Giorgio Barilla

Top Founder President

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Quando mi incazz*...

2019-05-27 17:48:21

Qui su CamTV sono quasi sempre pacato, ma qualche camer è rimasto sorpreso vendendomi usare un linguaggio aggressivo sotto alcuni post Facebook. Oggi vi spiego perché, secondo me, ogni tanto la comunicazione DEVE essere aggressiva.

I limiti legali online

La comunicazione "aggressiva" è quel tipo di comunicazione che usa insulti subdoli o espressi per attaccare l'altra persona. 


Si tratta di uno stile comunicativo volutamente dispregiativo, che sfiora talvolta i limiti legali della diffamazione (di questo parlo tra poco). 


Non consiglio questo stile per NIENTE che non riguardi una questione politicamente attiva su cui non hai ASSOLUTA certezza di essere nella ragione.


Nel mio caso, la utilizzo per evitare che un lettore qualunque possa pensare che determinati discorsi siano "ammissibili" anche sul mio profilo.


Fammi spiegare...

L'attivismo sui social

A 14 anni sono entrato nella mia prima associazione LGBT*.


E già a quell'età partecipavo ai pride, andavo a ogni incontro e discutevo nei forum online.

C'era un forum in particolare, principalmente a tiratura cattolica conservatrice, dove insultavano quasi quotidianamente le politiche pro-diritti LGBT*.


E io prendevo i loro discorsi, li spezzettavo paragrafo per paragrafo, e gli scrivevo perché le loro opinioni non avevano alcun riscontro statistico.

Mi capitava di scrivere che le loro opinioni erano idiote (non che loro erano idioti, dettaglio importante), ma niente di che.


Tuttavia, questo ha comunque portato alcuni di loro ad attaccare alcuni miei amici passando dai miei profili per rintracciarli.

E ho capito che quello stile comunicativo richiedeva un controllo maggiore, e un piano d'azione storicamente giustificabile.


Ovvero, ciò che dico non deve mai richiedere "scuse". Deve essere vero, anche nell'insulto, e non fare niente di illegale.

La professoressa di religione e Adinolfi

Adinolfi è un attivista omofobo, che fa della discriminazione il suo mantra politico.

Quando ero in seconda superiore, la mia professoressa ha detto che l'omosessualità non era naturale, che si poteva cambiare, eccetera (come testimoniato da lei stessa qui). 


Io l'ho scritto sui social, e ho assecondato le denunce ai giornali.

La professoressa è stata citata in centinaia di articoli, e ha riportato di aver vissuto giornate terribili, come se fosse "un mostro".

Io avevo appena compiuto 16 anni.

Tanti giornali cattolici conservatori hanno scritto, arrabbiati, che avrei dovuto chiedere scusa alla professoressa.

Perché dovevo mostrare rispetto.

Ma io ho semplicemente risposto "Io non ho messo in bocca alla prof cose che non ha detto. Mi sono anche arrabbiato con i giornali quando hanno ingigantito la cosa dicendo che era una LEZIONE sull'omosessualità, cosa che non era. Se la professoressa sta ricevendo questo trattamento per ciò che lei ha detto, non dipende certo da me. Per quanto mi riguarda, non le devo alcuna scusa".

Cosa che non avrei potuto dire se anche solo avessi detto un "vaffancul*" alla prof, con l'età che avevo.

Sono stato estremamente pacato.


Dopo, sono andato a un incontro di Adinolfi dove la difendeva. E sono intervenuto.

Mi hanno urlato contro che dovevo vergognarmi, che gli veniva da vomitare a sentirmi, ecc.

E Adinolfi ha fatto un tweet definendomi "gay mitomane", divulgando il mio voto di comportamento perché dimostrava che "non ero stato punito".

Di nuovo: avevo 16 anni.

Perché ora non lascio passare certe cose sui miei profili

Qualche giorno fa, qualcuno scrisse sul mio profilo che i gay possono tornare nel cammino di Dio e guarire, una roba del genere.

La prima cosa che ho fatto è stata verificare che fosse maggiorenne, per cui pienamente consenziente delle conseguenze del suo discorso.

La seconda cosa è stata assicurarmi che non fosse un povero ragazzo represso a causa dell'ambiente sociale dove vive. Che ovviamente non merita insulti ma aiuto.


La terza cosa è stata controllare i suoi profili per vedere quanto odio divulgava.

Appurato che era un uomo con famiglia, e che quindi andava tutto bene, gli ho scritto un messaggio in cui sostanzialmente gli dicevo di eclissarsi dal mio profilo, che spargeva odio, di andare a fancul* e che non volevo più sentire una parola uscire dalla sua bocca (tramite la tastiera, ovvio).

Non l'ho fatto per denigrarlo.

L'ho fatto perché le terapie riparative sono inefficaci e ILLEGALI, e perché non voglio che nessun ragazzino gay, magari minorenne, possa anche solo pensare che quel signore potesse aver ragione.

Nei miei profili non passerà mai l'idea che dire che l'omosessualità è una cosa "curabile" è una opinione.


E la mia comunicazione in quei casi rappresenta ciò che voglio far vedere agli altri di me e di quello che penso del Mondo.

Il rispetto perché sei un essere umano non ti toglie responsabilità 

Io non ho mai augurato la morte a nessuno (mi sono addirittura dissociato dagli attivisti che gioivano per la morte di un sindaco omofobo), né ho mandato minacce di nessun tipo.


Questo perché io "rispetto" tutti. Il che significa che tutti, per me, meritano il rispetto base.

Che significa che non ti auguro la morte, non faccio niente di illegale contro di te, e non minaccio la tua sicurezza personale.

Tutto il resto, ovvero il rispetto verso le tue opinioni, non è assolutamente una cosa che devo darti per forza.

E infatti, in caso di opinioni dannose, non lo faccio. E anzi le condanno, con forza.


Tuttavia, questo stile è molto discutibile, e non tutti concordiamo a riguardo.

Tu che ne pensi?

Dovremmo tutti essere gentili e pacati sempre, o la comunicazione aggressiva ha il suo posto in un piano di marketing personale completo?