Martina Cubi

Agevolazioni fiscali e incentivi per generatori a biomassa : quello che forse non sapete

2019-10-28 10:34:05

Informazioni utili per essere consumatori e clienti più consapevoli

Agevolazioni fiscali e incentivi per generatori a biomassa : quello che forse non sapete

Da alcuni anni, per incentivare la vendita e l’acquisto di nuovi generatori a biomassa (caldaie, caminetti, inserti e stufe a legna e a pellet) con alti rendimenti e basse emissioni inquinanti, sono stati creati degli appositi strumenti di “ritorno economico” ben noti a chi è del settore. Si tratta della detrazione fiscale al 50%, che prevede di recuperare il 50% della spesa in 10 anni, e del “Conto Termico 2.0” che garantisce un incentivo immediato sul prodotto acquistato.

La detrazione fiscale è sicuramente il mezzo più rapido e sicuro dal punto di vista esecutivo e burocratico. La fattura va pagata esclusivamente a mezzo bonifico bancario e utilizzando il bonifico apposito per ristrutturazione edilizia che comporta una ritenuta d’acconto trattenuta direttamente alla ditta installatrice.

Il cliente dovrà quindi semplicemente recarsi dal proprio commercialista o da chi compila i moduli per la dichiarazione dei redditi e portare con sé la copia della contabile del bonifico e la fattura.

Importante novità entrata in vigore dal 21 novembre del 2018 e applicata retroattivamente per tutti i lavori eseguiti dal gennaio 2018, è la comunicazione ENEA. In caso di installazione di un nuovo generatore a biomassa per cui si intenda richiedere la detrazione fiscale, è obbligatorio per legge inoltrarne comunicazione sul portale ENEA https://detrazionifiscali.enea.it . Il portale è accessibile anche dai privati cittadini, previa iscrizione, ed è abbastanza intuitivo .. per chi utilizza il computer abitualmente. Altrimenti, nonostante l’utilizzo della guida online, può risultare ostico e spaventare un utente poco esperto. A questo punto, sarà necessario rivolgersi a uno studio, al proprio commercialista o richiedere il servizio al negozio di installatori (se lo fornisce). Difficilmente vi imputeranno meno di 30€ per il servizio. Una cifra non esagerata, ma che va a “mangiare” un po’ del tanto agognato incentivo. Cosa accade se la comunicazione non viene inoltrata all’ENEA entro i prescritti 90 giorni dall’ultimazione dei lavori? Si rischia una sanzione abbastanza salata, che di certo andrebbe e vanificare il vantaggio economico, oppure uno spiacevole accertamento fiscale.

La conclusione è che anche sulla detrazione fiscale grava qualche rischio per chi non dovesse essere a conoscenza delle attuali normative, mai comunicate dagli organi competenti in modo sufficientemente tempestivo e chiaro per il cittadino.

Veniamo ora al Conto Termico. Strumento quantomeno complesso da enucleare, risulta assai appetibile per il cliente e assolutamente sfiancante per coloro che devono seguire le pratiche.

Sponsorizzato in modo entusiastico e abusato per concludere più vendite possibili, il Conto Termico presenta diversi chiaroscuri che nessuno conosce, se non gli addetti al settore.

Innanzitutto: di cosa si tratta?

Il Conto Termico si propone di stimolare lo smaltimento di vecchi e obsoleti generatori a biomassa o a gasolio, proponendo eccellenti incentivi per chi compra un nuovo generatore a biomassa con rendimenti superiori all’85%. 

Ogni generatore ha un diverso incentivo il cui importo dipende dai rendimenti, dalle emissioni e dalla zona climatica d’Italia in cui viene installato. Buona parte del Friuli Venezia Giulia si colloca in fascia “E”, la penultima, potendosi avvalere di importi che partono perlopiù dai 1000€, ma che spesso li superano e anche di molto. L’ente che eroga gli incentivi è il GSE (Gestore dei Servizi Energetici), il quale riceve tutte le pratiche e le valuta per poi emettere, se l’esito è positivo, un bonifico bancario con l’importo previsto. Le tempistiche sono ben diverse dai 10 anni richiesti dalla detrazione fiscale, si parla infatti di 5-6 mesi, salvo ritardi o richieste di documenti integrativi.

