Giusy Gil Mammana Parisi

Il bibliotecario francese e altre storie: cap. XII

2019-06-11 23:23:08

Ecco lo studio di Podger nel suo altolocato appartamento. Cosa ci fa l'arrogante professore, che oggi vedrete più da vicino, in un posto come Habanita? A dispetto di essere un grande luminare della scienza. E soprattutto, che fine ha fatto tata Alberta? Al termine, altra chicca giuridica.

CAP. XII parte prima

Quando i due fratelli si rimisero in sesto, ricordarono ben poco dell'accaduto degli ultimi giorni, ma rimase loro bene impressa la visita di Malinka nelle loro camere. Nico ricordava anche quella di Robert. Gli sguardi pieni di rimprovero non erano affatto spariti dai visi degli altri colleghi, erano anzi ancora più accentuati. E mentre Nico era assolutamente convinto che tutta quell’ostilità fosse opera di Trent, Adriana non ne capiva il significato. Una volta liberi, avrebbero dovuto essere considerati puliti da chiunque all'Arcoiris.

Nico non aveva avuto né il tempo né il modo di raccontare a sua sorella quello che sapeva. E come se ogni altro cruccio non bastasse, la loro cara Alberta sembrava essere scomparsa. Nessun volontario otteneva un'intera settimana libera, dunque quell'assenza era per loro motivo di preoccupazione. Entrambi iniziarono a temere che avesse contratto un'infezione improvvisa sfociata nel peggio, l'unica vera ragione di assenza prolungata di un volontario diversa dal rimpatrio. Un'assenza che sarebbe durata per sempre, in tal caso. Che Alberta avesse invece fatto ritorno in Portogallo improvvisamente era un'ipotesi da scartare. Non se ne sarebbe mai andata senza di loro, specie dopo gli ultimi avvenimenti. Ma non erano ancora riusciti a chiedere di lei a nessuno. 


CAP. XII parte seconda

Il professor Podger li chiamò nel suo studio. Sulla sua scrivania c'erano due passaporti, due carte di credito e denaro contante. E due catenine d'oro.                                              

-Dovete solo ringraziare che ci fossi io quando la polizia ha perquisito i vostri armadietti. In un posto come questo non avreste mai più rivisto i vostri averi- disse il direttore sanitario in tono tutt'altro che cordiale. La sua arroganza non era sconosciuta in ambito medico. I suoi continui successi, sia scacchistici che da luminare della scienza, anziché renderlo riconoscente e amabile per le vittorie ottenute, avevano alimentato sempre di più l'orgoglio di quell'uomo. 

-Professore, non abbiamo idea del motivo di tanta ostilità. Abbiamo saputo della morte del tenente Rios, ma innanzi tutto la persona che l'ha veramente ucciso, chiunque sia, ha confessato- affermò Adriana in tono di supplica.

-Aspetta... -cominciò Nico, che avrebbe voluto ragionare con il professore personalmente riguardo alla sciagurata vicenda, ma Podger, a cui in quel momento premeva solo di potersi liberare delle loro scomode presenze al più presto, lo interruppe con fare impaziente.

