KARATENAUTA

ALLA SCOPERTA DEL MONDO DEL KARATE.

KARATENAUTA

ALLA SCOPERTA DEL MONDO DEL KARATE.

PERCHÉ...? O COME...? QUALE APPROCCIO AVETE CON IL KARATE?

2021-05-15 17:33:34

Scopriamo insieme le differenze tra la pratica, mirata alla ricerca dell'efficacia della tecnica e quella mirata all'esecuzione estetica del gesto.

Benvenuti a bordo ⛵ KARATENAUTI, esploratori del mondo del karate 🥋.

In questo articolo voglio parlarvi di un tema che per me ha significato molto nel modo di approcciarmi e rapportarmi con l'arte marziale che pratico.

Sto parlando, se ancora non si fosse capito, del diverso modo che un individuo può adottare quando deve valutare qualcosa che gli viene insegnato. 

Personalmente, in qualsiasi ambito, sono sempre stato una di quelle persone a cui non basta spiegare come fare qualcosa. Mi piace capire il senso, lo scopo e le motivazioni che sono alla base di tutto ciò che possiamo conoscere.

In poche parole ho sempre preferito il "perché" al "come".

Entrambe queste domande sono importanti durante un processo di apprendimento, ma per esperienza personale ritengo che per quanto concerne il mondo del karate, la domanda più importante da porsi e porre è la prima.

All'interno del mondo del karate, esistono due interpretazioni di quest'arte marziale che rispondono rispettivamente a queste due domande:

-il karate di Okinawa risponde alla domanda: "perché devo fare questo..."?

-il karate "giapponese" risponde alla domanda: "come devo fare questo..."?

Se è la prima volta che leggete i miei articoli, potreste dirmi arrivati a questo punto:

"Alessandro stai facendo confusione. Okinawa è un'isola giapponese, quindi che differenza c'è?"

Facciamo chiarezza attorno a questo punto:

Okinawa è situata a metà "strada" tra il Giappone e la Cina e fino al 1879, anno in cui l'arcipelago venne annesso alla terra del Sol Levante, questa isola insieme alle altre facevano parte di un regno a se stante (regno delle Ryukyu).

Quindi il karate, nella sua forma originale, ebbe origine su quest'isola ben prima che Okinawa facesse parte del Giappone. Inoltre nel suo processo di sviluppo, ebbero un'importanza rilevante le arti marziali e la cultura cinese.

Quando nei primi anni del 1900 il karate si diffuse nel resto del Giappone, iniziò a subire modifiche che lo differenziarono dalla sua controparte okinawense. Una delle principali modifiche fu quella di considerare quest'arte marziale, una disciplina sportiva.

Durante questo processo di "modernizzazione" iniziò a prendere il sopravvento la tecnica a discapito del principio. 

Per principio, nel contesto dell'arte marziale, si intendono alcune caratteristiche tipiche delle arti marziali nate con l'obiettivo di servire come strumento di difesa per le persone. Tra i principi marziali troviamo:

  • uso del corpo
  • applicazioni e strategie
  • movimento

I principi quindi servivano e servono tutt'oggi, a comprendere perché diventa utile utilizzare il proprio corpo in un determinato modo.

Il karate di Okinawa basa la sua pratica sulla ricerca del senso pratico, infatti esiste un termine utilizzato frequentemente nei dojo sull'isola: "IMI" che si utilizza per chiedere il significato di un gesto, di un movimento o di una tecnica.

Il karate di Okinawa è ricco di "bunkai", ovvero di applicazioni che vengono insegnate agli allievi fin dalle prime lezioni. Questo permette di avere praticanti che comprendono il significato di quello che stanno eseguendo. 

Il karate giapponese è invece più orientato a ricercare la perfezione della tecnica, ed i praticanti sono quasi ossessionati dal come riuscire ad eseguirla al meglio. Questo è in parte dovuto all'aspetto sportivo, in quanto dovendo vincere delle gare in cui si è valutati in base a diversi fattori, i karateka cercano di raggiungere un livello tecnico molto elevato.

Come risultato di questo vi è il fatto che esistono karateka tecnicamente eccellenti che però faticano a capire il senso di quello che praticano e finiscono per considerare il karate come un semplice sport o una disciplina di auto-perfezionamento.

Non è un caso che ci sono diversi praticanti di karate "moderno" che si recano ad Okinawa per tornare alle origini e comprendere meglio quest'arte che, non dobbiamo dimenticarci, è nata come disciplina di auto-difesa.

Conclusione:

Come e perché, sono due domande essenziali che ogni praticante di karate dovrebbe porsi durante la pratica.

A dire il vero queste domande sono essenziali anche nella vita e nelle attività di "tutti i giorni".

Credo che se studiata in maniera seria quest'arte marziale ha bisogno di entrambi questi quesiti, in quanto complementari tra loro.

Farsi domande è un buon metodo per coltivare l'elasticità mentale e rappresenta un percorso per non diventare semplici "esecutori" di tecniche ma artisti marziali completi.

Voi che approccio preferite?

Che tipo di karate praticate? 

Siete interessati a conoscere di più sul karate di Okinawa?

Fatemi sapere nei commenti...

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by Alessandro Rebuscini
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