Giusy Gil Mammana Parisi

L'Inghilterra austeniana: un po' di storia ATTO QUINTO

2020-04-09 04:17:31

Veniamo ora al diritto successorio dell'Inghilterra austeniana, che traspare chiaramente dalle righe non soltanto di Orgoglio e pregiudizio, ma anche in Emma e Ragione e sensibilità. Vigeva allora il diritto di maggiorasco, che Jane Austen doveva conoscere alla perfezione, per l'erudita che fu.

IL DIRITTO DI MAGGIORASCO NELL'INGHILTERRA GEORGIANA E DELLA REGGENZA

Jane Austen amava studiare e il padre, il pastore anglicano George, incoraggiava i figli a mantenere una buona istruzione. Per questo motivo le opere dell'autrice, che alla stesura di Orgoglio e pregiudizio aveva solo vent'anni, riportano con esattezza aspetti socio-culturali e perfino giuridici dell'epoca. Uno di questi è il diritto di maggiorasco. Ma cosa s'intende per quest'ultimo? 

Dimentichiamo il diritto successorio come lo conosciamo oggi, compreso di provenienza anglosassone.

Innanzi tutto, c'è da dire che il diritto civile britannico prevedeva l'inalienabilità delle proprietà terriere e immobiliari: trattavasi di un rimedio volto a tutelare le famiglie dei gentlemen, poichè parecchie a quanto pare afflitte dal vizio del gioco d'azzardo. Sul punto, vi è un piccolo accenno nel cap. VIII di Orgoglio e pregiudizio, in cui Elizabeth declina l'invito di sedersi a tavolino con i Bingley e gli Hurst per giocare a mosca, temendo la posta troppo alta. Il gentleman indebitato al gioco, poteva allora continuare tranquillamente a gestire (attraverso amministratori) la propria tenuta, dato che non poteva in alcun modo venderla per pagare quei debiti.

Gestire e basta: un gentleman solitamente non era proprietario della tenuta che abitava nè dei terreni annessi, così come non lo sarebbe stato il successore che gli sarebbe subentrato. Ne risultava l'inalienabilità anche per qualsiasi altra ragione diversa dal pagamento dei debiti di gioco: dunque Mr Bennet non poteva vendere Longbourne, incassare il denaro e metterlo a fruttare per tappare le deficienze della prodigalità della moglie, andando a vivere in affitto in tutta tranquillità e raggirando quindi il diritto di maggiorasco. Che così come avveniva per i titoli nobiliari e di cortesia (questi ultimi, solo quando trasmissibili), consisteva nel passaggio di un'intera proprietà immobiliare con terreni ammessi in favore del parente maschio più prossimo in mancanza di eredi maschi propri. Ecco perchè il cugino Collins erediterebbe Longbourne: per legge spetta a lui, dato che i Bennet hanno soltanto figlie femmine. Inoltre, sembrerebbe che un'eredità acquisita per maggiorascato fosse irrinunciabile da parte dell'erede designato, ecco perchè non vi è neppure un accenno da parte di mamma Bennet (l'unica in famiglia furibonda per l'esistenza del vincolo) alla possibilità di rinuncia dell'insoffribile parente (che ovviamente non ci avrebbe neppure pensato, ma è chiaro che la signora Bennet lo avrebbe preteso, se la legge gliene avesse offerto la possibilità). Ci sarebbe pure da aggiungere che i beni immobili erano indivisibili, oltre che inalienabili: e infatti, in caso di più eredi maschi nella stessa famiglia, immobili e terreni andavano per intero al primogenito. I figli cadetti, quando non militari o ecclesiastici, risultavano alla mercè del fratello maggiore, quanto alla loro permanenza nella classe sociale dei landed gentry. Oppure, circostanza forse ovvia, rimaneva la scelta di una rispettabile professione, scendendo di gradino nella borghesia (questo però se coscienti nello studiare in gioventù). 

