Dieta di gruppo

Salute & Benessere

Alimentazione per fegato grasso

2020-06-18 12:59:49

Il fegato grasso , una patologia denominata scientificamente steatosi epatica , è caratterizzato dall’infiltrazione di grasso nel fegato (soprattutto trigliceridi) che si accumula a livello delle cellule epatiche in quantità tali da superare il 5% del peso del fegato stesso. Esistono due tipi....

principali di steatosi epatica:

  1. Steatosi epatica alcolica che, come suggerisce il nome, si manifesta nella maggior parte dei casi nei forti bevitori . Negli alcolisti cronici, infatti, il metabolismo dell’etanolo (elemento base delle bevande alcoliche) determina un accumulo di grasso all’interno del fegato. Pertanto, in questo caso, i principali fattori di rischio sono il consumo di alcool in grandi quantità per un lungo periodo di tempo (generalmente per più di 8 anni), il sesso (più frequente nei maschi), disturbi genetici e metabolici . La steatosi alcolica è reversibile con la sospensione del consumo di alcool e si ritiene che non sia una condizione inevitabilmente precedente lo sviluppo di epatite alcolica o di cirrosi.
  2. Steatosi epatica non alcolica (NAFLD) , una condizione che comprende un ampio spettro di patologie del fegato (es. steatosi, steatoepatite non alcolica, cirrosi epatica, etc.), caratterizzata da un quadro clinico simile a quello della steatosi alcolica, ma si sviluppa in persone il cuiconsumo di alcool è assente o trascurabile . Rappresenta la forma più frequente di epatopatia: si stima che circa il 20% della popolazione adulta sia affetta da steatosi epatica non alcolica e che la sua prevalenza negli obesi aumenti dal 60% al 95% le probabilità di passare da steatosi a steatoepatite (patologia a rischio di evoluzione in cirrosi epatica), un rischio che cresce all’aumentare del grado di obesità . Questo disturbo rappresenta anche la più frequente patologia del fegato in età pediatrica (colpisce fino al 17% dei bambini sani e il 50% di quelli obesi). In questo caso, i fattori di rischio sono diete troppo ricche di grassi e zuccheri semplici, generalmente associate a sovrappeso od obesità, elevati livelli di trigliceridi e colesterolo nel sangue (dislipidemia), diabete di tipo II, sindrome metabolica, l’ abuso di alcuni farmaci e squilibri ormonali. Esistono poi forme secondarie di steatosi epatica non alcolica, che si sviluppano in persone con sindrome metabolica, sottoposte a interventi chirurgici (by pass digiuno ileale, resezione gastrica), diete molto restrittive, nutrizione parenterale protratta, etc.
    Essendo la steatosi e la steatoepatite associate ad alterazioni del metabolismo del glucosio e dei lipidi, all’obesità e a una ridotta sensibilità delle cellule dell’organismo all’azione dell’insulina, gli obiettivi nutrizionali sono mirati a ridurre l’insulino-resistenza e i valori di trigliceridi , a migliorare i parametri metabolici e a proteggere il fegato dallo stress ossidativo . In caso di sovrappeso od obesità, una perdita ponderale del 10% rispetto al peso di partenza si può associare a una normalizzazione degli enzimi epatici e a una riduzione del volume del fegato ingrossato, ma anche un più modesto calo ponderale (6% circa) può migliorare la resistenza insulinica e il contenuto di grasso epatico.È pertanto consigliabile:
    1. Scegliere cibi che contengono tante fibre e pochi zuccheri semplici .
    2. Scegliere cibi con un basso contenuto di grassi saturi , privilegiando quelli con un maggiore tenore in grassi monoinsaturi e polinsaturi .
    3. Cucinare senza grassi aggiunti . Preferire metodi di cottura semplici, come la cottura a vapore, in microonde, sulla griglia o piastra e in pentola a pressione, piuttosto che la frittura, la cottura in padella o bolliti di carne.
    4. Evitare periodi di digiuno prolungato e consumare pasti regolari . Preferire tre pasti e due spuntini al giorno per controllare meglio il senso di fame/sazietà e ridurre i picchi glicemici.
    5. Su indicazione del proprio medico, o con il suo assenso, è possibile assumere integratori a base di antiossidanti, omega-3 e vitamine , in particolare vitamina E, vitamina C e vitamina D, sempre in modo controllato per evitare il rischio di ipervitaminosi

