Mirella Cadeddu

Founder Senior

I NOSTRI ANCORAGGI E L'AMORE

2020-04-07 15:30:09

I NOSTRI ANCORAGGI E L'AMORE

Accostarsi al dolore altrui richiede sempre tanta delicatezza, empatia e rispetto.

L’uso della comunicazione appropriata, con un’ attenta ponderazione delle parole che utilizziamo, è qui più importante che mai.

Mi riferisco in questo caso al dolore per la perdita di una persona cara.

Si dice, in base a studi sull’argomento, che la sua elaborazione avvenga in fasi definite.

Ovviamente la risposta è soggettiva e dipende da infinite variabili. E chi lo vive o lo ha vissuto sulla propria pelle  è spesso poco propenso alle definizioni, agli schemi, ma è assorbito dalla propria personale devastante esperienza.

Davanti ad un video come questo, le emozioni possono essere molto diverse ma, soprattutto se il dolore è recente, le parole di questa donna potranno risultare incomprensibili, quando non addirittura offensive.

Una risposta che  ho ricevuto  al riguardo, e che riporto fra le tante come molto rappresentativa, è che considerare il lutto come un’opportunità è qualcosa che FA RABBRIVIDERE , e ancor più è incomprensibile l’accostamento della perdita di un proprio caro con la perdita per esempio di un lavoro.

In base alla mia personale esperienza, sia le parole contenute in questo video che la re-azione ad esse meritano comprensione e  profondo rispetto.

Per arrivare ad elaborare pensieri di accettazione, addirittura accoglienza di un accadimento di questa portata è necessario aver compiuto un profondo “lavoro” di introspezione, di ricerca di senso, arrivando quindi ad un’evoluzione e ad un salto in una dimensione nuova.

Cosa può rendere difficile avere uno sguardo nuovo e per certi versi audace  su situazioni tanto complesse?

Inconsciamente succede che consideriamo il nostro dolore, che in alcuni casi trasformiamo in permanente,  come l’unica naturale risposta ad un tale evento. Ed in gran parte è proprio così, è una risposta umana, naturale, per la mancanza che avvertiamo, per l’ingiustizia che riteniamo subire, e perché è un evento definitivo, senza rimedio.

Ma può succedere che questa nostra risposta ci faccia anche sentire nel giusto, ci “ancoriamo” ad essa come forma di lealtà, di rispetto per chi non c’è più per lo meno come presenza terrena.

Far riaffiorare in noi la Vita, l’energia, ed altri sentimenti come la gratitudine, addirittura la gioia, ci sembrano un insulto ed in un certo senso una forma di tradimento verso chi non ne può più fare esperienza.

Cosa può “disincagliarci” da questo ancoraggio?

Ritrovare dentro di noi l’Amore, incondizionato, che non ha termine, che non conosce confini né tempo né spazio, e che può ancora e ancora di più essere manifestato, guidare i nostri gesti, le nostre azioni.

Un Amore ispirato e che ispira, che scopre modalità nuove, e si diffonde, si trasmette di persona in persona.

Chi resta lo riceve in eredità e ha anche il compito nuovo di farlo moltiplicare e prosperare.

E’ una visione differente, certo. Ma può aiutare noi e chi ci sta intorno.

A me è servito ad un certo punto del mio cammino paragonare il dolore del lutto con il dolore del parto.

Strano accostamento, è vero. Ma l’analogia sta nel modo di viverlo ed affrontarlo.

Assecondandolo, anziché lottarvi contro, non aggiunge sofferenza all’oggettivo dolore, e porta,  nel caso del parto ad una nascita. Nel secondo, ad una rinascita.