Diego Ferin

Founder President

Diego Ferin

Founder President

"Chi ha il sapere lo deve seminare come si semina il grano"

2019-07-17 23:58:34

Omaggio e ricordo del grande Andrea Camilleri

Omaggio e ricordo del grande Andrea Camilleri

 E' di questa mattina la triste notizia della dipartita di Andrea Camilleri, per l'aggravarsi delle sue condizioni già critiche per le quali era stato ricoverato un mese fa.

Ho voluto scrivere questo piccolo omaggio allo scrittore qui su Cam.tv, corredato di un video dove parla della sua convinzione sulla diffusione del sapere, perché a mio modesto parere Camilleri avrebbe potuto rappresentare "il founder president" per eccellenza di questa comunità, ed ho la convinzione che se fosse venuto a conoscenza di questo progetto, molto probabilmente vi avrebbe aderito con la serenità, la forza e la passione che lo contraddistingueva, nonostante la sua età e la cecità dell’ultimo periodo di vita.

Ci lascia probabilmente il più grande e prolifico scrittore italiano degli ultimi 25 anni; indubbiamente il più seguito, e quasi certamente anche il più amato, grazie soprattutto alla serie di racconti del commissario Montalbano, iniziata nel 1994 con " La Forma dell'Acqua" e proseguita - grazie anche allo stimolo a continuare datogli dall'editrice Elvira Sellerio, in quanto Camilleri voleva interrompere la serie dopo il secondo romanzo - fino a pochi mesi fa con il 30 episodio.

Ma la prolifica serie poliziesca di Montalbano, seconda per numero di episodi forse solo a quella del commissario Maigret di Georges Simenon o a quella di Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle, non era che la punta dell'iceberg della produzione letteraria dello scrittore: dal suo primo romanzo "Il corso delle cose" del 1978, passando per i suoi romanzi più noti come "Il birraio di Preston", "Il tailleur grigio", “La rivoluzione della luna”, o alle serie di brevi racconti come “Il diavolo, certamente” , “Le inchieste del commissario Collura” fino ai saggi come “L'occhio e la memoria: Porto Empedocle 1950”: saggio-racconto con una ricostruzione storico-urbanistica della sua cittadina natale nel 1950, o “Pagine scelte di Luigi Pirandello”: un saggio con antologia personale di brani e testi pirandelliani, o ancora “Voi non sapete. Gli amici, i nemici, la mafia, il mondo nei pizzini di Bernardo Provenzano”: un vero e proprio dizionario di termini della mafia che, basandosi sui famosi “pizzini”, ne elenca le consuetudini, la "filosofia" e le regole di vita di Bernardo Provenzano e dei suoi fiancheggiatori.

Basta dare un’occhiata all’elenco di pubblicazioni dell’autore sulle biografie a lui dedicate, (vedi ad. es. Wikipedia : https://it.wikipedia.org/wiki/Andrea_Camilleri) per vedere quanto sia stata copiosa l’opera letteraria di Camilleri, che peraltro esordisce pubblicamente come scrittore solo nel 1978 a quasi 53 anni di età, avendo avuto in precedenza, dopo aver concluso gli studi all'Accademia nazionale d'arte drammatica, notevoli esperienze come regista, sceneggiatore, persino attore, produttore di sceneggiati in RAI, nonché poeta, insegnante d’italiano e successivamente insegnante di regia all'Accademia nazionale d'arte drammatica.

Tornando alla sua raccolta romanzesca più famosa del commissario Montalbano (il cognome del personaggio è un omaggio di Camilleri al suo grande amico Manuel Vázquez Montalbán, scrittore di Barcellona dalla cui penna è nata la serie di racconti polizieschi con protagonista  il detective privato Pepe Carvalho)   è fuor di dubbio che al grande successo dei libri pubblicati ha contribuito enormemente la corrispondente serie televisiva, la cui prima puntata andò in onda nel maggio 1999.


La scelta dei luoghi dove è stata girata la serie, l’impeccabile sceneggiatura e regia televisiva che rispecchiava quasi sempre i ritmi e i tempi, anche con la dovuta sintesi del timing televisivo, e l’incalzare degli episodi del racconto scritto , nonché la bravura degli interpreti : in primis Luca Zingaretti nel ruolo principale, e poi Cesare Bocci nel ruolo del vice “sciupafemmine” Mimì Augello, Peppino Mazzotta nel ruolo del solerte e prezioso ispettore Fazio, il fantastico caratterista Angelo Russo nei panni di Catarella, per finire al compianto Marcello Perracchio scomparso circa 2 anni fa nel ruolo magistrale del bonario irascibile medico legale dr. Pasquano (che verrà ricordato, nell’episodio inedito “Un diario del '43” andato in onda nel febbraio scorso, da tutti gli attori principali del cast con una solenne mangiata di cannoli nell’ufficio del commissario).