Le caldaie a pellet di alcuni marchi fruiscono di incentivi anche maggiori di 6.000€ che è possibile recuperare su fatture che comprendono sia la spesa per il generatore che le spese per l’installazione e il trasporto.

Finora le premesse sono davvero molto interessanti. 

Dietro a tutto questo ci sono naturalmente le aziende produttrici, soprattutto italiane, ma anche aziende estere con mercato in Italia, che sgomitano per far certificare dai laboratori -con non poca spesa- i loro generatori affinché rientrino tra i prodotti che possono avvalersi del Conto Termico, riuscendo a far certificare rendimenti altissimi e quindi offrire alti incentivi. 

Il rischio è di acquistare un prodotto a buon mercato e di media qualità solo perché il rientro economico è formidabile, ma che agli effetti pratici risulterà meno performante e longevo di un prodotto realmente di alta gamma che però ‘misteriosamente’ risulta avere rendimenti più bassi. L’antico dilemma: chi meno spende, meglio o peggio spende?


Come viene portata avanti una pratica di richiesta incentivi? Posso farlo da solo come privato acquirente?

Il servizio viene solitamente offerto dal negozio stesso, oppure ci si può appoggiare a degli studi specializzati ma è davvero difficile occuparsi da soli della pratica perché è necessario essere molto informati e conoscere tutti i cavilli e i sotto-cavilli fondamentali per far sì che la richiesta vada a buon fine.

Il cliente deve fornire i suoi dati e quelli dell’immobile, vanno inseriti i dati del generatore da smaltire, i dati del generatore acquistato, la contabile del bonifico eseguito digitando una precisa causale. Vanno inviate le certificazioni del laboratorio, la conformità del prodotto, le foto del pre-opera e del post-opera fatte in un certo modo. E per ogni passaggio ogni dettaglio conta e può essere motivo di fastidiose richieste di integrazione o, peggio, causare un rigetto della richiesta.

Il costo per la pratica in media parte dai 200€ e arriva anche ai 300 o 400€ in base alla parcella del professionista che seguirà il tutto. A questa spesa va sommata l’eventuale quota per lo smaltimento del vecchio generatore. Chi si è imbattuto in una di queste pratiche sa che il lavoro che richiedono (tra cui contattare costantemente il GSE per aggiornamenti ed eventuali problematiche del portale) vale ogni centesimo richiesto sia per il tempo speso che per la responsabilità di far andare il tutto a buon fine. Come se non bastasse, a cadenza periodica, il GSE aumenta il carico di documentazione richiesta e restringe i parametri.

Diventa un gioco tra il GSE che non vuole farsi fregare dalle solite furbate (di chi ad esempio installa un vecchio generatore reperito chissà dove solo per poterlo smaltire e ottenere l’incentivo) ed il professionista che segue il cliente, che si inventa soluzioni di ogni tipo per aggirare le nuove restrizioni. 

Il cliente poi, una volta ottenuto l’incentivo, deve conservare nientemeno che per 5 anni la documentazione prevista, le foto, le dichiarazioni di conformità, il certificato di corretto smaltimento, le fatture di acquisto di biomassa certificata e le fatture delle obbligatorie manutenzioni ordinarie.

A questo punto sorge la domanda: se il fine ultimo è l’ecologia, non sarebbe più semplice dare un incentivo sull’acquisto come si fa ad esempio per le automobili? La risposta sembra essere quella di preferire la creazione di un sistema burocratico che alimenta sé stesso con giri economici non da poco.

Un incentivo insomma irrinunciabile ma per cui vengono richiesti fin troppi dati sensibili.

Concludiamo quindi così: ci viene tesa una mano per aiutarci nei nostri necessari investimenti domestici e scopriamo in seguito di essere stati strattonati in un dedalo di burocrazie incomprensibili che ci costringono ad affidarci a figure professionali esterne, che comportano una spesa. Una spesa per poter risparmiare. I soliti e ben noti controsensi.

E cosa accade in caso di un controllo o una verifica o nell’eventualità che i soldi percepiti risultassero indebitamente ottenuti? Ai posteri l’ardua scoperta.