Fiorenza Merati

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Etichette...ma cosa dicono?! A volte servirebbe un traduttore...

2019-06-10 10:11:46

Le etichette di alimenti, ma non solo, a volte sono un vero mistero. Ingredienti con nomi impronunciabili e additivi di vario tipo che ti lasciano mille dubbi su quello che stai consumando. Per me è diventato davvero importante imparare a “leggere” per capire cosa mi sto portando a casa.

Sono, di conseguenza, diventata una persona fanatica della “traduzione” delle etichette. Mi piace capire ed essere consapevole di ciò che mangio, ciò che bevo e anche ciò che indosso. Voglio sapere con che cosa sto realmente pulendo casa o mi sto lavando i capelli o i denti, e di conseguenza quali effetti queste sostanze possono avere sulla mia salute e su quella dell’ambiente.

Di riflesso si è sviluppata la stessa esigenza per quello che prendo per i miei animali. Cosa c’è nel loro cibo, nei loro biscotti, nei loro snack e anche nei loro giochi. Ricordo ancora come al mio Golden Retriever Flubber piacesse mangiare un particolare frisbee rosa, come fosse uno snack commestibile. Si sdraiava a terra, frisbee tra le zampe e se lo gustava come fosse un osso succulento. Chissà cosa c’era dentro quel frisbee che gli piaceva così tanto? Non lo rompeva, lo mangiava proprio, almeno quel poco che è riuscito a mangiare prima che me ne accorgessi e provvedessi a evitare che continuasse. L’ho osservato prima di toglierglielo, proprio per capire cosa stesse facendo, e ho visto che ne strappava un pezzetto alla volta, se lo masticava e lo ingoiava. Magari mi sbaglio, ma l’ho poi attribuito a qualche sapore particolare che aveva il colorante usato per quella plastica o la plastica stessa. Purtroppo non ricordo la marca del frisbee e non saprei andare a ricercare la relativa etichetta per capire come e con che cosa veniva prodotto. Però quell’episodio mi ha fatto pensare a quello con cui viene prodotto tutto ciò che diamo anche ai nostri animali oltre a quello che consumiamo noi.

Ho iniziato così a fare molta più attenzione alle etichette. Quando vado al supermercato niente entra nel mio carrello senza un previo screening dell’etichetta. Ed è comunque vietato l’accesso in casa mia a qualunque prodotto se contiene qualche ingrediente a me sconosciuto, almeno finché non mi sono informata in merito. Così da poter decidere consapevolmente.

Tante volte mi affido alla “regola della nonna” per cui, se la lista degli ingredienti, oltre ad essere di difficile comprensione è anche estremamente lunga, è meglio lasciare lì il prodotto. Pochi ingredienti, chiari e semplici, diventano un elemento importante per garantire un minimo di sicurezza e genuinità del prodotto.

Troppo spesso infatti non è facile decifrare quello che è il contenuto di un prodotto, perché se c’è un obbligo di legge ad indicare quali sono gli ingredienti di un prodotto, credo non ci sia nessun obbligo a renderlo comprensibile a tutti.

Sta quindi a noi imparare a decifrare lettere e numeri, tradurre parole sconosciute che troviamo indicate in etichetta. Una prima regola base è che gli ingredienti sono generalmente indicati da quello presente in quantità maggiore fino a quelli indicati in quantità minore. Se anche i primi ingredienti indicati sono comprensibili, io non mi fermo mai se non alla fine dell’elenco, perché è lì che si trovano coloranti, additivi, conservanti, e quant’altro che mi permetteranno di decretare ciò che acquisisce il diritto di entrare nel mio carrello e ciò che resterà sullo scaffale.