L'Albero Verde della Vita

L'Albero Verde della Vita e la seconda edizione de “I Sapori del Grano”, manifestazione gastronomica, sociale, folkloristica, ambientata in terra di Puglia. Per saperne di più contattaci all’indirizzo [email protected] o all’utenza 3913419961. A dicembre - gennaio si effettuava la semina. Prima della semina sul terreno si spargeva il letame accumulato nella concimaia durante l’anno. Veniva sparso quando ancora sui campi c’erano le stoppie così con l’aratura si mescolava alla terra. In primavera quando le piantine erano ancora piccole veniva effettuata una nuova concimazione. La semina avveniva a mano. Dietro al seminatore passavano i buoi con l’aratro per ricoprire di terra i semi. Dietro i buoi passava un contadino con la zappa per appianare le zolle lasciate dall’aratro. Poiché non si usavano diserbanti le erbacce venivano tolte zappettando. In inverno la neve era utile perché proteggeva le piantine dal gelo, in più quando si scioglieva bagnava a fondo il terreno. Un detto popolare recitava infatti “suttu ‘a nivi pani, suttu ‘u gelu fami” (sotto la neve pane, sotto il gelo fame). Significava che il gelo portava la fame perché distruggeva le piantine privando i contadini del loro raccolto. Mietitura e trebbiatura (“mititura” e “pisatura”) La mietitura e la trebbiatura erano operazioni molto faticose ed impegnative per i contadini. Ma erano anche giorni di festa, in quanto vedevano le famiglie aiutarsi reciprocamente. Inoltre con la trebbiatura le famiglie si rendevano conto se avevano abbastanza grano sia per il loro fabbisogno, sia per la semina successiva. Nelle annate difficili spesso bisognava scegliere una cosa o l’altra. La mietitura iniziava a metà giugno quando le spighe erano mature ed avveniva a mano con una falcetta. I mietitori si proteggevano le dita della mano sinistra da eventuali tagli con una sorta di grossi ditali fatti con le canne.

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L’Albero Verde della Vita sta lavorando per la seconda edizione de “I Sapori del Grano”, manifestazione gastronomica, sociale, folkloristica, ambientata in terra di Puglia. Continua a seguirci per le novità e se sei curioso e vuoi partecipare contattaci all’indirizzo [email protected] o all’utenza 3913419961. I contadini mietendo uno di fianco all’altro tagliavano “nu ghirmitu” (il fascio di spighe che riuscivano a tenere nella mano) lo legavano con tre o quattro spighe del fascio stesso e lo lasciavano a terra. Dietro i mietitori le donne raccoglievano alcuni “ghirmiti” e formavano una “gregna”(un covone) legandola con una corda fatta con gli steli del grano. Dietro ai mietitori e alle donne passavano le donne povere (le spigolatrici) che raccoglievano le spighe cadute ai mietitori. I covoni venivano lasciati al sole per seccarsi, quindi venivano accatastati così in caso di pioggia si bagnavano e rovinavano solo quelli esterni. Successivamente i covoni venivano portati sull’aia per essere “pisati” (trebbiati). Anticamente la trebbiatura avveniva con buoi o asini aggiogati per trascinare una pietra che sgranava le spighe. Quindi i contadini con i tridenti toglievano la paglia e se c’era vento sollevavano il grano in aria per pulirlo dalla pula. Quando era pulito veniva messo nei sacchi e trasportato nelle case. #granoalberoverdeassociazionepugliaaziende

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L’Albero Verde della Vita sta lavorando per la seconda edizione de “I Sapori del Grano”, manifestazione gastronomica, sociale, folkloristica, ambientata in terra di Puglia. Continua a seguirci per le novità e se sei curioso e vuoi partecipare contattaci all’indirizzo [email protected] o all’utenza 3913419961. I contadini mietendo uno di fianco all’altro tagliavano “nu ghirmitu” (il fascio di spighe che riuscivano a tenere nella mano) lo legavano con tre o quattro spighe del fascio stesso e lo lasciavano a terra. Dietro i mietitori le donne raccoglievano alcuni “ghirmiti” e formavano una “gregna”(un covone) legandola con una corda fatta con gli steli del grano. Dietro ai mietitori e alle donne passavano le donne povere (le spigolatrici) che raccoglievano le spighe cadute ai mietitori. I covoni venivano lasciati al sole per seccarsi, quindi venivano accatastati così in caso di pioggia si bagnavano e rovinavano solo quelli esterni. Successivamente i covoni venivano portati sull’aia per essere “pisati” (trebbiati). Anticamente la trebbiatura avveniva con buoi o asini aggiogati per trascinare una pietra che sgranava le spighe. Quindi i contadini con i tridenti toglievano la paglia e se c’era vento sollevavano il grano in aria per pulirlo dalla pula. Quando era pulito veniva messo nei sacchi e trasportato nelle case. #granoalberoverdeassociazionepugliaaziende

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