Mirella Draghici

Coltivare (praticare) la consapevolezza

2019-06-13 12:17:33

Esercitarsi alla consapevolezza significa impegnarsi in ogni momento a essere presenti a se stessi.

 Non esiste una «prestazione», ma solo quel momento. Non cerchiamo di migliorare o di raggiungere alcunché. Non rincorriamo nemmeno conoscenze o visioni particolari, né ci sforziamo di essere acritici, calmi o rilassati. E certamente non sviluppiamo l’autocoscienza né ci abbandoniamo a preoccupazioni d’ordine personale. Semplicemente invitiamo piuttosto noi stessi a immedesimarci in quel momento in piena lucidità, con l’intenzione di assimilare nel miglior modo possibile un orientamento calmo, consapevole ed equanime. Naturalmente, con la pratica continua e il tipo appropriato di sforzo fermo e lieve nel contempo, calma, consapevolezza ed equanimità si sviluppano e si approfondiscono autonomamente, grazie alla determinazione di rimanere tranquilli e di osservare senza reagire e giudicare. Ne conseguono percezioni e intuizioni, esperienze profonde di tranquillità e di gioia. Ma sarebbe erroneo dire che ci applichiamo perché queste esperienze si materializzino o che sia più utile viverne molte che poche. Lo spirito della consapevolezza è la pratica fine a se stessa, prendere ogni momento come viene, piacevole o spiacevole, buono, cattivo o brutto, e poi lavorare su quello perché è quanto abbiamo a disposizione in quel momento. Con questo atteggiamento la vita stessa diventa pratica. Dunque, invece di parlare del "fare pratica", sarebbe meglio dire che è la pratica a plasmarci, o che la stessa vita diventa per noi una guida e un maestro per aiutarci a meditare....