeriva dove inserire forme e dove lasciare il foglio intatto, immacolato.


Quando sono arrivata al termine, e ho sentito che il quadro era finito, sono rimasta a bocca aperta… perché quello doveva essere solo un foglio di schizzi e segni per darmi la misura della mia capacità e invece ne era uscito un quadro fatto e finito.


Le interpretazioni sono state molte e il quadro ha trovato presto casa nella rinascimentale Firenze, da quel momento il mio stile ha visto l’aggiungersi di materiali e significati. Di certo c'è che in passato mai avrei pensato di fare questo nella mia vita e se non avessi accettato il prezzo da pagare nel saltare nel vuoto, forse non lo avrei mai scoperto!