Daniele Ventola

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#day480 Tribù karmike: la sanguinosa storia dei karakalpaki e #Sansone era Uzbeko

2019-11-28 13:11:30

Quel poliziotto di frontiera mi puntava. Vedendomi come unico caucasico in uno scompartimento di asiatici continuava a indicarmi al suo fido assistente antidroga. Ma il cane ha preferito prendersi due coccole piuttosto che additarmi 'trafficante' secondo le intuizioni di Sherlock

#day480 Tribù karmike: la sanguinosa storia dei karakalpaki e #Sansone era Uzbeko

Quel poliziotto di frontiera mi puntava. Vedendomi come unico caucasico in uno scompartimento di asiatici continuava a indicarmi al suo fido assistente antidroga. Ma il cane sovraeccitato dalle troppe persone ha preferito prendersi due coccole piuttosto che additarmi 'trafficante' secondo le intuinzioni di Sherlock.

Passava la notte, veniva il giorno e durante un'ulteriore sosta, la grazia di giovani danzatrici ci accoglieva con danze tradizionali e i vestiti del posto. 《Che meraviglia l'Uzbeksitan》, esulto, ma Ali mi correge: 《welcome in Karakalpakistan!》.

Ospitato da Ali e della sua famiglia mi sveglio presto dirigendomi a Nukus, la capitale del Karakalpakistan, per documentare il museo etnografico della regione. Sbirciare nella memoria dimenticata di un popolo apre una serie di connessione che vengono dalla Cina e arrivano in Ungheria. Non potevo che rimanere affascinato da una storia tanto intricata.

Storie di sangue, vittorie e vendette, storie di tragedie e rinascite nella zona nord occidentale dell'Uzbekistan bagnata dalle acque del mar di Aral. Quando i karakalpaki occupavano questa zona intorno al 1000 a.C. si chiamavano ancora 'Pecheneghi'.

Del ceppo turco fanno parte una la moltitudine di tribu: erano gli unni, i magiari, gli oghuz e i pecheneghi. I loro zoccoli hanno sparso polveri di sabbia dall'Asia alla pianura pannonica e le loro orme si sono perse nel fango e nel tempo.

A causa di attacchi da tutte le direzioni mirgrarono raminghi sopravvivendo ai climi gelidi e alle moleste zanzare estive. Durante queste distanze le loro relazioni si sono intrecciate con tutto il mondo e di certo il rapporto piu' controverso rimane quello con i Rus' di Kiev. Prima nemici, poi alleati contro l'impero bizantino, poi di nuovo nemici quando, nel IX secolo, durante un'imboscata improvvisa, il Khan dei Pecheneghi tagliò la testa del principe Rus' facendone del cranio un calice, come da tradizione dei i popoli delle steppe.

La vendetta di Vladimir I di Kiev non si fece attendere. Sterminati nell'anno Mille quel che rimase dei pecheneghi d'occidente venne assimilato dagli ungheresi e dai bulagri, mentre quelli rimasti sul lago Aral divennero piano piano Karakalpaki, assimilandosi invece ai cugini oghuz.

Nel 1400 Tamerlano li devasto' di nuovo e, i pochi rimasti, vennero assimilati dagli Uzbeki. Sfruttati dallo spietato Khan di Khiva, inviarono nel XIX secolo un ambasciatore allo Zar di Russia chiedendo di entrare a far parte del loro impero. Ma solo con i sovietici ebbero finalmente tranquillità, investendo in quell'oro bianco del cotone florido nelle loro terre.

Il museo archeologico etnografico di Nukus e' tra i piu' interessanti che abbia trovato. Stili karakalpaki, uzbeki, russi, turchi, kazaki, georgiani e ungheresi si mescolano nei pattern e nei gioielli. Narrano di un passato dove religioni come zoroastrismo, buddismo, cristianesimo nestoriano, ebraismo e islam convivevano pacificamente.

Le storie, si mescolano, i drappi dissolvono le distanze e le leggende dimenticano l'origine della storia. Come nella necropoli di #Mizdajkan, nel mausoleo di #ShamunNabi del XVII secolo. Shamun-Nabi ("messaggero di dio", in lingua persiana) era un eroe leggendario. Gigante e mago famoso in tutta l'Asia centrale per i suoi poteri invincibili. La sua forza maestosa aveva un origine misteriosa che accresceva ogni giorno assieme alla sua fama quando... Quando un giorno si innamorò di una donna che per intere notti, cullandolo e accarezzandolo, continuava a chiedergli l'origine di quel potere. Fu nel dormiveglia sotto un cielo di stelle che svelò il mistero della forza radicato nei suoi capelli. Durante il sonno la donna con una mano lo accarezzava mentre con l'altra li tagliava e poi...

Sappiamo tutti come va a finire questo interessante parallelismo con l'aneddoto biblico di Sansone e Dalila, seppure non si sappia a quale religione il mago appartenesse.

Ma un indizio emerge dal suo mausoleo: una pianta a sette cupole secondo i riferimenti della Torah; ogni cupola con una finestra che guarda verso Mecca; la tomba che richiama agli ossari zoroastriani, ma la nicchia che pure indica la Mecca. In questo marasma parebbe vincere l'islam per la moltitudine di riferimento, se non fosse per una rientranza la quale ricorda un fiore di loto.

La sua religione era la Via della Seta.


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