Laura Peressini

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LA MATURITÀ SI RAGGIUNGE QUANDO SI COMINCIA A CERCARESOLUZIONI E NON COLPEVOLI Ricordi quando eri bambino? L’infanzia è un periodo meraviglioso, spesso visto con nostalgia dagli adulti. E’ il periodo in cui si scopre il mondo e, al tempo stesso, ci si sente sicuri sotto la protezione degli adulti. Non si ha la maturità sufficiente per essere responsabili per se stessi. Sono i nostri genitori ad occuparsi delle nostre necessità, soddisfare i nostri bisogni e di prendere decisioni per noi. E’ per questo che crescere è un’esperienza agrodolce, si perde la comodità e la sicurezza, ma si ottiene qualcosa di veramente prezioso: la libertà. Col passare degli anni prendiamo le redini della nostra vita, cominciando dalle necessità basiche. Ma ci sono anche altri aspetti che dobbiamo imparare ad affrontare e sui quali assumere le nostre responsabilità: i legami affettivi, ad esempio, o la nostra salute mentale. Si chiama maturità. E’ proprio nel modo in cui gestiamo questa responsabilità che risiede la differenza tra crescere e maturare. Prendere decisioni implica provare emozioni legate alla paura di commettere errori e all’incertezza, tanto che a volte ci blocchiamo e abbiamo difficoltà nello scegliere un cammino o un altro. La verità è che tutti commettiamo errori, perché sbagliare fa parte del processo di apprendimento. Ma ammettere gli errori implica un processo complesso di riflessione e analisi dei fatti, ed è per questo che a volte è più semplice cercare ragioni esterne che giustificano i nostri errori. E’ qui che entra in gioco la colpa: quando troviamo ostacoli o problemi, la nostra mente comincia a cercare colpevoli. Quando incolpiamo noi stessi o gli altri per ciò che ci succede, ci stiamo concentrando su emozioni e atteggiamenti negativi: ira, frustrazione, tristezza e rancore ci impediscono di andare avanti, e ci rendono infelici. Restare impantanati nel pensare a ciò che è successo e ai possibili colpevoli ci blocca. Ma assumendo un diverso atteggiamento, basato sulla revisione e l’analisi dei fatti, per migliorare e non ripetere gli errori, ci permette di trasformare la frustrazione in motivazione. La maturità consiste nell’imparare a passare dal primo al secondo stato.

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Laura Peressini

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SHIATSU, LA SETTIMANA DEDICATA ALLA LONGEVITÀ https://www.quotidiano.net/blog/malpelo/shiatsu-la-settimana-dedicata-alla-longevita-33.3560

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Laura Peressini

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"Cinque sono le cose che un uomo rimpiange quando sta per morire. E non sono mai quelle che consideriamo importanti durante la vita. Non saranno i viaggi confinati nelle vetrine delle agenzie che rimpiangeremo, e neanche una macchina nuova, una donna o un uomo da sogno o uno stipendio migliore. No, al momento della morte tutto diventa finalmente reale. E cinque le cose che rimpiangeremo, le uniche reali di una vita. La prima sarà non aver vissuto secondo le nostre inclinazioni ma prigionieri delle aspettative degli altri. Cadrà la maschera di pelle con la quale ci siamo resi amabili, o abbiamo creduto di farlo. Ed era la maschera creata dalla moda, dalle false attese nostre, per curare magari il risentimento di ferite mai affrontate. La maschera di chi si accontenta di essere amabile. Non amato. Il secondo rimpianto sarà aver lavorato troppo duramente, lasciandoci prendere dalla competizione, dai risultati, dalla rincorsa di qualcosa che non è mai arrivato perché non esisteva se non nella nostra testa, trascurando legami e relazioni. Vorremmo chiedere scusa a tutti, ma non c’è più tempo. Per terzo rimpiangeremo di non aver trovato il coraggio di dire la verità. Rimpiangeremo di non aver detto abbastanza ”ti amo” a chi avevamo accanto, ”sono fiero di te” ai figli, ”scusa” quando avevamo torto, o anche quando avevamo ragione. Abbiamo preferito alla verità rancori incancreniti e lunghissimi silenzi. Poi rimpiangeremo di non aver trascorso tempo con chi amavamo. Non abbiamo badato a chi avevamo sempre lì, proprio perché era sempre lì. Eppure il dolore a volte ce lo aveva ricordato che nulla resta per sempre, ma noi lo avevamo sottovalutato come se fossimo immortali, rimandando a oltranza, dando la precedenza a ciò che era urgente anziché a ciò che era importante. E come abbiamo fatto a sopportare quella solitudine in vita? L’abbiamo tollerata perché era centellinata, come un veleno che abitua a sopportare dosi letali. E abbiamo soffocato il dolore con piccolissimi e dolcissimi surrogati, incapaci di fare anche solo una telefonata e chiedere come stai. Per ultimo rimpiangeremo di non essere stati più felici. Eppure sarebbe bastato far fiorire ciò che avevamo dentro e attorno, ma ci siamo lasciati schiacciare dall’abitudine, dall’accidia, dall’egoismo, invece di amare come i poeti, invece di conoscere come gli scienziati. Invece di scoprire nel mondo quello che il bambino vede nelle mappe della sua infanzia: tesori. Quello che l’adolescente scorge nell’addensarsi del suo corpo: promesse. Quello che il giovane spera nell’affermarsi della sua vita: amori."

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