Giuseppe Andò
Founder Starter
Se qualcuno investe su di voi, non siate così sprovveduti da non approfittarne.
2019-03-19 10:42:18
Se la vostra azienda vi sta offrendo la possibilità di prendere parte ad un programma di executive coaching, per sviluppare le vostre competenze manageriali e di leadership, sappiate che avete tra le mani un'opportunità straordinaria. Non solo desiderano investire su di voi, cosa di per sé già rilevante, ma intendono trattenervi a lungo, se non altro per essere loro a giovarsi della vostra crescita e rientrare dall'investimento che stanno facendo. Chi crede in voi, crede nel vostro futuro, non (solo) nel vostro presente. Un pur graditissimo aumento di stipendio non è sempre un sintomo della stima e della considerazione che l'azienda nutre per voi. Può darsi che, in quel momento, sia preferibile darvi quel che gli inglesi chiamano "bone", cioè un contentino, ed evitare tensioni. Tanto, quando lascerete l'azienda, lascerete anche lo stipendio. Ma se l'azienda investe nella vostra crescita professionale, sa che quel che vi sta dando verrà via con voi e perdervi non sarà più un affare. Quindi, se state iniziando un percorso di executive coaching avete il dovere, per voi e per la vostra azienda, di non tradire la fiducia che è stata risposta in voi. Come? Semplicemente, seguendo alcuni comportamenti che renderanno il vostro percorso di executive coaching davvero produttivo.Arrivate alle sessioni preparati. Prima di ogni sessione, (ri)elencate, per iscritto, i vostri obiettivi e metteteli nell'ordine che voi reputate il più attinente alle vostre aspirazioni. Scrivete cosa volete acquisire: un "sapere"? Un'abilità? Elencate le vostre preoccupazioni, siano esse relative alle vostre capacità, all'ambiente di lavoro, ai colleghi, ai vostri capi, ai vostri collaboratori, ecc. Quale volete che sia l'argomento della sessione? Decidete e scrivetelo. Normalmente, gli obiettivi di crescita sono stabiliti all'inizio del percorso, quindi il tema della sessione è, in qualche misura, già definito. Ma voi siete in grado di focalizzare al meglio l'indirizzo della sessione, scegliendo le tematiche che vi sembrano più attinenti al raggiungimento dei vostri risultati.Siate estremamente chiari circa i vostri obiettivi. Molti coach aprono la sessione chiedendovi di cosa volete parlare e che obiettivo vi ponete per quello specifico incontro. Se avete un tema che vi sta particolarmente a cuore, questa è la grande occasione per indirizzare la sessione nella direzione che preferite. Il punto è che dovete essere il più precisi ed esaustivi possibile nel definire l'obiettivo che vi siete posti. Non si tratta, solo, di chiarezza. Dovete essere precisi, circoscritti. Un obiettivo può essere definito in termini di estensione e in termini di profondità. Lavorate in entrambe le direzioni e scoprirete che anche il coach risulterà molto più efficace nel supportarvi.Lasciate fuori il vostro ufficio. Il lavoro che stavate facendo o terminando, la riunione che avete appena finito o che andrete a fare dopo la sessione, l'appuntamento in sede o fuori sede cui dovrete andare, insomma tutto ciò che non attiene alla vostra sessione di coaching deve rimanere rigorosamente fuori. Il vostro laptop non deve entrare e il vostro cellulare deve rimanere spento. La vostra attenzione dev'essere totalmente rivolta a voi stessi. State lavorando per migliorarvi, per crescere e sviluppare nuove abilità e competenze. Se provaste a non ripetere come una cantilena questa frase, vi accorgereste di che straordinaria impresa avete intrapreso e come questa assorba, inevitabilmente, una gran parte delle vostre energie fisiche e mentali. Quindi, niente distrazioni. Dovete essere al 100% su voi stessi.Siate aperti e pronti ad essere sorpresi da nuove idee. Un percorso di executive coaching è una sfida al vostro consueto modo di pensare. E' un processo che mette in crisi i vostri paradigmi mentali e vi spinge ad esplorare nuove concezioni su voi stessi e sull'ambiente nel quale operate. E' il vostro percorso e, quindi, è la vostra sfida a voi stessi.
Giuseppe Andò
Founder Starter
La responsabilità del leader nel disegno della cultura aziendale
2019-03-12 10:38:15
Spesso si parla di cultura aziendale o di cultura dell'organizzazione e non se ne hanno né le specifiche né i confini precisi, o anche solo approssimativi. E' ovvio che un clima culturale non possa essere organizzato in un documento come se fosse una normale procedura, ma è anche vero che all'interno dell'organizzazione esistono comportamenti e stili che richiedono una collocazione in un quadro di riferimento, che rappresenti lo "spirito" dell'azienda. In effetti, la cultura aziendale è fatta di regole non scritte che, per esempio, definiscono gli aspetti comportamentali di relazione e di comunicazione che, determinando la "forma" organizzativa, ne disegnano e definiscono l'identità. Gran parte dei comportamenti in azienda possono essere letti solo attraverso la loro transcodifica in termini di puro riflesso della cultura aziendale nella quale si esprimono. Ciò che in apparenza si presenta come un comportamento soggettivo e personale è spesso la manifestazione, più o meno compiuta, del codice non scritto cui tutti si riferiscono in maniera più o meno consapevole. Non solo, l'espressione più affascinante dell'esistenza di un "codice culturale" di riferimento la danno i team, i quali, pur nelle multiformi espressioni di dibattito e di confronto tra i membri, si (auto) organizzano, assecondando e rappresentando la cultura dell'organizzazione nella quale operano. E, finalmente, siamo arrivati al punto. Troppo spesso, quando parliamo di leadership trascuriamo di mettere in relazione i progressi in termini di motivazione, delega, problem solving e tutto ciò che costituisce una leadership adeguata con l'impatto che questi elementi hanno sulla cultura aziendale. La motivazione e il coinvolgimento dei propri collaboratori, per restare e permanere nelle loro menti, deve permeare l'organizzazione nella quale lavorano. Deve, cioè, diventare parte integrante di quell'insieme di regole non scritte che definisce il clima culturale dell'azienda. Sì, ma chi scrive e/o emenda questo codice virtuale? I leader, non ci sono dubbi. Ok, ma come? Reiterando comportamenti che fissino i valori cui si ispirano, in una sorta di ripetizione ipnotica che pervada, quasi a livello subliminale, inizialmente il proprio team, poi l'intera organizzazione. La "scrittura non scritta" del codice culturale dell'organizzazione è compito e, soprattutto, responsabilità dei leader, in particolare dei C-level leader. Dal codice culturale se ne deriva, per diffusione graduale, il clima culturale, una forma meno statica e più dinamica del codice. E' un inevitabile processo top-down. Ecco allora che si spiegano le diverse identità o "personalità" delle aziende: ci sono quelle combattive, quelle collaborative, quelle altamente competitive, e via dicendo. E' la storia degli stili di leadership che determina il carattere di un'organizzazione e quest'ultimo è desumibile dai comportamenti diffusi che caratterizzano l'agire quotidiano di tutti gli appartenenti alla stessa organizzazione. La leadership imprime una direzione e uno stile che è completamente alimentato dalla forza dell'esempio. La cultura aziendale non è altro che il prodotto dell'assorbimento, a tutti i livelli, dello stile di leadership aziendale e del suo adattamento alle diverse personalità che lo interpretano in azienda.
Giuseppe Andò
Founder Starter
Il leader irresponsabile
2019-03-05 17:02:09