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La valutazione DSA
La valutazione DSA: le difficoltà per gli alunni e per gli insegnanti.
Cos'è la valutazione? Scopriamolo nel dettaglio.
👩🏫 ✏️ Generalmente si tende a ridurre il termine valutazione ad una semplice fase finale dell'anno scolastico, intesa come controllo delle capacità acquisite dallo studente. Ma l'atto valutativo, inteso come verifica dell'efficacia dell'offerta formativa, parte da una fase iniziale che deve corrispondere alle esigenze di ogni studente, personalizzando l'offerta formativa.
▪️ Dopo questa prima fase, sono i processi di apprendimento ad essere coinvolti dalla valutazione, affinché si accertino le abilità acquisite rispetto alle difficoltà incontrate, per poi poter attuare nell'immediato eventuali interventi compensativi che si ritengono più opportuni.
▪️ A questo punto, la valutazione finale riguarda la capacità dello studente di collegare e impiegare un insieme di abilità e conoscenze acquisite ed elaborate in modo personale: si prende in considerazione così anche il successo della scuola nell’adottare un sistema efficace di insegnamento/apprendimento produttivo ed efficace.
Questo vale per tutti gli studenti!
Perché allora chi è dislessico viene penalizzato con valutazioni mediocri?
✏️🧠🗣📙 Prendiamo in esame la scuola Primaria, la scuola dell’alfabetizzazione culturale, nel momento in cui pretende la memorizzazione di schemi e regole quali le tabelline, la grammatica, la poesia e le filastrocche.
Tutte prove che sono dei quasi sicuri insuccessi per i bambini dislessici.
Quando il Ministero della Pubblica Istruzione emana i suoi decreti ministeriali e le sue circolari, quando invita gli insegnanti a valutare, laddove esiste un disturbo dell’apprendimento, tenendo conto più dei contenuti che della forma, fornendo strumenti compensativi utili ad affrontare le varie verifiche, non considera che, nei primi due o tre anni di scuola Primaria, le abilità richieste corrispondono proprio a quelle congenitamente mancanti ad un dislessico.
🧮 In merito alle abilità strumentali...
...mi chiedo: come si valuta lo studente DSA in riferimento al livello di apprendimento della classe?
Come potrà mai un insegnante congratularsi con un discalculico che non potrà imparare le tabelline a memoria alla stessa velocità degli altri?
Come potrà mai ricevere delle stelline di premio sul proprio quaderno se non riesce a copiare correttamente dalla lavagna?
Come potrà essere in regola con i compiti se il suo diario è molto disordinato?
E la sua lentezza sotto dettatura che rallenta tutta la classe, determina uno sguardo di commiserazione dei più bravi verso a l’insegnante esausta, costretta a ripetere più volte il dettato.
Un disastro!!!
Quindi dobbiamo rassegnarci? 🤔
Dobbiamo ancora accettare che un alunno dislessico porti scritto nel proprio DNA una sorta di destino predestinato? Che sia etichettato come l’ultimo della classe, il più svogliato, quello che ha come unico strumento compensativo eleggere se stesso giullare di classe?
Assolutamente no!!! 💪
📌 Il successo formativo di ogni alunno è possibile e deve essere garantito da una scuola che lo accompagnerà alla scoperta di argomenti capaci di stimolarlo, grazie anche all’utilizzo di strumenti informatici e software di supporto.
Una scuola che possa premiare il suo entusiasmo quando descrive nei minimi particolari un racconto creato mentalmente per immagini, quando rappresenta graficamente una sua idea, un oggetto, un evento della natura.
I suoi insegnanti dovrebbero essere preparati professionalmente per rispondere ai suoi bisogni specifici di apprendimento.
Nulla si deve lasciare al caso, bensì è possibile strutturare bene con un team di colleghi, di una referente DSA, in collaborazione con la famiglia per redigere un Piano Didattico Personalizzato (PDP). 📝
Il PDP non deve essere uno sterile documento da conservare nel fascicolo personale dell’alunno, ma deve essere verificato in itinere ed eventualmente rielaborato e rispettato da tutti. Deve essere redatto annualmente e sottoscritto dalla famiglia.
I suoi insegnanti dovranno sempre mettersi in gioco, come chi ha la responsabilità enorme di garantire non soltanto il successo formativo, ma il successo esistenziale di un alunno.
📐 Tutti gli alunni possono imparare ad imparare. È importante stimolare i meccanismi mentali per trovare le soluzioni ai problemi.
È difficile, e gli insegnanti sono spesso lasciati soli nel cercare di migliorare le proprie modalità valutative e didattiche. A loro si chiede tutto senza mettersi nei panni di chi, ogni giorno, deve affrontare il lavoro in classe senza un punto di riferimento cui chiedere aiuto, consigli, interventi aggiuntivi.
🗡 La valutazione è una spada di Damocle anche per l’insegnante, che deve agire nell’ambito di una cornice istituzionale che non sempre sostiene il cambiamento in atto.
Il sistema della valutazione non deve essere pensato adottando un solo punto di vista: quello dell'alunno o quello dell’insegnante.
Alunno e insegnante imparano insieme, falliscono insieme, crescono insieme. 🤝
Ripensare la valutazione vuol dire ripensare anche questa diade relazionale (insegnante – alunno).
Non si tratta di instaurare un rapporto di forza tra genitori e insegnanti, ma di costruire pazientemente un’alleanza, della quale la valutazione in itinere e quella conclusiva, risentiranno positivamente.
Troppo spesso i genitori giudicano la valutazione dell’insegnante alla luce delle proprie convinzioni più o meno fondate e troppo facilmente sono pronti a correre dal Legale per rivendicare i diritti dei figli.
Altrettanto spesso, gli insegnanti parlano di ragazzi pigri che si “siedono” sul PDP, di madri ansiose che non vogliono capire, di finte diagnosi…
Forse è il caso di fare un passo indietro e ricordare prima di tutto il valore del rispetto tra le persone, prima ancora dell’importanza del rispetto delle regole.
Le regole non possono calpestare la dignità, nè da una parte, nè dall’altra.
Tutte sono riconducibili ad una:
la scuola è per tutti, luogo di democrazia, luogo di civiltà.
Tiziana Di Lecce e Cristina Franceschini