Mamma Oggi

Founder Junior

Un punto di vista “disordinato“ ma illuminante su ciò che stiamo vivendo: quello di Paolo Mottana

2020-03-20 14:41:57

Chi di voi #Camers conosce il docente di Filosofia Paolo Mottana? Mi è capitato in questi giorni un testo da lui scritto in questo periodo di quarantena e devo dire che lo ritengo semplicemente illuminate, ricco di spunti interessanti che vorrei condividere con voi genitori e non solo.

Dirò cose disordinate. E’ un tempo in cui tante cose vengono al pettine, i tanti tumori della nostra vita assurda. Questo coprifuoco mette a nudo la nostra vulnerabilità ma anche i nostri miserabili limiti. Limiti di chi ha vissuto troppo in fretta e male, preda di mete insensate. E tuttavia non so assumere toni di protesta, di sconcerto, di antagonismo.

Quello che vedo. Confusione certo, come è normale. 

Tanta gente che si dà da fare, un po’ a vuoto. Quelli che organizzano flash-mob, quelli che intrattengono i bambini e i ragazzi immaginando che siano assuefatti a essere intrattenuti. E forse è tristemente così. Anche perché sono reclusi in casa. Case che non conoscono, perché da sempre sono stati portati fuori, in quelle brutte case che chiamiamo scuole.

 

Bambini e ragazzi che sono “incubi” per tanti genitori. Uno dei tanti nodi che vengono al pettine. Questa frattura tra genitori e figli, questa non-conoscenza, questa insofferenza. Le famiglie si rivelano alla fine per quello che sono. Caricature del bel sogno di casa, amore e figli maschi.

 

Non si sa stare insieme. La paura di questa energia soffocata dei bambini a cui si è sempre sfuggiti sale. Aiutateci a tenerli impegnati.

 

Sa di grottesco eppure è vero. E’ davvero così.

Vengono al pettine i nostri modi di abitare, il soffocamento degli appartamenti, questi piccoli carceri che si credeva di essersi cuciti su misura salvo che in realtà sono perlopiù dormitori e abitarli di giorno è un incubo.

 

L’impossibilità di diminuire. Alle belle prediche, mie comprese, di chi vorrebbe che si fosse capaci di rallentare, di non fare, di godere il silenzio di queste giornate con poche auto, risponde l’ansia da non fare appunto. Chi non ha mai imparato a leggere si sforza ma non è capace. Ci si attacca ai social, ai cellulari, si organizzano party on line, probabilmente si fa sesso on line.

 

Che non sapessimo stare soli si sapeva, ma ora è chiaro che non si stare neppure insieme, specie insieme ai propri figli. Che si rivelano per quello che sono, energia incatenabile, anche se noi abbiamo scelto di metterli in catene così presto nei reclusori scolastici.

 

Ammiro chi prepara giochi da fare a casa con i bambini, chi scrive novelle o le mette a disposizione, chi raccoglie i diari del tempo del coprifuoco, gli operatori indefessi del benessere, le dame di san vincenzo del cerotto sulla ferita purulenta.

 

Quello che si vede però è l’angoscia, ancora contenuta ma che potrebbe esplodere da un momento all’altro. Perché noi abbiamo interiorizzato l’idea che ogni cazzata ci venga in mente possiamo farla. E ora che siamo costretti a limitarci, sale l’angoscia.

Mi chiedo quanti mariti e mogli stanno soffrendo le pene dell’inferno perché non possono raggiungere i loro amanti e sono costretti a stare insieme alla “dolce metà” che tanto dolce non è.

 

Poi ci siamo noi, i soli. Un po’ più allenati ma comunque sotto coercizione. Perché anche il solo ama la sua libertà. Anzi ne è schiavo. Costretto a rimanere forzatamente a casa a guardarsi allo specchio dopo un po’ vorrebbe qualsiasi cosa vivente per distrarsi da sé.

 

Poi ci sono i saggi, quelli che sanno come fare, quelli che predicano, quelli della meditazione e dell’autoguarigione, quelli delle piccole cose che rendono felici.

 

Sinceramente non lo so. Non so cosa dire a chi mi chiede di dire qualcosa sulla nuova reclusione dei bambini e dei ragazzi. Se non: signori, questo è il nostro mondo. Un mondo di territori così antropizzati che non c’è spazio neppure per i cani. Non c’è da stupirsi che il virus corra così in fretta in un modo così sovraffollato, così accatastato gli uni sugli altri. L’abbiamo voluto noi così. Ognuno nella sua cella a pochi millimetri da quella dell’altro.

 

Dove devono andare i bambini senza mettere in pericolo la salute dei loro “nonni”, come si ripete incessantemente? 

E’ il momento di fare i conti con la vita che tutti bene o male abbiamo scelto. A chi ha detto che non voleva rinunciare a nulla. Famiglia, figli, lavoro, realizzazione, successo. Adesso deve fare i conti con tutto ciò che veniva respinto nei brevi tempi morti, week-end, vacanze, rigorosamente in coda per scappare dalla morsa delle nostre belle e smartcittà.

 

Sulla Milano super efficiente c’è da sorridere oggi. Le città del nord con i loro fantastici servizi, per agevolare ognuno a correre sul posto di lavoro e lasciare i figli in scuole vecchie e schifose e i vecchi a imputridire negli ospedali e negli ospizi.

Dubito che cambieremo. Dipenderà anche dalla durata di questo stop. Di questa imprevista doccia fredda.

 

Ma forse potremmo provare ad ascoltare cosa viene fuori dal cratere, come il cratere delle torri gemelle, senza la fretta di coprirlo subito, per poi riprendere a costruire torri e altre catastrofi.

Forse, e sottolineo forse, potremmo provare.

(Paolo Mottana)