gabriella marzia rapisarda

I CONSIGLI DI EPICURO PER UNA VITA SENZA PAURA: LA LETTERA A MENECEO SULLA FELICITÀ

2019-06-17 06:50:41

La paura è un’emozione primitiva

Può diventare una sensazione così concreta da coinvolgere immediatamente corpo e mente precorrendo qualsiasi altro pensiero. Con cause che vanno dall’irretimento delle nostre potenzialità inespresse fino all’ansiasociale e ai veri e propri attacchi di panico

Su questo argomento, grandi menti dell’antichità non avrebbero mai potuto scrivere manuali di psicologia evolutiva, o considerare ad esempio—come il divulgatore scientifico Daniel Goleman, teorico dell’intelligenza emotiva—il ruolo dell’amigdala nell’attivazione del sistema della paura. Tuttavia, così come seppero anticipare, magari “poeticamente”, alcune acquisizioni scientifiche di molto successive, gli antichi ricercarono anche la causa delle nostre ansie e i fondamenti di una possibile felicità con risultati che ancora oggi ci fanno riflettere.

Se Orazio con il “carpe diem” invitava alla “consapevole felicità” e Seneca spronava a non lasciarsi travolgere da eventi al di fuori del proprio controllo, qualche secolo prima Epicuro aveva fondato in Atene una scuola filosofica il cui scopo era scoprire come abolire la paura, assicurando la serenità.

Chi era Epicuro

Epicuro è un filosofo di età ellenistica. Nacque a Samo, da padre povero, nel 342 a.C., e morì ad Atene nel 270 a.C. Apprese la filosofia da un seguace di Democrito. Ad Atene, separato dalla casa aveva un giardino: lì insegnava. Facevano parte della scuola i suoi fratelli, i cittadini, ma anche schiavi ed etère. Era una scuola democratica. Epicuro aveva salute malferma, e condusse una vita semplice, anche perché non era ricco: provò sulla sua pelle sia la malattia che la povertà.

La disposizione d’animo di Epicuro era molto diversa da quella che oggi è associata comunemente col termine “epicureo” (anche gli antichi cadevano nello stesso errore, quando i biografi davano credito a diffamazioni). Epicuro, infatti, era tutt’altro che un gaudente o un nichilista sprecone. Era praticamente l’opposto: “un giardino, fichi, piccoli formaggi e insieme tre o quattro buoni amici: fu questa la sontuosità di Epicurosecondo Friedrich Nietzsche.

Dei numerosi scritti di Epicuro resta pochissimo, tre lettere più vari frammenti. Una di quelle, la “Lettera sulla felicità” destinata al discepolo Meneceo, la conosciamo grazie allo storico Diogene Laerzio, che la ricopiò nella sua Vita di Epicuro. Secondo il biografo, la migliore qualità di Epicuro era la filantropia: partendo dall’individuo, cercava di migliorare le condizioni di tutta l’umanità. La Lettera sulla felicità, del resto, si intitola Intorno alle cose riguardanti la vita (περὶ τῶν βιωτικῶν). È una summa della sua filosofia.

La “Lettera a Meneceo”: una guida alla serenità

Per Epicuro la filosofia è una terapia. Inoltre, la felicità è semplice e la si può conoscere a qualsiasi età: non è mai troppo tardi. Così esordisce nella lettera: 

Dal materialismo e dall’edonismo (sono reali solo le sensazioni corporee) Epicuro elabora una filosofia molto “pratica”. Il piacere è la felicità, il sommo bene. Ma cos’è il piacere?

Nella sua vecchia storia della filosofia occidentale, Bertrand Russell mette a confronto il desiderio di mangiare voracemente con la sensazione di piacevole sazietà che si prova dopo aver mangiato moderatamente. Quest’ultima è, per il filosofo britannico, la felicità secondo Epicuro.


Piacere e dolore

Il saggio, secondo Epicuro, cerca un piacere staticola saggezza è equilibrioassenza del soffrire. Perciò, al fine di assicurarsi ataraxia (assenza di turbamenti della mente) e aponia(assenza di dolori corporali) il piacere va inseguito con virtù, cioè con prudenza e consapevolezza. Queste qualità per Epicuro sono più importanti della filosofia stessa.

Bisogna anche saper rinunciare ai desideri vani. Difatti, l’ansia ha origine nella sproporzione fra il desiderio e la realtà, e nei falsi condizionamenti che ci fanno credere di aver bisogno del superfluo.

Successo, lusso, denaro in eccesso tolgono la tranquillità, dunque producono sofferenza. Anche l’amore è una passione che turba l’equilibrio: a esso Epicuro anteponeva l’amicizia come valore supremo.

Vivere senza paura

La filosofia di Epicuro si propone di eliminare le fonti della paura. Nella lettera a Meneceo troviamo il quadrifarmaco, le quattro massime fondamentali del filosofo. Due di queste, è facile procurarsi il beneè facile sopportare il male, derivano dall’analisi dei desideri e dei piaceri di cui abbiamo parlato sopra.

Altre due sono dedicate alle due principali fonti di paura secondo Epicuro: il timore della mortela religione.

Iniziamo da quest’ultima: secondo Epicuro, seguace dell’atomismo di Democrito con qualche variazione, l’universo sarebbe fatto principalmente di vuotoLe divinitàabiterebbero gli interstizi fra gli aggregati di atomi, nel vuoto infinito: gli dèi non hanno alcuna esperienza del mondo umano. Dunque non possono influire sulla tua vita con benefici o punizioni.

Inoltre, per Epicuro temere la morte è un’insensatezza: è questa la parte più popolare del suo pensiero. Anche l’anima per Epicuro è fatta di atomi: quando muore, gli atomi si disperdono, l’anima diventa insensibile. Perciò:

La qualità della vita

Ciò che interessa davvero a Epicuro è riconsiderare l’aldiqua della morte, la qualità della vita:

Una simile saggezza non si acquista a buon mercato. E secondo Nietzsche, Epicuro è stato uno dei pochi uomini della storia ad aver assaggiato davvero la saggezza:

fonte:https://www.helloworld.it/cultura/epicuro-felicita?fbclid=IwAR1ptCctSwDptjL3ljPh682qWRiJVYRpD6E04GYhSfJ9bz1kzZ_c0HN0PCo