La serie televisiva probabilmente, dopo i primi episodi e con un successo ed uno share sempre crescente, ha contribuito anche a portare molte persone, magari “divoratrici” di fiction tv ma che non erano propriamente avvezzi alla lettura, ad acquistare i libri degli episodi successivi e probabilmente anche a leggerli !

Ma il merito maggiore dei racconti di Camilleri e delle conseguenti serie televisive, oltre al fatto di appassionarci ai racconti ed alle trame intricate che non hanno nulla da invidiare a certi gialli di Agata Christie o ai racconti del già citato Simenon, oltre a divertirci con i battibecchi tra Montalbano e il suo vice Augello, o con gli storpiamenti di nomi e le gag del fantastico Catarella, è stato quello di far conoscere, anche a chi in Sicilia non c’è mai stato, dei “pezzi” di Sicilia vera rappresentati con descrizioni minuziose di posti dai nomi inventati (che però sembrano reali !) : 

  • Vigata (nome ispirato all’autore dalla reale Licata) negli episodi televisivi è un insieme di location tra la provincia di Ragusa e di Agrigento, la piazza del Duomo e la Chiesa di San Giorgio sono quelle di Ibla, la parte antica di Ragusa, così come molte delle strade, mentre il commissariato è l’edificio del Comune di Scicli, sempre vicino a Ragusa
  • Montelusa (città immaginaria in realtà già presente in una raccolta di novelle di Pirandello e dove molte location sono prese dalla reale Agrigento, come ha affermato lo stesso Camilleri: Agrigento sarebbe la Montelusa dei miei romanzi, però Montelusa non è un’invenzione mia ma di Pirandello, che ha usato questo nome molte volte nelle sue novelle: l’Agrigento di oggi la chiamava Girgenti e anche Montelusa, e io gli ho rubato il nome, tanto non può protestare”.)  
  • Marinella (dove risiede la casa di Montalbano è in realtà un B&B sito a Punta Secca, una frazione del comune di Santa Croce Camerina.

E ovviamente i “pezzi” di Sicilia riguardano anche la caratterizzazione dei personaggi, dove se ne ritrovano a volte di simili a quelli dei romanzi e dei racconti di Leonardo Sciascia, con cui Andrea Camilleri era amico ma non condivideva appieno il pensiero riguardo la giustizia e la lotta alla mafia : si pensi ad esempio ai personaggi delle famiglie mafiose Sinagra e Cuffaro, ed ai politici locali collusi con tali famiglie, o a commissari,  prefetti o questori inefficienti che sembrano prendere spunto da certi personaggi de “Il giorno della civetta”; oppure persone “comuni” con intrecci amorosi e/o affaristici, missive con lettere anonime e omicidi passionali che fanno pensare indubbiamente ai personaggi di “A ciascuno il suo” sempre di Sciascia.


E come non associare invece gli eterni dubbi e lotte interne che assillano periodicamente Montalbano (soprattutto il suo legame sempre in bilico con l’eterna e lontana fidanzata Livia) con qualche aspetto, seppur meno esagerato, del “Vitangelo Moscarda” del romanzo “Uno, nessuno e centomila”;
 oppure del rapporto creato con il bambino François in uno dei primi racconti “Il ladro di merendine”, della mancata adozione da parte di Montalbano e di Livia a favore invece della sorella di Mimì Augello, e poi della morte del ragazzo ormai uomo molti anni dopo nell’episodio “Una lama di luce” dove si possono ritrovare dei riferimenti alla commedia “L'altro figlio” o al più celebre “Il fu Mattia Pascal”, tutte opere di Pirandello.

L’ironia ed il distacco con cui Camilleri in molti episodi fa vivere ed agire i suoi personaggi, quasi sempre in primis Montalbano, e certi atteggiamenti quasi istrionici del pur sagace e risoluto commissario, certi suoi sogni o voli pindarici al di fuori del contesto del racconto, possono farci ricordare i personaggi pirandelliani di “Questa sera si recita a soggetto” o del “Sei personaggi in cerca d'autore”.


