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Le ultime ore del dottor Steiner - Ita Wegman

2019-03-30 08:10:19

Una cronaca vissuta degli ultimi momenti di vita di Rudolf Steiner, il 30 marzo 1925

LE ULTIME ORE DEL DOTTOR STEINER (30 marzo 1925)

“….Intorno alle quattro del pomeriggio (29 marzo 1925), ripresero i dolori. La mia interiore inquietudine non accennava a diminuire, insistetti a voler mettere al corrente la signora Steiner, che si trovava a Stoccarda. La mia inquietudini non era condivisa da nessuno, e invero, da un punto di vista clinico, non era affatto motivata, essa non era razionalmente giustificata. 
Il Dottore stesso non mostrò alcun segno che potesse dar adito a timori, anzi chiese addirittura se il laboratorio accanto alla sua stanza fosso ormai pronto affinché egli potesse lavorare al modello interno del nuovo Goetheanum.
Entrammo così nella notte. Il polso era un po’ più rapido del solito, e tuttavia forte e regolare. Non riuscivo a decidermi di andare a riposare, sicché restai alzata lasciando la luce accesa. Con mia grande sorpresa il Dottore lasciò fare, il che non era ancora mai avvenuto, anche se in passato c’erano già stati momenti in cui ero seriamente in ansia per la sua vita. Che cosa significava ciò? Anche il dottor Noll rimase sveglio nella stanza accanto.
Le prime ore della notte trascorsero tranquille, io osservavo ogni singolo respiro e mi raccolsi in preghiera, affinché questa vita preziosa potesse essere risparmiata. Verso le tre di mattina notai un lieve mutamento nella respirazione che divenne più rapida. 
Mi avvicinai al letto, lui non dormiva, mi guardò e mi chiese se ero stanca. Mi prevenne con questa domanda, il che mi commosse immensamente. Il polso non era più così forte come prima, ed era inoltre molto più rapido. Chiamai il dottor Noll per consultarci sul da fare.
Il Dottore non era stupito di vederlo così, nel pieno della notte, e lo salutò benevolmente. “Non sto affatto male”, disse, “solo non riesco a dormire”. Spegnemmo allora la luce.
Verso le quattro mi chiamo poiché erano ritornati i dolori. “Non appena si farà giorno, riprenderemo i trattamenti che ho indicato”, disse. Voleva concederci il riposo, e con questa frase diede ancora una volta la prova di come pensasse sempre agli altri e mai a se stesso.
Noi naturalmente non aspettammo il giorno per fare quanto necessario. Presto però la situazione mutò, il polso peggiorò, la respirazione si fece più rapida. Dovemmo così constatare che questa vita si stava a poco a poco spegnendo, che la nostra guida, il nostro maestro ed amico prendeva congedo dal piano fisico.
La dipartita fu simile ad un miracolo. Egli se ne andò come se ciò fosse stata cosa ovvia. Mi parve che all’ultimo momento il dado fosse tratto. A quel punto non vi fu più alcuna lotta, alcun tentativo di voler restare sulla terra. Volse ancora per qualche tempo lo sguardo pacato innanzi a sé, mi disse alcune care parole e chiuse consapevolmente gli occhi, congiungendo le mani.
C’era bisogno di lui nel mondo spirituale, ciò risultò chiaro, così come fu chiaro che lui che egli aveva cose importanti da comunicare a quel mondo, cose che solo lui poteva comunicare.
Dobbiamo ormai provvedere a noi stessi. Egli sapeva che ciò era possibile. Lo comprese proprio nell’ultimissima fase della sua malattia e ciò lo riempì di gioia, ma anche di melanconia, poiché gli dispiaceva lasciarci. Oh, egli ci amava tutti grandemente!
Dobbiamo ora preparare il tempo, in cui gli sarà assegnata nuovamente una missione terrena, e questo tempo giungerà presto. Vogliamo sperare, ed essere forti per cercare di ricevere le sue intenzioni dal mondo spirituale. 
Lo sentiamo in mezzo a noi, lui, l’uomo grande e meraviglioso, l’amico di Dio”.

Ita Wegman, Discepoli alla luce di Michele

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