Cinzia Giluni

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SEMBRA IERI

2019-07-28 13:17:09

SONO PASSATI OTTO ANNI

Il 28 luglio 2011 poco prima delle tre del pomeriggio prendevo i bimbi, alcune delle nostre cose e ce ne andavamo di casa x entrare in una casa protetta dove siamo  rimasti x dieci mesi

Ho ancora quel giorno impresso nella mia mente. Ricordo ancora la chiamata ricevuta dall ispettrice di polizia che mi avvisava che a differenza degli accordi presi non sarebbero venuti loro a prelevarmi ma avrei dovuto farlo da sola. Ricordo la paura che mi attanagliava x quello che avrei dovuto fare. In due ore ho caricato la macchina, preparato i bimbi di quello che sarebbe successo, saliti in macchina e andati via senza guardarmi indietro ma con il cuore in gola. 


Abbiamo raggiunto due persone che ci avrebbero guidato fino al punto di accoglienza. Queste due persone mi consigliarono di gettare i telefoni cosa che feci, da quel momento non avrei più potuto avere contatti con il mondo esterno ed era una delle cose che mi é costata di più. Nel tragitto fino a Terracina non sapevo cosa pensare, non sapevo se essere felice o triste, non sapevo quello a cui saremmo andati incontro, i bimbi x tutto il tragitto sono stati tranquilli. Quando siamo arrivati al punto di accoglienza non c era nessuno ad aspettarci ma mi dissero che sarebbero arrivate di li a poco e chi ci accompagnò ci lasciò li. 


Passarono due lunghe interminabili ore prima che venissero le operatrici che ci avrebbero accompagnato in casa protetta. In quelle due ore la mia testa e il mio cuore andavano a tremila. Ero terrorizzata dall idea che mio marito o chi x lui potesse venire a prenderci, potesse farmi del male, ho iniziato a pensare che non sarebbe arrivato nessuno e se così fosse stato cosa avrei fatto?? Non avevo nemmeno più il tel per poter chiedere aiuto. I bambini nonostante il caldo sono rimasti buoni in macchina x tutte e due le ore. 


Finalmente dopo due ore arrivarono le operatrici che ci portarono prima nel punto accoglienza dove mi chiesero di raccontare loro il motivo che mi portava li e poi ci accompagnarono fino alla casa protetta dove c era già un.altra donna con una bimba ma delle quali di quel primo giorno non ricordo assolutamente nulla. 


Ero frastornata, convinta che non ce l.avrei fatta, piena di dubbi sul fatto che quello che stavo facendo fosse giusto, piena di sensi di colpa perché ero convinta che tutto quello che era successo fosse colpa mia, avevo paura che mio marito ci avrebbe trovati, che mi avrebbe fatto del male, sapevo che alle tre la polizia era andata a casa sua e immaginavo la sua rabbia e quella della sua famiglia crescere, pensavo ai bambini, al fatto che non avrebbero visto il papà x un po di tempo, cosa che mi faceva sentire ancora più in colpa nei confronti dei bambini, ero convinta che non fosse giusto, che x colpa mia i bambini avrebbero sofferto, la mia testa era sommersa da una miriade di pensieri e il mio cuore continuava a battere all impazzata.


 Di quella prima sera in casa protetta non ricordo assolutamente nulla se non le mie emozioni. 


Sono passati esattamente otto anni e allora non avrei mai pensato che sarei diventata quella che sono oggi, ancora sto lottando, ancora mi barcameno tra mille difficoltà, ancora mi capita di farmi sopraffare dalla paura di non farcela, specialmente in questo periodo,  dal senso di inadeguatezza, ma sicuramente non sono più la Cinzia di otto anni fa, sicuramente quella Cinzia é morta nel momento in cui é uscita da quella casa e senza guardarsi indietro ha spiccato il volo.