Daniele Ventola

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#Day505 #Tajikistan - Vita pastorale di un insegnante di inglese

2019-12-20 07:07:56

Oltre l'ennesimo confine, nella mia direzione verso Zhoukoudian. I primi passi nel Tajikistan, il villaggio fuori confine, l'insegnante di inglese; preparandomi per partecipare come ospite al matrimonio tajiko.

E l'Uzbeksitan mi salutava, con un vento non troppo forte e una neve non troppo candida. Poi il confine diventato ormai un rituale. La malinconia immobile, ferma a guardare alle proprie spalle gli istanti e i volti passati in un tempo inafferabile. Molte delle voci e dei volti che si fanno spazio nella mente saranno fantasmi di istanti custoditi nella clessidra della memoria.

Un nuovo confine, una nuova bandiera, una nuova lingua. O forse no?

Silenziose le persone si chiudono in piccoli gruppi. Indicano con un cenno di sguardo quella misteriosa figura oscura e arcana che passa con una grande casa sopra la schiena. "turist, turist."
Non cambiano i loro volti, non ancora. E neanche cambiano le prassi e i sospetti nei miei confronti.

Quanti saranno quelli che attraversano il confine a piedi? Quanti in solitaria e con uno zaino piu' grande di se'? E quanti lo faranno in inverno?

Una mandria disordinata di persone si accavalla per il controllo passaporti. Finalmente il mio turno che pero' si e' prolungato per i militari poco sicuri della mia innocenza. Hanno trattenuto il passaporto piu' del normale, poi mortificati: <<scusi mr. Ventola. Benvenuto in Tajikistan>>.

Neanche un passo in Tajikistan e una calca di tassisti pronti ad accompagnarmi in ogni dove. Insistenti, sprezzanti, trovano tutte le scuse improbabili pur di dissuadermi dal continuare a piedi.

Ma mi dileguo come la nebbia, ignorando i loro richiami sempre piu' deboli ad ogni passo.
Le montagne distanti fanno breccie tra le nubi. Odore di aria pulita e di umidita' trasparente riempie i polmoni. Seguo la strada asfaltata quando mi accorgo di un ragazzo vestito elegante camminarmi parallelo dall'altro lato. Mi saluta in inglese, ne rimango sorpreso. Trovare qualcuno che parli in inglese nei primi paesi senza nome del Tajikistan e' una cosa rara.

Eppure Muhammed parla bene e in pochi passi entriamo in simpatia. Invitandomi a casa sua per un cay e un letto caldo, accetto senza reticenza. Lasciamo l'asfalto proseguendo un sentiero di sterpaglie e fango scortati da due ragazzini di 12 anni. Sono suoi vicini, nipoti e studenti. Muhammed e' insegnante di inglese nel viallaggio di fianco che raccoglie i bambini di tutti i paeselli. Ogni mattina percorre i tre chilometri che dal suo Chubot arrivano alla scuola. Insegnare e' la sua passione ma e' un lavoro poco redditizio per questo pensa di andare in Russia per arrotondare.

Lui e' uzbeko, come la maggior parte dei villaggi in questa regione, i quali confini si sono confusi alla disfatta dell'Unione.

In poco tempo la nebbia si infittisce, la sera scivola nel fango e la notte non risparmia neppure una luce, quando da una delle case pare esserci un grande movimento di persone. Cogliendo il mio sguardo incuriosito, il nuovo amico mi spiega che domani ci sara' un matrimonio e se voglio posso partecipare.

<<Ci penso, ma intanto andiamo che fa un freddo!>> rispondo a mandibole tremanti.

Quando il padre ci vede entrare ci segue con un sorriso umano senza neanche chiedere spiegazioni.
Come ogni casa anche questa e'costruita abbracciando il perimetro del giardino agricolo e ognuno ha una propria stanza con al centro una stufetta usata piu' per il the' e per il riscaldamento, che come cucina. Mi lasciano con il piccolo comico Iskander, il figlio di Muhammed, tornando poco dopo con la legna. Tra cay e cibarie, portate ogni tanto dalla moglie del giovane insegnante, vedo i due ospitanti divertiti nel rispondere alla mia curiosita' la quale vuole conoscere le cose piu' futili che succedono nelle case di fango delle persone del villaggio.

Muhammed dorme in stanza con me, mentre sua moglie e il piccolo sono nella stanza accanto. Al mattino, il ragazzo elegante conosciuto il giorno prima si trasforma in un pastore sapiente e gentile, l'unica personalità della quale le capre non hanno paura. Lo accompagno a pascolarle, destreggiandoci tra il ciarpume scivoloso del fango e sotto melodie di acqua orchestrate dai rivoli e dai canali dove le giovani mogli lavano i vestiti con le ceneri delle stufe.

Fatti i nostri lavori, ritorniamo in tempo per prepararci alla grande festa.

Vi ricordo l'intento del mio viaggio!

Con la fatica e l'infinita bellezza di un viaggio a piedi tra gli uomini, utilizzando la più moderna tecnologia digitale, sono partito da Venezia (in realtà da Napoli! :-D) e voglio arrivare a Zhoukoudian, dove sono stati scoperti i resti dell'Homo Pechinensis, risalenti a 750.000 anni fa.

Il mio vorrebbe essere un viaggio alle radici della nostra storia, diretto verso il futuro, e ce la sto mettendo tutta!!


Potete aiutarmi a sostenere ogni passo!

  • qui sul mio canale di Cam TV con una libera donazione!
  • ordinando il Piatto del Saluto dagli amici di Casa la Buona Stella
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Per sapere di più su questo viaggio curiosate nel sito web

www.ventodellaseta.org

Grazie di cuore a tutti voi che seguite!!