-Non crederete che mi sia bevuta una fandonia inventata a bella posta per scagionare voi due? L'operatrice socio-sanitaria per puro caso avrebbe ritrovato le chiavi degli armadietti che entrambi, dico, entrambi allo stesso tempo avreste smarrito e subito dopo, ascoltando, sempre  per caso, ci mancherebbe, i lamenti di un paziente, avrebbe approfittato dell'occasione d'oro, come no, per sottrarvi quattro aspirine, quattro da mille milligrammi! Certo, mossa a pietà dai sonori gemiti di Rios che le erano giunti, guarda caso, fino al terzo piano dell'edificio, mentre puliva il mio appartamento. Con le finestre aperte, s'intende. Due compresse dall'armadietto di uno e due dall'armadietto dell'altra. Curioso che non le abbia prese da uno soltanto, no? Per poi correre a somministrarle allo sfortunato tenente per alleviare i suoi mali. Conseguentemente il paziente muore e la coraggiosa quanto incauta volontaria, rendendosi conto dell'ingiustizia del vostro arresto e presa dal rimorso, corre al comando di polizia civile a confessare il fatto. Ma non prima di essersi sbarazzata delle vostre chiavi, che pertanto non poté consegnare. Figuriamoci! Questa storia fa acqua da tutte le parti, è chiaro e lampante che la signora Moreira ha confezionato questa storia inverosimile per scagionare i suoi pupilli, cioè voi. Il suo profondo affetto per voi era noto. Se ora come ora ho tollerato la vostra presenza per un'intera settimana, lo dovete al fatto che non eravate in condizioni di salute tali da potervi muovere. Ma voglio che sappiate che in un presidio diretto da me non ammetto la presenza di personale incauto e questo è quanto ho ribadito a tutti al verificarsi dell'obbrobrio che ha messo in forse la credibilità di questa struttura e di conseguenza infangato il mio buon nome. Se vi ho visitati l'ho fatto per non infrangere il giuramento d'Ippocrate. E se non vi sto presentando l'intimazione per il risarcimento dei danni conseguenti all'effrazione necessaria per perquisire i vostri armadietti e quello della vostra collega, è dovuto unicamente al fatto che contro di voi non sussiste più alcuna accusa formale. Sapete? Mi fa una gran pena l'operatrice socio-sanitaria, perché purtroppo sarò obbligato a emettere il dovuto verbale a suo carico. Ma sia ben chiaro che per me i veri colpevoli della morte di Rios siete voi. Non vi chiedo neppure le chiavi mancanti perché logicamente le avrete fatte sparire e poi sono oramai inutilizzabili. E adesso prendete quanto vi appartiene e uscite dalla mia vista, vi voglio fuori da questo edificio oggi stesso. Tornatevene in Portogallo con il primo aereo.


CAP. XII parte terza

Nico e Adriana si guardarono sgomenti. Presero in silenzio le loro cose e uscirono in fretta dallo studio di Podger. Tutto avrebbero immaginato tranne che la persona a confessare la responsabilità dell'accaduto fosse Alberta. Era chiaro tanto per loro tanto quanto per Podger che l'aveva fatto con l'unico scopo di scagionarli. La donna doveva aver capito della grave imprudenza commessa da Malinka, ma non aveva certo potuto dimostrarla. Rendendosi conto che in una prigione di un paese come La Floresta due ragazzi di famiglia altolocata come loro molto probabilmente non sarebbero sopravvissuti a lungo (e quand'anche ce l'avessero fatta avrebbero dovuto trascorrervi, in conformità alle leggi del paese, forse anche tutta la vita), aveva impavidamente deciso di pagare la pena al posto loro. E per farlo aveva raccontato una storia che aveva soddisfatto le autorità di polizia, dotate di piccoli cervelli, ma non certo il superbo Archibald Podger, il quale riteneva molto improbabile che Alberta, dall'alto del terzo piano dell'edificio, avesse potuto distinguere nitidamente i gemiti di un unico paziente. Neanche con le finestre aperte. 

