Giusy Gil Mammana Parisi

Ispirazione n.3: Orgoglio e pregiudizio

2020-03-25 01:00:14

Signore e signori, ecco a voi la mia terza -ma non per questo meno importante- ispirazione: il romanzo più arguto del mondo che da oltre 200 anni fa girare la testa ai popoli oltre la linea del tempo. Non sarà un giallo, ma...vedrete. Gli dedicherò più di un post. Per ora, presentazione e sinossi.

PREESENTAZIONE

Per la verità, Orgoglio e pregiudizio non è che abbia un gran bisogno di presentazioni: lo conoscevano pure i gatti del cortile del mio ex condominio di quando vivevo in Italia! Tornando seria (o semiseria, lol!), c'è da dire che difficilmente in tutta Europa e nord America si trova qualche utente che non l'abbia letto. A distanza di oltre 200 anni dalla sua pubblicazione, fa girare la testa a milioni di lettori in tutto il mondo, che pur conoscendolo a memoria, non si stancano mai di rileggerlo. Nè di incollarsi alla TV quando escono gli innumerevoli serie e film, opere teatrali e (a mio avviso facendo rivoltare la povera autrice nella tomba, lol!) sequel, prequel, versioni alternative e chi più ne ha più ne metta. Poteva dunque non divenire la mia ispirazione n.3, considerato poi che a buon diritto Orgoglio e pregiudizio è stato anche classificato letteratura cristiana? I perchè di tanto entusiasmo preferisco lasciarli ai prossimi post, dato che all'opera ho deciso di dedicare ben più di un solo articolo, sembrandomi troppo riduttivo uno soltanto. Nella speranza poi, mi auguro non vana, che in tempi di quarantena per coronavirus -e innumerevoli consequenziali restrizioni- qualche divagazione letteraria possa rendere le nostre giornate da reclusi un po' meno tetre. Ai prossimi post lascerò anche il perchè e il per come Orgoglio e pregiudizio è la mia terza ispirazione, dato che sicuramente vi chiederete come tanto sia possibile, considerato che l'opera non è un giallo. Però, se ci pensate bene, ma proprio bene, cenni investigativi non mancano affatto neppure qui. Ricordando che non in ogni delitto c'è sempre di mezzo un cadavere. Orgoglio e pregiudizio ha parecchio da dire, non soltanto nella sua trama, ma pure in tutto quel che tra le righe s'intravede. E nel suo contesto socio-politico e religioso (non dimentichiamo che l'autrice era figlia di un pastore anglicano e che la chiesa anglicana di oltre 2 secoli fa era ben più ligia alle Scritture di quanto non lo sia oggi). Preparatevi, vi avverto sin d'ora che saranno papiri...


SINOSSI -atto primo-

I coniugi Bennet, che vivono nella bella tenuta di Longbourne, hanno cinque figlie nubili che la premurosa e solerte mamma vorrebbe vedere adeguatamente accasate. Il signor Bennet è un eccentrico esponente della classe landed gentry del sud dell'Inghilterra dei tempi di re Giorgio, mentre la moglie, figlia di un avvocato, proviene da una famiglia borghese. Quando nello Hertfordshire, l'area di campagna nelle vicinanze di Longbourne, si trasferisce Mr Bingley, un giovanotto distinto erede di una bella fortuna, la signora Bennet non sta più nella pelle. E i desideri materni sembrano trovare riscontro nella realtà, dato che Mr Bingley e la splendida Jane, la maggiore delle sorelle Bennet, si innamorano perdutamente l'uno dell'altra. Ma Mr Bingley non è il solo a occupare la tenuta dello Hertfordshire presa in affitto: al suo seguito ci sono le due sorelle, Louisa e Caroline, il marito della prima e il migliore amico di Charles Bingley, l'aristocratico, straricco, altezzoso e superbo Mr Darcy di Pemberley. Il quale disprezza apertamente a prima vista Elisabeth, la seconda delle Bennet. Elisabeth, una ragazza ventenne, è la più sveglia e saggia di tutte le sorelle, anche se non possiede il candore angelico (accompagnato da una buona dose di ingenuità) e la straordinaria bellezza di Jane. Con il suo carattere giocoso e disinvolto, pur discreto, poco alla volta e a sua insaputa conquista il cuore di Mr Darcy, a dispetto dell'iniziale disprezzo di questi. Che suo malgrado, pur non ritenendola all'altezza del suo aristocratico entourage (non tanto perchè di classe sociale inferiore alla sua, quanto per gli svariati familiari piccoli di cervello e sempre pronti a esporre se stessi e l'intero parentado al ridicolo), non può fare a meno di esserne sempre più colpito, man mano che la conosce più a fondo. Mentre Elisabeth continua a crederlo il giovane antipatico che la disprezza.