      Quali cibi posso mangiare?
      • Pesce di tutti i tipi, almeno tre volte alla settimana. Privilegiare quello azzurro (es. aringhe, sardine, sgombro, alici, etc.) e il salmone per il loro elevato contenuto di acidi grassi omega 3 .
      • Verdura cruda e cotta da assumere in porzioni abbondanti. La varietà nella scelta permette di introdurre correttamente tutti i sali minerali, le vitamine e gli antiossidanti necessari per la salute dell’organismo. Alcuni ortaggi hanno un tropismo spiccatamente epatico, ossia svolgono un’azione tonica e detossificante sul fegato: carciofi e soprattutto erbe amare , come la cicoria catalogna .
      • Frutta, per l’elevato contenuto di sali minerali , vitamine e antiossidanti . È meglio non superare le due porzioni al giorno, poiché contiene naturalmente zucchero (fruttosio). Preferire quella di stagione e limitare al consumo occasionale i frutti più zuccherini precedentemente citati.
      • Pane, pasta, riso, avena, orzo, farro e altri carboidrati complessi, privilegiando quelli integrali con un più basso indice glicemico.
      • Latte e yogurt scremati o parzialmente scremati.

  • Carne, sia rossa che bianca, proveniente da tagli magri e privata del grasso visibile. Il pollame è da consumare senza la pelle , perché è la parte che apporta più grassi.
  • Legumi (fagioli, ceci, piselli, fave, lenticchie, etc.), da due a quattro volte alla settimana, freschi o secchi, da consumare come secondo piatto.
  • Acqua (almeno 2 L al giorno), tè, tisane o infusi senza aggiungere zucchero.
  • Erbe aromatiche per condire i piatti.

    Consigli pratici
    • In caso di sovrappeso od obesità occorre eliminare i chili di troppo e normalizzare la circonferenza addominale, indicatrice della quantità di grasso depositata a livello viscerale , principalmente correlata al rischio cardiovascolare . Valori di circonferenza vita superiori a 94 cm nell'uomo e ad 80 cm nella donna si associano ad un "rischio moderato", valori superiori a 102 cm nell'uomo e ad 88 cm nella donna sono associati ad un "rischio elevato". Per i vegani potete consultare sempre su questo blog la dieta in versione latto-ovo-vegetariana 
    • Evitare le diete fai da te ! Un calo di peso troppo veloce può determinare la comparsa di complicanze (accelerare la progressione della malattia e portare alla formazione di calcoli biliari). Inoltre, un regime dietetico troppo ristretto impedisce la buona riuscita della perdita di peso ed aumenta il rischio di recuperare i chili persi con gli interessi ( effetto yo-yo).
    • Nel caso di alterazioni metaboliche e di obesità possono essere associati programmi dietetici più particolareggiati.
    • Rendere lo stile di vita più attivo. Abbandona la sedentarietà! Vai al lavoro a piedi, in bicicletta o parcheggia lontano, se puoi evita l’uso dell’ascensore e fai le scale a piedi, etc.
    • Praticare attività fisica almeno tre volte alla settimana (ottimali 300 minuti). La scelta va sempre effettuata nell'ambito degli sport con caratteristiche aerobiche (moderata intensità e lunga durata), come ciclismo, ginnastica aerobica, cammino a 4 km ora, nuoto, etc., attività più efficaci per eliminare il grasso in eccesso.
    • Non fumare: il fumo rappresenta un fattore di rischio cardiovascolare.
    • Controllare con l'aiuto del proprio medico altre eventuali patologie coesistenti (es. ipertensione arteriosa, diabete mellito, etc.).
    • Leggere le etichette alimentari dei prodotti, soprattutto per accertarsi del loro contenuto in zuccheri, grassi saturi e grassi idrogenati. Prestare attenzione all’utilizzo di prodotti “senza zucchero”, in quanto sono spesso ricchi di grassi e di conseguenza ipercalorici.
    • Anche se si è normopeso è bene monitorare il proprio peso corporeo per prevenire aumenti ponderali che possono favorire l’insorgenza del fegato grasso.
    • Per il controllo del BMI si può utilizzare il calcolo indicato da questo strumento