Daniele Ventola

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#day420 Bakılı o bakinez? Due facce di Baku

2019-09-25 07:21:00

Cari amici di Vento della Seta, sono felice di essere riuscito finalmente a trovare il tempo per presentarvi i primi aspetti di Baku, la città dove nasce il vento: una capitale complessa dalle milioni di sfaccettature.

Cari amici di Vento della Seta mi scuso per l'assenza degli ultimi giorni. Un via vai continuo per risolvere problemi burocratici, appuntamenti in ambasciate, documentazioni e interviste fatte e subite.

Ma sono felice di essere riuscito finalmente a trovare il tempo per presentarvi i primi aspetti di una capitale complessa dalle milioni di sfaccettature.
#Baku e' la citta' dove nasce il vento che dal 1974 e' gemellata con la mia #Napoli e a volte quasi mi sembra di percorrere le mie strade, di rivedere nei suoi bazar, in quei volti incontaminati degli azeri,i miei napoletani sorridenti e chiaccheroni. I tempi sospesi, contrastanti, segnati dal doppio movimento di una capitale moderna dal ritmo veloce e la sospensione invece della parte popolana.

Infatti il passato e il futuro si innestano in maniera particolare. Su un colle le Flame Towers, simbolo del mondo moderno, le quali di notte si colorano di fuoco e di acqua, ma anche di due personaggi che sventolano con veemenza la bandera azerbaijana.
Sotto di esse si estende la citta' vecchia la quale atmosfera notturna dipinge magia nei suoi vicoli e dove il silenzio si arrampica sulle pietre e sulle case con i balconi in legno tentando di vincere lo scontro con il futuro riflesso da quei grattacieli lontano.

E' un contrasto netto che esprime anche il carattere dei "bakılı" (cittadini di Baku) e dei "bakinez" (cittadini di Baku in russo). Cosi', come da una parte c'e' la citta' che progredisce con parchi meravigliosi e palazzi all'avanguardia, dall'altra ci sono i vicoli suggestivi che invece sussurrano lo spirito azero di sempre. Baku riflette le sue due anime contrastanti in due diversi tipi di cittadini che, in quanto antropologo, rende tutto ancora piu' interessante.

Bakili e bakinez sono due aspetti della stessa medaglia che si notano semplicemente sedendosi in un bar del centro, aprendo le orecchie e osservando con la mente: i bakinez qui' sono la maggioranza, spesso parlano russo, indossano vestiti eleganti e hanno cellulari con una mela mozzicata a portata di mano. Quando ho chiesto a dei ragazzi affianco al mio tavolo perche' parlassero russo se sono azeri e se cosi' facendo temono di perdere parte della loro identita' culturale, questi mi rispondevano di aver finito le scuole in russo e, essendo questa una lingua ricca di terminologie, utilizzarla rende la comprensione di un discorso immediata; che la domanda del mercato richiede spesso la conoscenza di questa lingua; che le famiglie gli avevano insegnato questa fin dalla infanzia come un'eco dell'Unione.

Successivamente ho fatto la stessa domanda a persone dei quartieri piu' popolani, i bakili i quali parlano azero (ma conoscono il russo), sgranocchiano spesso semi di girasole e hanno atteggiamenti meno contaminati dalla globalizzazione seppure usualmente indossano vestiti verosimilmente griffati ma senza i modi impostati dei bakinez. Questi mi rispondevano che molti di quelli che parlano russo vogliono distinguersi dalla massa.

Riflettendo su queste informazioni osservavo le onde oleose del Mar Caspio e pian piano il filo del ragionamento si faceva piu' complesso. Quindi ho iniziato a domandarmi perche' le altre capitali delle ex repubbliche sovietiche come Tbilisi o Sofia non presentino la stessa dinamica.

E le risposte arrivate alla mente sono molteplici. Prima di tutto se pensiamo al periodo sovietico, che ha dominato gran parte del secolo passato, vediamo che e' stato il tempo in cui invenzioni tecnologiche e conquiste sociologiche sono state acquisite nascendo sotto una terminologia russa, era inutile tradurle entrando naturalmente nel vocabolario nazionale. Una seconda ragione potrebbe essere che, a differenza della Georgia e della Bulgaria le quali cercano di estendere la crescita del territorio anche ad altre citta', la forza economica e turistica dell'Azerbaijan si focalizza su Baku dove, tra l'altro, si concentrano anche partner commerciali internazionali che provengono da tutto il mondo, per non parlare dell'attrito politico con la Russia...

Tutte cose molto interessanti che pero' rimangono lucide speculazione di un folle che riflette osservando le onde del Mar Caspio attendendo una nave che lo porti in Kazakistan. Eppure sono cosciente che questo confine e' labile quanto una noce di burro poiche' e' facile anche osservare lungo i boulevard persone in giacca e capelli brillantati soccombere a scacchi contro l'uomo in divisa da giardinaggio, o ancora come i ragazzini che giocano a calcio nei campi del central park i quali si levano la divisa scolastica per fare due passaggi con gli altri ragazzi piu' magri dalle magliette false e griffate.

Baku, la citta' dove nasce il vento o meglio la citta' dal doppio vento, rimane in ogni caso quel punto nevralgico della Via della Seta dove il meticciato culturale resta perno centrale di una cultura in continuo sviluppo, dove stili occidentali e orientali convivono, le vite si incrociano e il fuoco nasce dal terreno. Quindi, in un certo senso, nulla di diverso dal passato che l'ha preceduta.

Prima di addentrarmi nella storia e nella preistoria interessantissima di questo territorio, vorrei parlarvi nei prossimi giorni di iniziative e realta' emergenti che si nascondono negli angoli perduti di questa bella citta'.

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