SINOSSI -atto secondo-

Le vicende prendono una piega esilarante quando giunge in visita a Longbourne l'ecclesiastico William Collins, cugino di Mr Bennet e delle ragazze: Mr Collins è un uomo ridicolo e oltremodo pomposo, perennemente intento a tessere sperticate lodi della sua patronessa, Lady Catherine de Bourgh, che risulta essere nientemeno la zia materna di Mr Darcy. Mr Collins, a causa del diritto di maggiorasco vigente ai tempi della Reggenza, è l'erede legittimo della tenuta di Mr Bennet, dato che quest'ultimo non ha figli maschi. Poichè la signora Bennet non è mai stata incline a risparmiare (e le due minori Bennet scialacquano quanto la mamma), tutta la rendita della tenuta di Longbourne finisce con lo svanire come neve al sole e dunque, alla morte del padre, le cinque sorelle si ritroverebbero in circostanze poco congeniali, qualora non adeguatamene sistemate. Dato che le donne, tranne rare eccezioni come la signorina de Bourgh (l'unica figlia di Lady Catherine), nell'Inghilterra settecentesca ereditavano per lo più unicamente denaro, che sarebbe poi andato conservato per garantire una rendita, in mancanza di quattrini sufficienti a garantire una vita dignitosa il futuro diveniva incerto. Alla morte del padre, la signora Bennet avrebbe potuto disporre di 5000 sterline, in pratica la propria dote matrimoniale messa da parte in caso di lutto e circostanze sfavorevoli e soltanto una volta deceduta anche la madre, tale denaro sarebbe finito diviso in parti uguali per ciascuna figlia (considerate però le mani bucate materne -e delle sorelle piccole-, si può facilmente immaginare le fine che avrebbero fatto sia il denaro che le tre maggiori Bennet). Ma Mr Collins è però giunto alla dimora dei parenti per ammirarli e fare ammenda ed è arciconvinto sia suo precipuo dovere sposare una delle cugine, dimodochè nessuna di loro resti danneggiata alla morte del padre. Poichè si considera che Jane è praticamente fidanzata con Charles Bingley, la premurosa mamma Bennet spera che Elisabeth sposi il ridicolo parente. Ma la saggia fanciulla non vuole saperne nulla del cugino, preferendo di gran lunga il rischio di finire sul lastrico a un matrimonio disgraziato. Elisabeth è la figlia a cui mamma Bennet meno tiene poichè manchevole dell'ottusità e spiritosaggine delle due sorelle minori, Catherine e Lydia, manchevole della straordinaria bellezza di Jane e perfino della pedanteria della pseudo-intellettuale Mary, la sorella di mezzo (la quale passa tutto il suo tempo a leggere gran libroni di cui ripete a pappagallo i passi, senza nemmeno comprenderli). Quindi Collins, pur non potendosi paragonare minimamente a Charles Bingley in alcun aspetto (e men che meno a Darcy), secondo mamma Bennet va benissimo per lei. Elisabeth è irremovibile e il padre, che ha trascorso l'intera vita a beffarsi delle incongruenze altrui, moglie in primis, non può che approvare e appoggiarla, come prima di ogni altro familiare si rende conto della buffa pomposità e dello scarso comprendonio del proprio parente. Nel bel mezzo di tali accadimenti, un reggimento dell'esercito è accampato nella cittadina commerciale di Meryton, a corta distanza da Longbourne, mandando in visibilio parecchie signorine della buona società. Tra i militari è presente il tenente George Whickam, con cui le sorelle Bennet fanno conoscenza. Elisabeth ne è particolarmente colpita e incuriosita soprattutto a causa della forte inimicizia tra costui e Mr Darcy, che Whickam non cerca affatto di nascondere. Tutt'altro: nel giro di giorni o settimane, tutta la contea è a conoscenza dei presunti atti iniqui e crudeli di Mr Darcy verso Whickam. I due sono cresciuti insieme, uno il figlio degli aristocratici padroni di Pemberley e l'altro il figlio dell'amministratore, a cui il vecchio Mr Darcy era però molto affezionato. Alla morte del genitore, l'attuale proprietario di Pemberley sarebbe contravvenuto alle disposizioni paterne a causa di un odio implacabile, forse proprio in ragione di tale benevolenza, che avrebbe ridotto Whickam allo status di un servo. Elisabeth ne è profondamente scossa e indignata. Ma le cose stanno davvero così?  


Scusate il papiro...

Come potete vedere, non sono riuscita a essere breve neppure nella sinossi e la trama non finisce lì. A distanza di decenni dalla mia prima lettura, Orgoglio e pregiudizio rimane il mio grande classico preferito. L'immagine è quella della mia copia del libro, che vedete anch'esso sgualcito come Il testamento di Grisham a causa delle molte letture e i molti viaggi in cui mi ha accompagnato.