Ultimo “pezzo” di Sicilia, ma non meno importante, è il linguaggio con cui sono stati scritti i racconti : “invenzione” sagace dell’autore che per rendere comprensibile il testo anche a chi non conosce il dialetto siculo, ha creato questo linguaggio con un italiano pressoché comprensibile a tutti, inserendo qua è là termini e modi di dire in dialetto che però non alterano la percezione del significato o il filo logico del racconto: e così abbiamo imparato che “macari” non significa l’italiano magari, ma può significare “anche” ,”forse”, “inoltre”, che “Camurria” (storpiamento dialettale di gonorrea) significa grossa scocciatura, che “Catafuttiri” significa rovinare, sciupare, che lo “sfunnapedi” (letteralmente affonda-piede: fosso ricoperto da rametti e foglie per fare inciampare una persona) è una trappola, un tranello che spesso il commissario, con l’aiuto dell’immancabile Fazio, tende a qualche sospettato per trovare le prove e poterlo incastrare. 

E per ultimo i famosi “cabassisi” (da cui  “nun ci rùmpiri i cabassìsi” traducibile in italiano con “non rompere le palle/scatole”) dove però l’associazione agli organi genitali maschili probabilmente è dovuta alla forma simile, ma la parola in origine ha un altro significato e sta­va ad in­di­ca­re un tu­be­ro com­me­sti­bi­le, e la parola sembra ri­sa­li­re al ter­mi­ne dialettale cab­ba­si­sa risalente al 1200-1300, che de­ri­ve­reb­be dal­la for­ma in lin­gua ara­ba ḥabb ‘azīz, che avreb­be si­gni­fi­ca­to al­l’e­po­ca “bac­ca ri­no­ma­ta”, mentre attualmente  è co­no­sciu­to come ci­pe­ro o zi­go­lo dol­ce, e si trat­ta di un tu­be­ro che a Pan­tel­le­ria per an­to­no­ma­sia è sta­to as­so­cia­to alle ghian­de.


                 ----------------------------------------------------------------------------------------------------


L’ultimo grande ricordo di Camilleri è stato assistere alla registrazione tv del monologo “Conversazione su Tiresia”, recitato nel giugno 2018 dal vivo al teatro greco di Siracusa : un capolavoro dove già solo l’introduzione con il riff di “The Cinema Show”, brano dei Genesis dove viene citato Tiresia, mi ha fatto venire la pelle d’oca e poi il monologo di una durata incredibile dove una persona 92 enne affetta da cecità ha “retto il palco” con la forza di una pop-star di 20 anni, ed alla fine ha ringraziato lui il pubblico dopo averlo intrattenuto per più di un’ora e mezza con i suoi racconti mitologici. 

Per ultimo, a conclusione di questo mio articolo, ho voluto citare un riferimento personale: la morte di Andrea Camilleri mi ha fatto ricordare la perdita avvenuta più di 4 anni fa di mio padre, grande appassionato di ogni forma d’arte (per molti anni ha fatto il critico di grafica, pittura e scultura moderna) ma anche avido e “veloce” lettore di libri (e nel genere di racconti gialli-polizieschi Camilleri negli ultimi anni era senza dubbio il suo autore preferito).


Ricordo che mi avvisava dell’imminente uscita di ogni nuovo episodio, e mi pregava di acquistargli il libro se già non l’avevo comprato io, il più delle volte ce li scambiavamo, e mentre a me la lettura di un singolo racconto nei ritagli di tempo disponibili poteva durare anche un paio di settimane, lui era capace di leggersi un intero libro nell’arco di una giornata o al massimo 2. Ricordo anche che discutevamo insieme di questo o quell’episodio, della fedele o meno rappresentazione successiva nella fiction televisiva, e mi torna in mente il suo viso sorridente quando citavamo una delle innumerevoli gag o strafalcioni di Catarella.


Ebbene, concludendo, spero che tu, Andrea Camilleri, ovunque tu sia, possa discutere pacatamente con i tuoi amici Sciascia e Pirandello, magari parlando dell’episodio finale di Montalbano che l’editore ha custodito per tuo volere e che uscirà postumo, o magari discutere di semiologia con un altro grande come Umberto Eco, o leggere insieme qualche poesia tua o di Quasimodo, e se poi dovesse spuntare timidamente una persona anziana che non conosci (mio papà), per domandarti in merito ad un qualche suo dubbio su un episodio di un tuo racconto, sono sicuro che gli risponderai con la serenità, la saggezza e l’ironia che ti contraddistingueva.

E adesso voglio salutarti come hai fatto tu con il pubblico alla fine del tuo monologo a Siracusa : “Mi auguro di rivederti tra cent’anni !”

Arrivederci, maestro.



E chiunque non è d’accordo, vada a catafuttirisi da qualchi parti e nun rumpissi i cabassisi !