Daniele Ventola

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Sofia test

2019-02-10 19:12:40

Storia BulgariaCiao amici di Vento della Seta, il tempo di questa permanenza a Sofia e' giunto a conclusione, ma in questi giorni ci siamo dati molto da fare. Ospite dalla fantastica Renata, ho avuto modo di documentare i musei Archeologico Nazionale di Sofia e il Museo Etnografico con la gentile guida di Dennitsa e kamen.

Dunque, conoscere il passato per comprendere il presente!

La storia della Bulgaria non puo prescindere da quella del mondo, poiche' gia' nel Paleolitico la Bulgaria era un grande ponte di congiunzione tra oriente e occidente. Antichissime grotte, piu' antiche ancora di quelle di Magura mostrano segni di vita risalenti agli inizi del paleolitico alto ovvero tra i 45.000 e i 10.000 anni fa!

In quest'ultimo arco di tempo la tecnologia fa un grande avanzamento. La cultura diviene sempre piu' complessa e i manufatti artistici si perfezionano. Ma la cosa curiosa e' che qui in Bulgaria spesso si faceva arte solo fine a se stessa. "Art just for art" mi diceva l'archeologo Kamen Bojadziev durante l'intervista.

Fu intorno al 3000 a.C. che la Bulgaria vide aggirarsi nella penisola i traci. Ma "traci" e' qualcosa che rimane tutt'ora un mistero. La loro origine, la loro lingua... Quello che e' possibile dire e' che erano un insieme di tribu' cosi' nominate nei grandi poemi dell'antichita' greca e che spesso gli hanno attribuito ruoli decisivi molte battaglie del peloponneso.

Un primo regno bulgaro si formo' intorno al V secolo a.C. gravitando intorno al potere del regno degli Odrisi. Il regno di Odrisi ha portato alla luce tra i meravigliosi ori che la collezione del Museo Archeologico di Sofia ospita anche storie, leggende e riti pagani che forse vivono tutt'ora. A distanza di secoli, sotto forma dei famosi riti delle maschere dei Kukeri, che Dennitsa mi ha permesso di scoprire nel Museo Etnografico di Sofia, e' possibile vedere echi di un passato in cui l'uomo tutt'uno con la natura si costruisce maschere, si veste di questa, per far scappare gli spiriti maligni a suon di danze e campanacci.

In ogni caso l'unica cosa certa che si possa dire e' che nulla e' da definirsi certo. Ci sono interpretazioni piu' veritiere di altre, ma secoli di domini hanno fatto si' che si perdessero documenti o fonti che permettevano di trarre qualche certezze.

Guerre, conflitti, incursioni razzie da parte degli Unni, degli Avari indebolirono sempre di piu' il regno che vide il declino cedendo il passo a domini persiani, ellenici e infine romani.

Sara' nel 632 d.C. che tribu' proto-bulgare provenienti dalle regioni del Kazakistan diedero inizio a uno stato autonomo, a nord della regione, chiamato Grande Bulgaria e capeggiato da un khan. Il khan Kubrat unifico' le tribu' proto-bulgare ma i conflitti con le tribu' cazare li indebolirono sconfiggendoli definitivamente, o almeno fino a quando, stipulando un trattato di pace con Bisanzio, si vede la nascita del primo impero bulgaro.
Si arriva nel 835 che il mondo vede la diffusione per mano dei fratelli santi Cirillo e Metodio dell'alfabeto slavo, perfezionato poi in alfabeto cirillico. Dalla Bulgaria l'alfabeto cirillico si diffonde verso terre lontane in settentrione, e con esso anche il critianesimo divenne religione di stato, in particolare con la conversione nel 864 del principe Boris I.
Ancora guerre e ancora conflitti che arrivano pero' ad un equilibrio in quella che e' chiamata l'eta' dell'oro della Bulgaria nel X sec. Successivamente, ancora tra conflitti, creativita' culturale e mutamenti la Bulgaria rimane in piedi fino al dominio dell'impero Ottomano.

Scoprire grazie a Kamen e Dennitsa questa storia della Bulgaria che ignoravo (e che ho cercato sintetizzarne la grande complessita' e difficolta') mi ha dato anche modo di poter camminare per Sofia con occhi e naso aperti. Poiche' nell'aria e' possibile sentire odore di spezie lontane e nei volti dei bulgari, nelle loro mani, nei colori della loro pelle, degli occhi, e' possibile vedere quanto questa terra sia stata non solo un ponte tra culture ma anche testimonianza di come queste possano portare una creativita' nuova, una riformulazione di antichi saperi. Avendo avuto l'occasione di conoscere la Direttrice dell'Istituto Italiano di Cultura, Luigina Peddi, non mi sono fatto mancare l'opprtunita' di intervistarla sul compito che assolve l'Istituto: raccontare chi siamo, ma anche di riscoprire chi siamo attraverso gli occhi dell' "altro".

Bhe grazie Sofia, di avermi accolto con questo abbraccio, con questa vitalita' che mi fatto sentire parte di te, della tua storia, del tuo presente.