Mirella Cadeddu

Founder Senior

GENITORI E FIGLI

2019-09-16 20:47:55

SARÒ UN BUON GENITORE?

SARÒ UN BUON GENITORE?

Chissà quante volte ti capita di chiedertelo.


Sicuramente ti rendi conto dell'immensa responsabilità che ha ogni tua singola azione, ogni singola parola o atteggiamento, e hai a volte la sensazione di muoverti in un campo minato...con la paura di fare passi falsi .

 Sai di "maneggiare" qualcosa di infinitamente

 prezioso e fragile e hai paura di sbagliare.


Peggio è se invece sei pieno di certezze, se non hai dubbi, se credi di essere SEMPRE nel giusto, come ti avessero tramandato una verità assoluta che, se è andata bene per te, ha in sé la garanzia che funzionerà.

All'inizio è così facile, con quel fagottino che dipende in tutto e per tutto da te, prima per i suoi bisogni primari, e poi via via impara attraverso te, crede in te, gli sei indispensabile…

Ma cosa succede quando il cordone inizia ad allentarsi, il MONDO lì fuori diventa un richiamo irresistibile,  e non sei più tu al CENTRO di questo mondo?

Magari hai sognato, progettato, pianificato, con tanta ASPETTATIVA, lo vedi già, migliore nello studio, nello sport, in educazione, in ubbidienza….


UBBIDIENZA. 


Se lo cerchi sul vocabolario, eccone il significato:

Fare ciò che viene ordinato o richiesto sottomettendosi all'altrui volontà (prontamente, per forza, malvolentieri); u. ai superiori, ai genitori; u. a un ordine, a un comando.


Beh non è proprio il massimo, vero?

Non è poi così soddisfacente messa così.


Per un bel po' però magari vai avanti convinto, perché così è stato per te, e non hai ricevuto poi mica un gran danno, oppure fai il contrario, perché invece qualcosa di rotto dentro di te l'hai avvertito.

Davvero difficile, forse impossibile, credersi nel giusto.

Una frase per me illuminante è questa: dovremmo sforzarci di EDUCARE, e non istruire. Istruire vuol dire mettere dentro, educare  TIRARE FUORI.

Permettere al CAPOLAVORO che ci è stato donato in custodia di divenire tale, ma NON secondo i nostri piani, i nostri desideri, la nostra voglia di perfezione, o le nostre rigidità.

Il nostro compito è   fornire un ambiente sicuro, disteso, dove ci sia rispetto, calore, ascolto, poche chiare regole per la piccola comunità che li accoglie. Affetto , mancanza di giudizio.  Tempo dedicato. E, soprattutto, ESEMPIO.

NO.  Sembra,  a dirsi,  ma NON è facile.

Perché ci portiamo dietro noi stessi, con i nostri limiti, le nostre forze spesso inadeguate, le nostre stanchezze ed insicurezze.

Se iniziamo ad avere chiaro che per entrare in una relazione di coppia dobbiamo prima star bene con noi stessi, quanto dovrebbe essere più vero per poterci proiettare in un compito così delicato?

Ma è davvero sempre così?

In fin dei conti , CHI  ci prepara ad un'impresa così MAESTOSA?

A volte, anzi spesso, correggiamo il tiro da figlio a figlio (sicuramente è il mio caso!) , perché cresciamo insieme a loro, e se qualcosa non funziona sarebbe diabolico persistere!

Così facendo forse siamo oggetto di qualche recriminazione, ma chi l'ha detto che non ci sia sempre tempo per tutti per ripartire da ora in avanti, con un po' di consapevolezza in più?

Confido che almeno questo ci verrà concesso.

E quando, passata l'onda burrascosa dell'ADOLESCENZA che ci ha tenuti tutti appassionatamente ostaggi per qualche annetto, scopriremo un nuovo modo di viverci e vedremo nei loro occhi affetto , serenità e luce, una lieve pacca sulla spalla a noi stessi potremo anche concedercela…

Certi però che il nostro sguardo -anche a distanze oceaniche - non li abbandonerà mai.