Ora però vi domanderete se perfino l'idiilliaca Inghilterra georgiana e Regency (vabbè, insomma, proprio idilliaca durante le guerre napoleoniche magari non esattamente, ma chi viveva nei piccoli centri immersi nella campagna inglese o tra gli agi di Londra poteva anche tentare di dimenticare, pur se a intermittenza, la guerra) fosse una società maschilista. E la risposta è: unicamente in apparenza. Sarà pur vero che si dice che le professioni dedicate alle donne erano pochissime e queste, fatta eccezione per nobildonne come Lady Catherine e sua figlia Anne, erano escluse dalla successione immobiliare. Ma se per questo, nobili, aristocratici e gentleman in genere si vergognavano di lavorare neanche fossero andati a rubare, perfino se la professione risultava dignitosa e prestigiosa. Per cui non vedo abbondanza di sbocchi lavorativi nemmeno per uomini.

Quanto alla successione, le donne ereditavano denaro sonante, anche se non terre e immobili. Più cospicua la quantità, più indipendenza garantiva. Una buona dote di alcune migliaia di sterline (cosa di cui le signorine Bennet non disponevano) che fruttava interessi al 4 o al 5% annuo permetteva a una ragazza di buona famiglia di affittarsi una casa confortevole, pagare la servitù e le proprie spese mantenendo la vita sociale a cui era abituata sin dalla nascita, pur se avesse deciso di sposare un uomo di classe sociale inferiore o di non sposarsi affatto. E a una vedova di fare altrettanto, dato che alla morte del gentleman anche la vedova avrebbe dovuto immediatamente abbandonare tenuta e terreni. Ecco che allora la dote ricevuta da signorina poteva venire in soccorso. 

E IN MANCANZA DI DOTE?

In questo caso, si trovava alquanto facilmente lavoro come istitutrice, insegnante, oppure ancora dama di compagnia. Forse più per coloro di estrazione borghese, anche lavori di artigianato quali la sartoria e il ricamo.

Coloro che avevano ricevuto una buona istruzione (tra nobili, aristocratici, gentleman e perfino borghesi, studiavano sia uomini che donne, mentre tra i servi, specie di più umili mansioni, pressochè nessuno) potevano contare con le migliori referenze. Gli istituti femminili inglesi impartivano lezioni di musica, danza, canto, disegno e le lingue straniere considerate allora moderne. Quest'istruzione veniva poi corredata da profonde letture da parte delle più studiose.

Quanto fosse importante l'istruzione si capisce dall'enfasi che ne viene data nella letteratura austeniana: in ogni ritrovo sociale c'è sempre un pianoforte in attesa della malcapitata di turno, che più suona bene, meglio è. Lady Catherine de Bourgh si scandalizza poi perchè nessuna Bennet sa disegnare. Difatti, in casa Bennet studiano soltanto le prime tre a forza di buona volontà, anche se non tutte le materie considerate indispensabili per il bon ton londinese, lasciando alla propria pigrizia coloro che preferiscono oziare.

 Anche se lo scopo primario per le signorine di alto scalone consisteva nel fare bella figura in società e diventare ottime padrone di casa, eccellenti conversatrici e intrattenitrici dei loro ospiti, durante le peggiori circostanze tornava utile per sistemarsi con un lavoro (vedere le prospettive, poi non verificatesi a causa della morte della signora Churchill -rimando i dettagli alla lettura di Emma- per Jane Fairfax, anche se alla questione viene dato un connotato negativo a causa della discesa nella scala sociale, ma non perchè l'autrice ne rilevasse personalmente la negatività: voleva soltanto esprimere i sentimenti della collettività contemporanea e spesso scriveva rilevando il punto di vista della categoria che i suoi personaggi rappresentavano).

Anche nel David Copperfield di Charles Dickens si rileva l'importanza dell'istruzione e il dispiacere che ne deriva quando questa si fa impossibile: è il caso di Little Emily, cresciuta con la famiglia Peggotty. Trattandosi di semplici pescatori, non possono permettersi di pagare una scuola ai nipoti, come invece i piccoli borghesi che li circondano.