Cultura Multidisciplinare

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Vecchissimi, ma in fondo così giovani Le aragoste, che vivono fino a 70 anni, non muoiono di vecchiaia, ma per la fatica e lo stress metabolico dovuti alla muta. Negli anni l’animale diventa infatti sempre più grosso e l’energia richiesta per rinnovare periodicamente il suo esoscheletro cresce fino al punto di farlo cadere esausto e privo di vita. Tolto questo, le aragoste sono “biologicamente immortali”[4]. Secondo i ricercatori, tale peculiarità dipenderebbe da un enzima in grado di ringiovanire le cellule indefinitamente, la telomerasi. Presente in tutti i vertebrati, quest’ultima ha la funzione di riparare i telomeri ad ogni replicazione cellulare, ma nel corso della vita smette di funzionare, provocando il progressivo accorciamento dei telomeri, provocando l’invecchiamento e l’insorgenza di tumori. Nelle aragoste, invece, la telomerasi non smette mai di funzionare, tant’è che la fertilità aumenta progressivamente con l’età.

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