Il cambiamento, in ogni caso, non riguarderà Instagram i cui utenti continueranno – loro malgrado – a essere soggetti al solo feed algoritmico.
Se le macchine non hanno alcun effetto su di noi, se quello che vediamo nel feed è la conseguenza di un algoritmo che risponde in maniera neutrale ai nostri interessi e ai nostri comportamenti registrati dalla macchina stessa.
Se non sono gli algoritmi a causare la polarizzazione dei dibattiti, la diffusione delle fake news, a incentivare l’hate speech, come mai il loro funzionamento non può essere soggetto all’analisi di ricercatori o professionisti indipendenti?
Come mai agli utenti sono stati forniti gli strumenti per difendersi ma non gli strumenti per capire come gli algoritmi funzionino esattamente?
Facebook offre ora una “pausa” dall’algoritmo che resta l’opzione di default per i nuovi e i vecchi utenti
Facebook, come suo solito, anche in questo caso ha copiato delle funzionalità presenti su altri social media da alcuni anni: se il passaggio dal feed algoritmico al feed cronologico è una funzionalità già presente da tempo e facilmente accessibile sulla app di Twitter.
L’introduzione di un feed dedicato agli utenti e alle pagine “preferite” è una palese imitazione del feed degli account “Seguiti” di TikTok, parallelo a quello principale.
Dopo aver dato agli utenti la possibilità di difendersi dall’algoritmo tramite la possibilità di silenziare, bloccare e segnalare i contenuti erroneamente selezionati da quest’ultimo come rilevanti, Facebook ora offre una apparente via d’uscita al monopolio della “macchina” di selezione editoriale, ma senza rinunciarvi del tutto.
Il feed algoritmico, infatti, rimane l’opzione “di default” quando l’utente si iscrive o fa accesso al social media e continuerà con ogni probabilità a rimanere lo strumento più utilizzato per gestire il flusso di aggiornamenti in arrivo da migliaia di pagine, gruppi e “amici” collegati o per scoprirne di nuovi.
l feed cronologico e quello dei “preferiti” possono diventare al più una possibilità per mettere temporaneamente in “pausa” il feed principale quando l’algoritmo di quest’ultimo non è più in grado di selezionare contenuti rilevanti, e per condividere con lui ulteriori dati tramite l’interazione con pagine, “amici” e gruppi selezionati come “preferiti” o con cui possiamo ritornare in contatto attraverso l’uso temporaneo del feed cronologico.
algoritmi e moderatori, nei confronti dei quali non c’è nessun “pulsante” di disattivazione che tenga
Perché non possiamo fare del tutto a meno degli algoritmi? Perché i social media non prevedono che si l’utente stesso a scegliere i parametri dell’algoritmo attraverso cui decidere quali post devono apparire prima di altri?
Secondo le conclusioni a su è giunti, e confermate indirettamente dallo stesso Nick Clegg nel suo articolo, oggi la composizione del feed di un social media come Facebook è il risultato non è sufficiente rendere trasparenti e personalizzabili a piacere gli algoritmi, se il lavoro dei moderatori continua a essere svolto secondo le stesse modalità opache, contradditorie e non verificabili dall’esterno con cui è stato svolto finora.
Rendere trasparenti gli algoritmi, oppure renderli personalizzabili a piacere dagli utenti attraverso interfacce semplificate, porterebbe inevitabilmente ricercatori e utenti stessi a una maggiore consapevolezza del fatto che non sono solo gli algoritmi a plasmare il modo in cui la realtà ci appare all’interno dei nostri flussi di notizie dei social media: se oggi ci viene offerta la possibilità di prenderci una pausa dagli algoritmi, di disattivarli temporaneamente quando questi ci suggeriscono contenuti, “amici” e notizie che preferiamo non vedere, nei riguardi dei moderatori non c’è alcun “pulsante” che tenga. “Fare pace” con le macchine, come ci suggerisce Clegg, non è sufficiente per “fare pace” con i social media e con le loro sempre più arbitrarie manipolazioni.
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