Un operatore socio-sanitario non poteva somministrare farmaci, sarebbe stato un atto contrario sia alla legge che al regolamento amministrativo redatto dalla fondazione negli Stati Uniti, che prevedevano pesanti sanzioni a fronte delle violazioni. E la storia del ritrovamento delle chiavi che addirittura entrambi i fratelli avrebbero perso nello stesso momento era troppo insussistente. Onde evitare incidenti era previsto che ogni armadietto degli infermieri, ciascuno contenente una scorta di medicinali, oltre agli effetti personali, dovesse essere sempre chiuso a chiave e che nessuno, neppure il supervisore né il direttore sanitario detenessero copie di chiavi altrui. E per non correre il rischio di smarrirle, ogni volontario aveva l'obbligo di tenerle sempre nella grande tasca del camice riservata appositamente allo scopo. Quando poi i volontari si trovavano in libera uscita dovevano appendere il camice nel guardaroba dello spogliatoio, in uno spazio a ognuno di loro riservato, a sua volta da chiudere con un'altra chiave che l'operatore sanitario doveva poi portare negli abiti borghesi. Si trattava di una disposizione di sicurezza recente, ordinata dall'amministrazione negli Stati Uniti proprio a causa di un episodio increscioso verificatosi l'anno precedente. Un sistema a prova di bomba che rendeva inverosimile smarrire la chiave dell'armadietto dei medicinali. Specie da parte di più infermieri contemporaneamente. Dunque Podger non credeva alla versione di Alberta, come pure gli era difficile credere che potesse aver somministrato farmaci a un paziente sotto il mero impulso di un momento difficile e apertamente contro la legge e il regolamento sanitario. Una persona che ha la tendenza ad agire impulsivamente, a onta di leggi e regolamenti, avrebbe comunque preso le quattro scorte da un solo armadietto, per agire il più velocemente possibile e anche per minimizzare i rischi. Lo stesso avrebbe fatto perfino un freddo calcolatore che premeditasse un assassinio. La seconda ipotesi era però fuori da ogni logica. Podger sapeva che l'autore di un crimine premeditato raramente confessa il fatto, a meno di non trattarsi di un delitto passionale. E quello non era certo il caso di Alberta. La donna non conosceva il tenente Francisco Rios, l'aveva visto per la prima volta nella corsia dei ricoverati del Centro Arcoiris pochi giorni addietro. Avevano vissuto in due continenti diversi per un'intera vita. L'unica spiegazione plausibile per il professore era l'aver voluto coprire i veri colpevoli.  

Una volta fuori dallo studio di Podger, Nico rifletté sul fatto di essersi sbagliato pensando che fosse stato Trent a rendere lui e sua sorella invisi allo staff del presidio, tranne che a Robert. Era stato il direttore sanitario. Magra consolazione, comunque. 


                                                                                      


Autocalunnia

In Italia questa fattispecie è prevista dall'art. 369 del codice penale, il cui disposto recita: "Chiunque, mediante dichiarazione ad alcuna delle Autorità indicate nell'articolo precedente, anche se fatta con scritto anonimo o sotto falso nome, ovvero mediante confessione innanzi all'Autorità giudiziaria, incolpa se stesso di un reato che egli sa non avvenuto, o di un reato commesso da altri, è punito con la reclusione da uno a tre anni."

In buona sostanza Alberta avrebbe bene o male commesso questo reato, nel suo caso inquadratosi nella seconda ipotesi (un reato commesso da altri), ma lei sa che i colpevoli non sono i suoi pupilli. Sa chi è stato, ma non può dimostrarlo. La fattispecie italiana non prevede la non punibilità in casi come questo, soltanto l'attenuante del nobile scopo (che comunque, a forza di benefici, altre attenuanti in concorso, scarsa pericolosità -a seconda dei casi- e indulti vari, il tutto si risolverebbe in pro del reo, che possibilmente non si farà neppure un giorno di reclusione). Questo perchè comunque l'autocalunnia pregiudica un bene giuridico: quello della corretta amministrazione della giustizia. Consiglio agli studenti di giurisprudenza questa lettura che si trova qua: https://www.laleggepertutti.it/231773_il-reato-di-autocalunnia    

In ogni caso, Il bibliotecario francese non è ambientato in Italia e neppure ai giorni nostri. Ricordate che stiamo al ventiseiesimo secolo? Inoltre Alberta non aveva davvero altri mezzi per salvare Adriana e Nico da una ingiusta detenzione e da possibile o probabile morte, in un paese dove la giustizia è sommaria e le autorità di polizia non soltanto corrotte, ma ad Habanita dotate veramente di piccoli cervelli...in un frangente come questo, anche se il codice penale di La Floresta del ventiseiesimo secolo fosse identico a quello italiano odierno, si potrebbe applicare comunque lo stato di necessità dovuto alla precarissima situazione socio-politico-giudiziaria del paese (e in base a tanto assolvere Alberta). Ovviamente il giudice a quo difficilmente a La Floresta lo farebbe, ma potrebbe esserne indotto da qualcuno più influente di lui...che conoscerete in un flash-back per la prima volta tra due capitoli (pardòn, nel prossimo capitolo, piccola dimenticanza).