Daniele Ventola

Founder Starter

Day 193

2019-02-12 22:50:59

A dieci chilometri da Samokov vi e' un piccolo paesino che si chiama Madjare.Ma cio' che mi ha portato in questo paese non e' tanto la curiosita' di scoprire il motivo per il quale in Bulgaria un paesino si chiami Madjare, che deriva da Magyar (i nostri ungheresi), e neanche le sacre sorgenti che sgorgono dagli altissimi monti Rila.

Ebbene in questo paesino tre bei personaggi stanno unendo le loro forze per dare vita ad un progetto

Qui Renata, Oksana e Michele stanno lavorando affinche' un sogno possa diventare' realta'. >

La prima risposta che gli danno le persone quando loro tre parlano di questo curioso progetto neonato e' ridere. Eppure gia' con le loro forze sono riusciti a salvarne sette. vorrebbero vedere famiglie che camminano per i sentieri delle montagne con gli asini, vedere i bambini superare timidezze e paure attraverso un "dialogo" con gli asini, riuscire a ritrovare un ritmo naturale nel cammino con l'asino >.

Ma intervistarli non mi bastava. Dovevo capire cosa vuol dire mettere in piedi un progetto del genere.

Cosi' in questi due giorni ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo ripulito le stalle, strigliato gli animali, raschiato il letame incrostato da anni di stalla in disuso e, in tutto questo, ho rivolto uno guardo particolare dentro me, poiche' Michele mi aveva chiesto di dirgli quello che provavo.

Daniele Ventola e' un cittadino cresciuto al decimo piano di una palazzina popolare nella periferia di Napoli. Certo, durante la sua vita ha avuto incontri ravvicinati con animali da fattoria, ma questo e' diverso da viverli. E di certo non si puo' dire che in due giorni Daniele li abbia vissuti, pero' c'e' sempre un pero'.

Sono solo due settimane che gli asini sono arrivati in stalla salvati da Oksana, Michele e Renata. Presentano ancora i segni di cinghie, bruciature e, spesso quando si alza la mano per un gesto innocente, i sette si spostano nella paura di essere colpiti. Sono asinelli che non hanno mai saputo cosa vuol dire una carezza. Sempre usati come motori d'aratro e destinati a diventare salami. E la cosa che mi ha colpito di loro e' che nel ricevere le mie carezze, dopo si avvicinavano poggiando il loro musone sotto il mio braccio. Come per chiedere un abbraccio e io glielo ho dato. Nel nostro minuto di abbraccio si e' creato un vuoto dentro me e sono sicuro che si sia creato anche dentro l'asino. E cosi', ad occhi chiusi, e' difficile dire chi fosse l'asino e chi l'uomo.

Ed e' stato strano, quasi paradossale, riscoprire empatia ed amore attraverso un animale che queste cose non le ha mai avute. E' cosi'. Devo dire che Albano, Gianni e Bortolo mi hanno rapito e mi hanno lasciato anche qualcosa dentro. Qualcosa che difficile da esprimere. Saranno stati i loro occhi che hanno un non so che' di umano? Sara' stata la loro dolcezza per il fatto di non aver mai ricevuto un gesto di affetto prima di ora? Oppure saranno state le loro orecchie che esprimono i loro pensieri. Non lo so, ma quello che so e' che abbracciarli e vivere con loro e' stato veramente come riallacciarmi a un paradiso lontano, dimenticato e naturale.

immagino i zoccoli di questi asini che calpesteranno fanghi e sentieri, saldendo e discendendo le creste di questi monti sacri con il passo incerto degli uomini. E solo il pensiero di tutto questo mi rasserena. Perche' se l'asino non sara' solo un attrezzo dell'agricoltura per l'uomo, allora anche l'uomo non sara' soltanto una macchina del commercio, ma sara' l'inizio di un riconfermare un pardiso perduto in terra.

Per cui chiunque voglia aiutare il progetto Happy Donkeys a espandersi puo' contattarli all' e-mail [email protected].

Una cosa e' certa, se alla fine di Vento della Seta mi avanzeranno dei numeri, sara' un gioia per me adottare un asinello che si chiamera' Ventolo.
 

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