Oh tu che raccogli
la cenere fine della poesia
cenere della fiamma troppo candida
della poesia
Pensa a chi è bruciato prima di te
in fuoco candido
Crogiolo di Keats e Campana
Bruno e Saffo
Rimbaud e Poe e Corso
E Shelley che brucia sulla spiaggia
a Viareggio
E ora di notte
nel rogo universale
la luce candida
ancora ci consuma
piccoli pagliacci
con le nostre candeline
accostate alla fiamma
Questi sono stupefacenti: accosto
ciascuno al vicino, come se il discorso
fosse una messa in scena silente.
Dandoci stamane casualmente
appuntamento così tanto via
dal mondo quanto in armonia
con esso, io e te
siamo d’improvviso cio che
gli alberi cercano di dirci
che siamo: che il loro mero esserci
ha significato; che potremo toccare
presto, e amare e spiegare.
E lieti di non avere inventato
noi tale grazia, ne siamo circondati:
un silenzio già colmo di rumori,
una tela su cui affiori
un coro di sorrisi, d’inverno, un mattino.
Posti in una luce sconcertante, e in cammino,
i nostri giorni indossano una tale reticenza
che questi accenti paiono la loro
stessa resistenza.
Stasera ti supererò.
Ma come potrò scordare
ciò che appresi? Essere un albero
con le radici al centro
di una vecchia ferita. Dal cuore
mi spuntavano rami e foglie.
Cos'è avvenuto stasera
che cambia volto la Luna?
Guarda, porta dal futuro
candeline e oggetti in mano.
Dai prati della morte
fumo d'amore ed erba.
Vento tra le mie fronde.
Le sue ali sono il mio fuoco.
Rami grigi, foglie gialle –
nel brivido esisto.
Sento il colombo nero
per anni mia stella e cero.
Distendo rami nella foresta
del mondo per superarlo.
*Simbolo nella scala della melurgia bizantina,
indica il tono di voce deminuto.