Filippo Scicchitano

Medioevo islamico, i selgiuchidi nomadi che divennero sultani

2019-11-14 09:00:43

Un trittico che narra la Storia del Grande Impero Selgiuchide, realtà fondamentale per lo sviluppo e la diffusione della fede sunnita, base dell'ortodossia islamica. In questi articoli scoprirete una parte della Storia Universale, sovente riposta in secondo piano, benvenuti nel Medioevo dell'Islam.

Prima parte (I)

La cavalcata dei centauri siberiani:

La dinastia turca dei selgiuchidi trae il suo nome da Selejuk, un capo tribale nomade che intorno all’anno mille, conduce il suo popoloso clan dalle steppe siberiane dell’est, verso la frontiera Transoxiana, per poi raggiungere l’Iran e l’Anatolia.

Questa etnia si distingue per i suoi straordinari guerrieri che basano la loro strategia militare sulla cavalleria, composta da arcieri dotati di piccoli scudi, lance e sciabole. La loro vita è passata sui destrieri, in un ambiente nel quale uomo e cavallo diventano nelle comunità selgiuchide una cosa sola.

Da gruppo senza fissa dimora, il clan di Selejuk diventa una comunità stabile nel territorio iraniano, ma la svolta definitiva avviene nel 1056 quando Toghrl Beg, nipote di Selejuk, in seguito alla conquista di vaste aree in Persia viene nominato sultano dal califfo abbasside, capo spirituale e politico di Baghdad.

Il crollo degli abbassidi:

Storicamente il vasto regno abbasside nato nel 750 d.C con Abū l-ʿAbbās al-Saffāḥ dura fino al 1258 con l'ultimo califfo al-Mustaʿṣim, ma il il vero potere a partire dal 1056 è totalmente nelle mani dei selgiuchidi.

I turchi, partiti dalle steppe come nomadi, diventano presto soldati e guardie personali di palazzo dei califfi abbassidi,  governando per un lungo periodo l’ Impero califfale Abbasside ,creando una sorta di diarchia che mette in un primo tempo i califfi alla guida dell’apparato religioso, mentre i turchi gestiscono la politica, l’economia e la guerra.

Questa è solo una fase di transizione, infatti, i selgiuchidi, con una straordinaria rapidità, occupano definitivamente il posto degli abbassidi in tutte le cariche governative e spirituali.

L'avvento al potere di Beg segna la fine del potere abbasside, da questo momento in poi, i componenti abbassidi della dinastia califfale diventano i capi islamici fantoccio, essi infatti, riescono a mantenere solo il potere religioso, anche se poi con il tempo, pure questo aspetto passa in secondo ordine, poiché i selgiuchidi, scavalcano gli arabi e decidono di ripristinare loro stessi l’egemonia sunnita per la nascita del loro impero. Così nella realtà il governo effettivo passa nelle mani dei sultani del primo Grande Impero Selgiuchide.

Nascita del Grande Impero Selgiuchide:

I “nomadi della steppa” si trasformano negli araldi dell’egemonia ortodossa sunnita, diventano i soli governati delle proprie province imperiali, sultanati, califfati ed emirati

I selgiuchidi non si limitano a eccellere nel campo strategico-bellico; la politica turca si concentra anche sulla Cultura, fondendo il patrimonio culturale dell’Oriente con quello greco, crearono le basi per la scienza islamica, adottano la geografia tolemaica ampliandola con l’aiuto di quella persiana.

È in questo periodo che il dotto Averroè scrisse il suo “Commento su Aristotele”.

Il miglioramento della medicina è uno degli obiettivi della politica scientifica-culturale selgiuchide, una sinergia basata sul lavoro dei cultori di medicina greci, persiani e arabi.

Sempre durante il governo turco sono ideati gli schemi matematici per la famosa e odierna numerazione indo-araba, anche l’architettura è una dimostrazione del particolare livello di civilizzazione selgiuchide, arricchita anche nell’urbanistica dall’introduzione di cupole dorate, ampi colonnati, giardini, fontane, e le classiche sontuose decorazioni medio orientali, composte di motivi vegetali e geometrici, splendidi arabeschi. 

Sono progettati ed edificati meravigliosi edifici,  moschee, minareti, caravanserragli, castelli,  monasteri e cittadelle -fortezza note come ribat.

Gli stimati del Grande Allah:

I selgiuchidi sono per quasi due secoli e mezzo gli alfieri del mondo islamico medio orientale; il nervo duro della resistenza musulmana all’offensiva crociata.

Sicuramente il mondo islamico apprezza molto le svariate doti dei turchi selgiuchidi, infatti la stima e l’ammirazione viene chiaramente dimostrata dai documenti di pubblicistica del tempo redatti in arabo e persiano che li esaltavano e lodavano definendoli: lo zelo e il valore dell’Islam contro i franchi.

Una civiltà fenomenale, per un’ etnia guerriera nomade proveniente dalle lande dell’est...